Chiarante: “Studiare una buona legge anche migliore di quella tedesca”

Abbiamo chiesto a Giuseppe Chiarante, della Presidenza dell’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, un parere sulla proposta di riforma della legge elettorale avanzata dal centrodestra in questi giorni.

È evidente che l’obiettivo di questa proposta è evitare il tracollo del centrodestra alle prossime elezioni. Nel merito, alcuni punti della riforma sono irricevibili perché truffaldini: basti pensare alla soppressione dei voti di tutti i partiti che non arrivano al 4% ai fini dell’attribuzione dei seggi parlamentari; ciò potrebbe provocare una situazione nella quale la coalizione con meno voti vincerebbe le elezioni.
Come giudica questo passaggio?

Vorrei sottolineare un aspetto che i giornali, in generale, hanno messo troppo poco in luce. Si parla di questa legge come di una legge proporzionale ma questa legge non è affatto proporzionale: la logica profonda del proporzionale è che nessun voto deve essere perso. In questo caso, prevedendo un premio di maggioranza, si assegna una rappresentanza parlamentare differenziata ai vincenti e ai perdenti. Il numero di voti necessario per eleggere un deputato o un senatore non è lo stesso che si tratti di un partito parte della coalizione di maggioranza o parte della coalizione di minoranza: questo non è proporzionale. Ricordo che quando nel 1953 fu proposta la legge truffa, con il premio di maggioranza, la si chiamò con il proprio nome: era una legge maggioritaria.
In secondo luogo c’è quel trucchetto a cui accennavi e di cui stanno discutendo: è chiaro che il centrodestra vuole annullare ciò che oggi è a tutti evidente e cioè che c’è un orientamento dell’opinione pubblica negativo per il centrodestra. Si vuole rovesciare una situazione reale che c’è nel paese, sfruttando la maggiore frantumazione, e quindi lo sparpagliamento dei voti, presente nel centrosinistra.
Tanto più quindi questa è una legge truffa, come si disse nel 1953, e lo dico io che sono un proporzionalista convinto.
Sono convinto che invece vada stabilita una vera legge proporzionale, eventualmente con meccanismi come quello tedesco per favorire la governabilità.

Siamo d’accordo: questa è una legge truffa. Rimane però il fatto che il centrosinistra, che è comunque incalzato dalla destra sul terreno del sistema elettorale, avrebbe la possibilità di esprimere con chiarezza il bisogno di superare l’attuale sistema elettorale maggioritario, che dopo dieci anni di sperimentazioni ha dimostrato di essere assolutamente anti-democratico?
Invece il centrosinistra si limita a criticare la proposta di legge e a difendere il sistema maggioritario attuale… come giudica, in generale, queste reazioni?

Sono molto polemico con il modo con cui il centrosinistra ha reagito. Trovo sbagliato rispondere semplicemente con l’argomentazione per cui a pochi mesi dal voto non si possono cambiare le regole del gioco, in sostanza accettando come vera l’idea che questa sia una legge proporzionale.
Sarei molto più netto e deciso nell’attaccare la legge nel merito, a partire da quel 4% di cui parlavamo. Questa è una legge maggioritaria, fondata cioè sul premio di maggioranza, che utilizza il proporzionale per l’assegnazione dei seggi nella distribuzioni tra i partiti dello schieramento vincente o di quello perdente.
È chiaro però che questo maggioritario applicato in Italia è veramente inaccettabile, assolutamente iniquo, perché dà un potere incredibile alla maggioranza. Se applicassimo il maggioritario italiano alle elezioni tedesche, la Merkel, pur avendo qualche decimo percentuale in più di Schroder, potrebbe governare senza vincoli per tutta la legislatura, come ha fatto Berlusconi in Italia in questi anni. Questo dimostra quanto è assurdo avere una legge elettorale come la nostra.

Cosa dovrebbe fare, quindi, la sinistra in questo contesto?

Lavorare perché si ritorni ad una buona legge proporzionale, con qualche correzione rispetto al vecchio proporzionale. Ci può essere una correzione di tipo tedesco sul quoziente di voti necessario per avere una rappresentanza (4-5%) oppure ci può essere un meccanismo molto più semplice: creare dei collegi di non più di dieci deputati. In quel caso si potrebbe ottenere contemporaneamente che la rappresentanza diretta in Parlamento l’abbiano ovunque i partiti che raggiungono il 6-7% dei voti ed avere un certo numero di resti per un collegio nazionale ristretto in cui dare anche il cosiddetto diritto di parola, e quindi rappresentanza, ai partiti sotto il 4-5%. Il diritto di parola è un fatto di democraticità che occorre assicurare.
Penso, in definitiva, che si debba studiare una buona legge anche migliore di quella tedesca.