Ci riprovano: Resistenza o Salò non fa differenza

LA MAGGIORANZA CI RIPROVA Ha rimesso nel calendario dei lavori dell’assemblea di Palazzo Madama, il ddl di An (con qualche firma di Fi e Udc) che prevede il riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945
nell’esercito della Repubblica sociale. In pratica la parificazione dei repubblichini ai combattenti della Resistenza. Già negli scorsi mesi il centrodestra tentò di varare, un po’ in sordina, il provvedimento ma fu stoppato dalla pronta reazione dell’opposizione e dalla rivolta delle Associazioni partigiane. Si voleva votarlo in Senato prima del ddl che stabiliva interventi, anche di carattere finanziario, per le celebrazioni del 60° della Liberazione. Fallito quel tentativo, se ne mise in campo uno più subdolo. Portare i due provvedimenti in aula (erano stati approvati entrambi in commissione, naturalmente con maggioranze diverse) e votarli, in pratica, contemporaneamente. I gruppi dell’Unione non accettarono un calendario così congegnato e si batterono in aula, con interventi dei capigruppo, per impedire il riconoscimento, come militari combattenti, dei repubblichini. Il dibattito fu accesissimo, mentre, nel Paese, montava la protesta. «Un vero schiaffo alla Guerra di Liberazione – si disse in decine di assemblee e in una miriade di odg – procedere a questo riconoscimento, proprio nel sessantesimo anniversario della Liberazione». Prevalse, alla fine, la linea dell’opposizione. I contributi per il Sessantennale vennero inseriti in un provvedimento di carattere più generale e il ddl pro Salò accantonato.
Per un po’ di tempo la questione non venne più risollevata, nemmeno da An, e già si pensava che, per questa legislatura, non se ne parlasse più. Ma si avvicinano le elezioni e qualche partito della maggioranza, in primis gli ex fascisti, ritiene probabilmente che riuscire a varare il provvedimento, prima dello scioglimento delle Camere, potrebbe portare qualche voto dei nostalgici ancora in circolazione. Per cui, detto fatto: il ddl 2244 è stato rimesso nel calendario dei lavori dell’aula, per essere discusso (votato?) giovedì 12 gennaio. Naturalmente, l’opposizione ha già manifestato la più netta contrarietà alla decisione e si prepara ad una nuova battaglia. E, altrettanto naturalmente, le Associazioni dei partigiani, dei patrioti e dell’ex internati dei campi nazisti fanno sentire, nuovamente, la loro voce di protesta. Il tentativo è lo stesso dell’altra volta, farlo passare un po’ in sordina, sotto un titolo piuttosto anonimo: «Riconoscimento di qualifica di militari combattenti», ma tutti gli antifascisti saranno vigili per smascherare il disegno.
Il testo del ddl è composto di due soli articoli ma è accompagnato da una vasta relazione in cui è esplicito il riconoscimento della Repubblica di Salò, anche dal punto di vista giuridico-istituzionale, oltre che politico. L’articolato stabilisce che i repubblichini (comprese naturalmente le Brigate nere) saranno considerati, a tutti gli effetti, militari belligeranti «equiparati a quanti prestarono servizio nei diversi eserciti dei Paesi tra loro in conflitto durante la seconda guerra mondiale». Per cui spetterà ai distretti militari provvedere ad annotare sui fogli matricolari dei soggetti, il servizio prestato, entro sei mesi.