Il vertice di Doha nel novembre del 2001 sancì l’ingresso nella Wto della Cina, dopo 15 anni di anticamera e di trattative. Per questo verrà ricordato, non per il lancio di un’agenda che ad Hong Kong probabilmente non farà passi avanti. Con l’ingresso del colosso cinese la Wto si «arricchisce» di un miliardo e 300 milioni di potenziali consumatori, di oltre 700 milioni di lavoratori e di un interscambio globale annuo di circa 500 miliardi di dollari. Da allora i successi economici dell’Impero di mezzo si susseguono senza sosta (in parallelo con la dura repressione sociale, i quotidiani «incidenti» mortali nelle miniere, i disastri ambientali). L’ultimo successo lo registra l’Ocse: nel 2004 la Cina ha superato gli Usa nell’export di prodotti Ict (Information and Communication Technology). E’ diventata il primo esportatore mondiale di telefonini, computer, macchine fotografiche digitali e cose del genere. Per un valore di 180 miliardi di dollari, contro i 149 degli Usa. Questi ultimi, con 375 miliardi di dollari, mantengono ancora la quota più grossa negli scambi commerciali (import e export) di beni Ict. Ma anche qui la Cina fa passi da gigante: la sua quota è passata dai 35 miliardi del 1996 ai 329 del 2004.
L’anno scorso nel settore Ict il saldo commerciale della Cina si è attestato a 34 miliardi di dollari rispetto agli Usa e a 27 rispetto alla Ue. Con una quota del 27% (nel 2000 era solo il 10%) Pechino è il maggior esportatore di prodotti Ict negli States. Il rapporto Ocse registra un calo delle importazioni cinesi da Stati Uniti ed Europa e un parallelo aumento di quelle dai paesi asiatici. Vengono da Giappone (18%), Taiwan (16%), Corea del Sud (13%), Malesia (8%) i componenti per fabbricare cellulari e computer in Cina.
Degli scambi globali Cina-Italia si occupa invece il rapporto della Camera di commercio italiana a Pechino. Nel primo otto mesi del 2005 le esportazioni cinesi verso il nostro paese sono aumentate del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Quanto alle nostre esportazioni verso la Cina, il rapporto non specifica se sono diminuite o aumemtate. Si limita a dire che nei primi sei mesi dell’anno sono ammontate a 2.200 milioni di euro, realizzate quasi per metà dal settore dei macchinari e dei materiali da trasporto. Segue il noto ritornello sulla Cina «mercato dalle potenzialità sconfinate», sulle megalopoli che tirano il boom dei consumi, sull’afflusso di capitali esteri a disposizione dell’economia cinese (130 miliardi di dollari da gennaio a giugno, +27%). Una bonanza in cui all’Italia toccano solo le briciole.
Anche nel 2006, nonostante l’impennata del prezzo del petrolio, il pil cinese crescerà del «solito» 9% e le riserve estere raggiungeranno i mille miliardi di dollari (a settembre erano 796). E quest’anno il surplus commerciale toccherà i 100 miliardi di dollari.