Chi sono e da dove vengono (secondo articolo)

Perle, Wolfowitz, Leeden, Kristol, Sikorsk, l’ala pensante dei neo-conservatori Usa

Washington, 21 marzo. La guerra all’Iraq è iniziata da meno di due giorni e un gruppo di falchi neo-conservatori si incontra alle 8.30 del mattino nella sede dell’American Enterprise Institute (Aei), uno dei think tank di punta del nuovo liberal-imperialismo americano. Un «serbatoio di idee» altamente infiammabili. I Black Coffee Briefings hanno cadenza settimanale e quella mattina Richard Perle, Bill Kristoll, Michael Ledeen e qualche altro scelto commensale marciano alla grande sulla Road to War…and Beyond, (La via della guerra…e oltre), come si chiama il ciclo di incontri. Qui di seguito pubblichiamo alcuni stralci di quello scambio. Richard Perle, da quel giorno, è stato colpito da un missile collaterale e ha perso la presidenza del Board dei consiglieri militari del Pentagono per il «confilitto di interessi» che lo vedeva spremere molti soldi, nell’attività di mediatore d’affari, grazie alla sua carica. Principio che, se applicato integralmente, costringerebbe ad evacuare il Pentagono e la Casa bianca.

Comunque Richard Perle resta nel Board dei consiglieri, come restano in posizioni di preminenza ai vertici politici e militari americani i suoi compagni del Project for New American Century (Pnac), la creatura di William Kristol e Robert Kagan strettamente legata all’Aei, tenuta a battesimo nel 1997 dal vicepresidente Dick Cheney, da Donald Rumsfeld, capo del Pentagono, da Paul Wolfowitz, vice-segretario alla difesa, da Lewis Libby, capo dello staff di Cheney.

Il credo ufficiale del Project, un peana al reaganismo, si riassume nella convinzione del «ruolo unico dell’America nel preservare ed estendere un ordine internazionale favorevole alla nostra sicurezza, alla nostra prosperità, ai nostri principi», con quel che ne discende. Nel `97 sembravano ancora deliri. In definitiva, i neo-cons non ce l’avevano fatta con Bush padre, nel `92, quando Wolfowitz aveva sottoposto all’allora segretario alla difesa Cheney una bozza di Defense Policy Guidance centrata su tre punti: prevenire ogni «potere ostile» dal dominare regioni con risorse tali da consentirgli di diventare un grande potere; dissuadere ogni paese industrializzato dal tentativo di sfidare la leadership Usa; impedire l’emergere di un concorrente globale. Progetto mai accantonato e riemerso nel 2000, con Bush figlio, in un rapporto del Project che sarà interamente assunto dalla National Security Strategy che Bush annuncia nel settembre 2002, scardinando la dottrina di deterrenza in vigore nel dopo-guerra. Le macerie del World Trade Center sono la breccia attraverso cui passerà l’armamentario unilateralista, guerrafondaio, coperto da messianismo internazionalista, dei neo-cons.

Aspetto non secondario della grande avanzata, i forti legami tra l’Aei e il Likud israeliano. E’ nel 1996 che Richard Perle e Douglas Feith, oggi potentissimo vice-segretario alla difesa per gli affari politici scrivono il programma per Benjamin Netanyahu, prossimo premier. In cui si raccomandava di archiviare gli accordi di Oslo e il concetto «terra in cambio di pace», e di annettere definitivamente la striscia di Gaza e la Cisgiordania. Il Financial Times del 6/3/2003 rileva che, se molti della prima generazione di neo-cons erano ebrei, oggi lo sono praticamente tutti. Il 26 febbraio Bush dichiarava che l’imminente guerra all’Iraq era parte di una più vasta battaglia per portare al potere in Medioriente governi più filo-occidentali.

Qualche nota biografica, infine, dei partecipanti al «dibattito»: Michael Leeden è uno studioso dell’Aei che gli italiani possono leggere su Panorama. Radek Sikorski, ex-vice-ministro degli difesa (1992) e degli esteri (1998-2001) in Polonia, è oggi è direttore esecutivo all’Aei della New Atlantic Initiative. William Kristol dirige anche la rivista Weekly Standard, punta di lancia del pensiero neo-con e perciò chiamata Hawk Central, finanziata da Rupert Murdoch.