Una pizzeria nel centro di Firenze. Una saletta tenuta riservata perchè la cliente è amica del gestore.
L’incontro con Maria Antonietta Cannizzaro, moglie di Gaetano Saya, 49 anni messinese, capo del Dssa, finito nella bufera giudiziaria, avviene in una calda serata di mezza estate. A cena. “E’tutto un attacco politico contro il nuovo Msi”, dice la signora, “davamo fastidio”.
Lasciamo perdere la politica. Il Dssa cos’è? Chi è davvero suo marito? “Guardi, l’ho detto anche agli altri giornalisti, tutti sapevano del Dssa: ministri, servizi segreti…Solo che dovrebbe parlare con mio marito, io non so niente di più”.
E che fa un giornalista? Cerca di andare alla fonte.
Non so nemmeno io bene come, fatto sta che alle undici e mezza di sera mi trovo nel bagno di casa di Saya.
(…) Ecco il suo racconto.
“SIAMO PIU’ DI 300”
“Stavano completando un rapporto sui flussi di denaro che dai call center, le macellerie islamiche, con la complicità di funzionari di banca e avvocati, finivano nelle tasche dei terroristi. Ancora: un carabiniere del Ros ci aveva portato uno studio scritto e studiato insieme ai suoi colleghi. Interpretando elementi caratteristici dell’Islam, giungeva alla conclusione che il 7 luglio ci sarebbe stato un attentato tra La Manica e Londra. Quel rapporto ci è stato sequestrato. Mi prenderà per matto, ma con questa azione giudiziaria mi hanno fortificato”.
(…)Apre tutti i rubinetti dell’acqua “per disturbare eventuali microspie”…”Noi avevamo gli infiltrati nelle moschee. Non ce li avevamo mandati così, senza che nessuno lo sapesse. E cosa fanno quelli adesso?
Come la mettono con le moschee?
Comunque la magistratura ne ha perquisiti e scoperti solo 21 di noi. Forse non ha voluto spingersi oltre, ci hanno fermato proprio quando l’Ambasciata israeliana ci aveva chiesto una mano a monitorare la situazione a proposito di Hamas. Vuole sapere quanti siamo?
Ai magistrati ho detto 150, ma siamo 300. Ci sono ufficiali dell’esercito, paracadutisti.
C’è Luca Giannasi, informatore del Sismi ed ex parà dei carabinieri, c’è Christo Petrov, giornalista bulgaro accreditato alla stampa estera di Roma, agente del KGB che fu sentito dai pm sull’attentato al papa. Petrov è un agente nostro.
Gli uomini del Dssa avevano molta autonomia. Io autorizzavo le operazioni di monitoraggio. Ma non so tutto quello che facevamo”.
(…)”Se fossimo soltanto dei truffatori avrebbero rilasciato interviste su di noi Andreotti e Cossiga?
(…)
“IO, AGENTE PROVOCATORE”
“Perchè non si informa sulle pallottole subsoniche che usavano in Somalia?
Carlo Giuliani è stato ucciso da una pallottola subsonica sparata da un ufficiale che era in piazza Alimonda. Era insieme al suo vice. Tutti e due erano stati in Somalia. Ed erano al porto di Mogadiscio quando arrivò il cadavere della giornalista Ilaria Alpi.
Placanica ha sparato ma non ha colpito Giuliani”.
Saya dice di sapere queste cose. Così come dice di sapere che a Genova è successo di tutto.
“Guardi i Black Block non erano tutti black block. Io quelle operazioni le facevo più di vent’anni fa. I poliziotti in borghese dei reparti speciali si mettevano in fondo al corteo, lanciavano le sassate e le molotov contro i reparti schierati. Che caricavano.
Nel frattempo noi andavamo dietro la polizia e caricavamo anche noi i manifestanti. Erano gli anni del terrorismo.
Rosso e nero. Non fa niente. Hanno ucciso Aldo Moro.
E sono morti anche tutti i carabinieri della sala ascolto del caso Moro.
Quei giorni vanno riscritti. Io c’ero dal primo all’ultimo minuto. Non capivamo neanche noi dei reparti speciali cosa stavamo facendo. Doppio triplo, quadruplo, quintuplo gioco”
“GLI AMERICANI SANNO TUTTO”
“Vuole sapere di Abu Omar? Allora spenga il registratore”.
Lo riaccendo quando da Abu Omar passa alla morte di Nicola Calipari(…).
“Calipari è stato ucciso con il modulo ‘Sniper-Mammoth-Pirate’: Sniper è il cecchino che spara con un fucile di precisione, Mammoth sono quelli che sparano con armi pesanti, Pirate è quello che va a sparare il colpo di grazia. Nel caso Calipari, quando si sono avvicinati hanno visto che era già morto. E nessuno ha spiegato mai chi era il quarto uomo che viaggiava in macchina con loro. Era un iracheno e mi risulta che fosse rimasto gravemente ferito”.
Colpa degli americani dunque? Aggiunge Saya:
“Gli americani non erano contenti del fatto che Calipari trattasse sempre. Aveva trattato per la liberazione di Quattrocchi, Stefio, Agliana e Cupertino.
Aveva trattato per la restituzione del cadavere di Quattrocchi. Aveva trattato per le due Simona.
Non doveva farlo per la Sgrena. E lo fece di nascosto.
Ma gli americani con i satelliti sanno anche quanti peli hai sul culo”.
E’notte fonda e lui non smette di parlare. Sottolinea più volte che tutti sapevano, che aveva “incontrato Berlusconi che ci aveva dirottato su Letta” che i suoi rapporti con gli americani “sono di lunga data e coinvolgono anche la mia famiglia” e che con Israele “le relazioni erano a un passo da qualcosa di clamoroso. E per questo ci hanno fermati”.
Chi è davvero Gaetano Saya?