Chi vuole i comunisti uniti

La posizione della terza mozione, quella che fa riferimento all’area dell’Ernesto di Gianluigi Pegolo e Fosco Giannini, è quella di spostare la linea di Rifondazione comunista verso l’unità con il Pdci. E’ quanto dice ad “Aprileonline” Leonardo Masella, capogruppo del Prc in Emilia Romagna, uno dei coordinatori del documento 3 che ha contribuito a ribaltare i rapporti di forza all’interno del partito.

La nuova maggioranza, quella che governerà Rifondazione comunista è composita, espressione di aree diverse tra di loro. Tu sei un rappresentante della terza mozione, la più corposa, con il sette per cento circa dei delegati, delle tre “piccole” che si sono rivelate decisive per l’elezione di Ferrero alla segreteria. Ma non sarà arduo riuscire a compattare anime così differenti?
E’ vero, la nuova maggioranza politica è espressione di diverse aree politiche, ma è normale. Il congresso si fa apposta per eleggere un segretario a partire da una coalizione, su base “parlamentare”. Pur essendo noi di provenienze diverse, mi sembra che il documento che abbiamo approvato contenga delle convergenze importanti. Innanzitutto è chiara la volontà di intraprendere una svolta a sinistra, comunista. E’ evidente anche la presa d’atto della sconfitta di un progetto di costituente in cui i comunisti avrebbero dovuto sciogliersi. La costituente non è progetto di Rifondazione, né per l’oggi né tanto meno per il domani. E’ chiaro poi il superamento dell’impostazione governista decisa, a maggioranza, dal congresso di Venezia di tre anni fa. Non siamo subalterni al Partito democratico e riteniamo che non esistano le condizioni per un governarvi insieme. A livello locale decideremo caso per caso, tenendo conto del presupposto primario che l’alleanza serva a modificare le condizioni di malessere sociale. Se si governa senza riuscirvi, si perde il rapporto con la società. E la società svolta a destra.

La vostra area è quella che guarda con più interesse alla nuova linea strategica del Pdci, che punta alla riunificazione con il Prc. La terza mozione si batterà per questo dall’interno di Rifondazione?
E’ la nostra missione. Tenteremo di portare tutta la maggioranza verso la prospettiva di unire i comunisti. La prima occasione per verificare la convergenza potrebbe essere l’organizzazione comune di una grande manifestazione in autunno, sul modello di quella del venti ottobre dello scorso anno. E’ assurdo che convivano più partiti comunisti: le masse, i lavoratori non lo capiscono. Ormai, del resto, Prc e Pdci hanno posizioni identiche su tutto. Dalle questioni sociali ai diritti dei lavoratori e degli immigrati, fino alla visione dell’Europa, contro il trattato di Lisbona. Il secondo passaggio potrebbe essere quello di presentare liste comuni alle elezioni europee, con la falce e martello.

Esiste, tuttavia, poco meno di mezzo partito che boccia senza remore l’ipotesi di riunificare i comunisti. Come vi ponete nei confronti della nuova opposizione?
Chi non si ritiene comunista, la minoranza di Rifondazione, Sinistra democratica, il Partito socialista, si dovrebbero mettere insieme per dare vita a un’aggregazione di sinistra di tipo socialista. Potrebbe essere l’occasione, colta in parallelo al nostro lavoro, di superare una volta per tutte il processo di balcanizzazione delle forze di sinistra del nostro paese.

Eppure avete sempre contestato il modo di procedere utilizzato nel congresso di Venezia di tre anni fa, quando la maggioranza di Bertinotti estromise le opposizioni dal governo di partito. Gianluigi Pegolo, nel suo intervento nel corso del dibattito, ha ribadito quella critica. Non ti senti a disagio in una condizione simile, che vede le parti solo invertite?
Mi sembra che la differenza tra i due casi sia evidente. A Venezia l’allora maggioranza, con il 59 per cento dei voti, si prese la segreteria rifiutando la nostra richiesta di gestione unitaria. Adesso, invece, la maggioranza ha affermato una linea politica e rispetto a quella ha chiesto una gestione unitaria, che la minoranza ha rifiutato. Spero solo che non facciano ostruzionismo. Bertinotti e Vendola, evidentemente, hanno un altro progetto strategico. Io lo rispetto, ma se vogliono portarlo avanti lo facciano con chi ci sta.

Quale deve essere, allora, il primo passo del nuovo Prc?
Una grande manifestazione in autunno, che serva non solo ad avviare un’opposizione sociale ma anche a mettere a punto una piattaforma politica di tipo anticapitalista su cui possano convergere tutte le forze comuniste sparse, a partire dal Prc e dal Pdci, e quelle sindacali, fino a quelle di base.