Chiamata di correo

Correo, dal vocabolario italiano: «chi è imputato per un reato insieme con altri»; chiamata di correo: «accusa di concorso in un reato». Il segretario di stato Usa Condoleezza Rice non ha certo avuto bisogno di un vocabolario inglese-tedesco o inglese-italiano per arrivare in Europa e giustificare i crimini delle prigioni volanti della Cia, per dire alle cancellerie europee che devono essere grate a Washington perché così «ha salvato vite umane», che è così che si fa la guerra al terrorismo e che però gli Stati uniti «non tollerano la tortura» – essendo Abu Ghraib un cartone animato. Il fatto è che il tour di Condoleezza è stato una chiamata di correo proprio sui voli-prigione della Cia, sui rapimenti e sulle torture, come risposta agli interrogativi della Commissione dell’Unione europea. La Rice ha rammentato ai governi del vecchio continente, quelli che, Blair escluso, si sono schierati contro la guerra all’Iraq per pacifismo d’interessi, d’essere stati poi silenziosi e conniventi con le operazioni d’intelligence Usa nelle guerre irachena e afghana.

Ha ragione. Secondo Amnesty International infatti i voli della Cia con presunti terroristi sequestrati sono stati 800. Quale autorità e governo europeo può legittimamente raccontare di non averne saputo nulla. Lo fa Berlusconi sul caso Abu Omar, pensando così di smentire le rivelazioni del Washington Post: «Il presidente del consiglio italiano sapeva tutto». Ma se fosse vero che non sapeva è peggio, perché indirettamente lamenta una violazione della sovranità italiana – la stessa che ha permesso al magistrato di incriminare gli agenti Cia per il rapimento dell’imam di Milano. Che aspetta allora a mandare note di protesta all’ambasciata Usa minacciando di rompere i rapporti diplomatici? Non lo farà mai, perché è così correo con Bush da avere inviato l’esercito italiano al seguito dell’invasione angloamericana dell’Iraq, con la fantasia criminale di chiamare la spedizione «missione di pace».

Ce n’è per tutti però. Perché i voli-prigione della Cia riguardano anche la guerra in Afghanistan, quella partecipata dai centrosinistra europei. E’ toccato alla premier di destra Merkel litigare con Condoleezza Rice fino a farle ammettere che il rapimento del cittadino tedesco Al Mashri «è stato un errore». Mentre i voli della Cia attraversavano i cieli sopra Berlino, cancelliere era Schroeder e ministro degli esteri il «sessantottino» Joska Fischer. Inaffidabile «Vecchia Europa», deve aver pensato la Rice quando nel suo tour ha firmato un trattato con la Romania per quattro basi americane (una delle quali, ex rumena, già scalo dei voli-prigione della Cia), le prime in un paese dell’ex Patto di Varsavia. Americane, non della Nato, esclusa con i governi atlantici da ogni ruolo a est diventato frontiera di quale terrorismo, non è chiaro. Mentre è chiara la puzza di petrolio.

La guerra all’Iraq, che Bush dichiarava vinta due anni fa, gira al ritmo di centinaia di iracheni e decine di marine morti ogni settimana, gli insorti contro gli occupanti aumentano e, grazie alla guerra, l’integralismo cresce e il terrorismo estende la scia di sangue in Medio Oriente. Così il capo delle spie Negroponte ci fa sapere che l’unica potenza rimasta sulla terra spenderà 44 miliardi di dollari per la sua guerra segreta di voli-prigioni, rapimenti, torture e carceri alla Guantanamo, parallela alla guerra «ufficiale» dei raid al napalm e al fosforo. Quanto può durare una «civiltà» che ci chiama ad essere correi di tutto questo?