Chi si rivede: il proletariato

Perfino per il segretario della Cisl Savino Pezzotta, che preferirebbe dei metalmeccanici più tranquilli, quello di oggi sarà un «grande sciopero». Le tute blu, più di centomila, però, oggi saranno a Roma anche per manifestare, per far sentire le loro ragioni. Chiedono un aumento di 130 euro (105, più 25 per la contrattazione integrativa). E i padroni gli hanno risposto ufficialmente che oltre i sessanta non vanno. In altri tempi l’atteggiamento di Federmeccanica sarebbe stato definito intrasingente. Oggi, molto più semplicemente, si può parlare di pregiudizio. Pura ideologia liberista, insomma.
I numeri parlano da soli. Tra il 1995 e il 2004 le retribuzioni reali in Italia sono cresciute dello 0, 2%. In Germania, invece, l’incremento è stato del 16, 1% e del 10,5 in Francia. Non solo, il costo del lavoro per unità di prodotto è diminuito in Italia dello 0, 2%. Nel periodo 2000-2004 le retribuzioni di fatto nelle grandi imprese sono aumentate molto meno dell’inflazione (8, 4% contro il 10,5%).
A fare questi numeri ha contribuito anche la stagione della precarietà, che ormai sta per tagliare il traguardo dei dieci anni di “vigenza”.
Un’azione sottile e continua, quella della flessibilità contrattuale, che di fatto calmiera i risultati dei vari accordi sindacali senza risultare nei numeri. E’ per questo che un altro punto qualificante della piattaforma di Fiom, Fim e Uilm è il no alla legge 30. Ieri il sottosegretario Maurizio Sacconi ha dichiarato a proposito di questo rinnovo contrattuale che la legge Biagi «contiene solo opportunità», «e la qualità dell’auspicabile contratto – ha aggiunto – si misurerà anche dai modi con cui le parti sapranno valorizzarle».
Il ragionamento delle tute blu parte da una domanda, rivolta agli imprenditori, che lascia poco spazio alle interpretazioni: “Cosa ne avete fatto di tutta la flessibilità concessa in questi anni? ”. Una domanda cruciale che mette in discussione il ruolo dei profitti. Basta consultare i vari rapporti di Mediobanca per farsene un’idea.
Ecco le ragioni che porteranno oggi in piazza più di centomila metalmeccanici. Tre cortei che attraverseranno la capitale in lungo e in largo per confluire nella storica piazza San Giovanni.
E’ la prima volta, dopo più di sei anni, che le tute blu fanno uno sciopero generale unitario. E questo è un altro punto qualificante della lotta. Perché è un’unità che non nasce dalla politica ma dalle regole della democrazia sindacale.
Oggi sono previsti quindici treni speciali e più di mille pullman. Tre i concentramenti: il primo a piazza della Repubblica che attraverso via Cavour confluirà a piazza San Giovanni. Il secondo partirà dalla stazione Tiburtina. Il terzo concentramento è previsto alla stazione Ostiense (piazzale dei Partigiani) , dove arriveranno anche i lavoratori della Val di Susa. L’iniziativa sarà conclusa dal segretario della Cgil Guglielmo Epifani.
Attorno alla battaglia dei metalmeccanici si è creata tanta solidarietà. In questi ultimi giorni si sono espresse in loro favore non solo tante categorie del mondo del lavoro ma anche gli stessi pensionati, che si stanno battendo per le medesime ragioni di adeguamento delle loro “buste paga” al costo della vita. Solidarietà anche dal mondo della società civile, con l’Arci e tante altre associazioni.
Per il vicepresidente del Senato, Cesare Salvi, in questo momento bisogna essere al fianco dei metalmeccanici «che rivendicano un salario dignitoso e la garanzia di diritti nei luoghi di lavoro contro la precarietà dilagante». «Si commetterebbe dunque l’ennesimo errore nel pensare che dalla crisi italiana si possa uscire – aggiunge Salvi che parla a nome della Sinistra Ds per il socialismo – con la riduzione dei diritti e dei salari e, anche per questo, occorre ribadire a questa destra che ci governa che tali diritti non sono più materia di scambio». L’Assessora al Lavoro, Pari Opportunità e Politiche Giovanili della Regione Lazio Alessandra Tibaldi sottolinea, infine, che lo sciopero unitario è l’arma migliore «per contrastare le fallimentari politiche neoliberiste alla crisi del settore».
E’ anche grazie a questa solidarietà se le tute blu sono riuscite a superare l’oscuramento imposto dal sistema dei mass media, della carta stampata e del video. Speriamo che non sia la classica illuzione del “re per un giorno”.