Ciao Doddoli, giovane direttore

Ciao Luciano. E’ doloroso e persino strano, pensarlo morto, Luciano Doddoli. Non era giovane, ma era “giovane”. Sognava ancora, si entusiasmava e amava, e sperava. E anche si arrabbiava. A Liberazione è arrivato quando ancora Liberazione non c’era. Ma era
in programma, in fieri, in gestazione, ancora ombra e pio desiderio dentro le stanze (già allora agitate) di una Rifondazione appena nata, tre o quattro stanzette nel palazzo di via Marianna Dionigi attaccato alla chiesa valdese. Ai tempi in cui Libertini, per dire che il
nuovo partito nasceva povero in canna, lo presentava così: «Sergio, Armando, San Francesco ed io». Ma sì, quel giornale in pectore, del quale non c’era ancora nemmeno il nome: un’avventura, una scommessa, un bel salto al buio. Doddoli allora era alla Rai, ma lasciò la Rai e scelse l’Avventura, il bel Salto al buio; la Svolta di Rimini gli era rimasta sullo stomaco e quella Rifondazione, con la
sua vitalità e i suoi umori, la sua ribellione, i suoi sì e i suoi no – di lì a poco, non senza contrasti, Sergio Garavini sarebbe diventato segretario – gli andava bene. Era “giovane” appunto. Infiniti le dicussioni, le riunioni, gli incontri, gli scontri, i litigi, le prove e le controprove, i sì e i no. Mettere su un giornale dal nulla è dura, tanto più se si tratta di un giornale politico del “terzo tipo”. Luciano se la prese a cuore. Lui, che era un pigro, confessava: «Ora mi alzo alle sette, strano, non mi pesa». E Bibi, sua moglie, raccontava agli amici: «Sembra un ragazzo di vent’anni». Sede precaria, attrezzature alla garibaldina, redazione inesistente e messa su all’impronta, con pressoché zero professionisti. Entusiasmo, arrabbiature, faticaccia, qualche ora di panico. E molti a scommettere che quel giornale non sarebbe mai nato. Invece un bel giorno nacque, e presentato in pompa magna a stampa e politici. Nero, stortignaccolo, bruttino. Ma era lui, il nostro giornale, l’incantesimo era rotto. Il Doddoli aveva vinto l’ardita scommessa, Liberazione c’era. (E c’è ancora). Lui ha continuato a dirigerla, scrivendo le sue note in stile letterario, lui che era scrittore e romanziere. Ha continuato a dirigerla, alzandosi tutte le mattine alle sette; fino a quando ha deciso spontaneamente di smettere.
Si era accorto all’improvviso di avere sett’anni.
Addio, Luciano. Grazie