In genere gli articoli di fondo su “Il Sole 24 ore”, pur essendo risolutamente iperliberisti, sono scritti in punta di fioretto ed evitano di incorrere in gravi sciocchezze.
Invece il fondo apparso sabato 14 aprile in prima pagina, a firma dell’illustre accademico Roberto Perotti, lascia sbigottiti. In prima battuta si legge di un paragone tra gli imbrogli di Suharto in Indonesia negli anni ‘90 e la regione Lazio attuale, elementi che comunque ricordano nella similitudine il famoso rapporto tra i cavoli e la merenda.
Leggiamo testualmente “Durante la crisi valutaria che investì l’Indonesia nel 1997, la prima condizione che i negoziatori del FMI posero appena scesi dall’aereo fu che se ne andassero Suharto e la sua famiglia di ladri. Il Lazio ha appena ricevuto un prestito statale a condizioni di favore …per ripianare il debito sanitario accumulato negli ultimi anni all’insaputa dei più, in cambio dell’ennesimo impegno a soddisfare un piano di rientro. In termini pro capite il salvataggio del Lazio è molto superiore a quello dell’Indonesia: eppure non risulta che sia saltata una sola poltrona nell’amministrazione pubblica della Regione”.
L’illustre professore, avvezzo conoscitore di passeggiate lungo i vialetti di alcuni campus universitari americani, ma modesto conoscitore della realtà istituzionale italiana, sembra tra l’altro non essersi avveduto che, mentre nell’Indonesia gli avversari di Suharto venivano scannati a decine di migliaia e contemporaneamente giudici e polizia erano solo grigi scherani di regime, l’Italia e il Lazio sono da decenni alquanto differenti.
In Italia non abbiamo bisogno del commissariamento del FMI per cambiare lo stato delle cose, ma piuttosto ci serviamo del sistema delle elezioni con cui i cittadini hanno appunto mandato a casa la Giunta Storace. Questo è avvenuto molti mesi fa, ma il grande accademico Perotti doveva probabilmente essere troppo impegnato a contare le cince nelle siepi dei vialetti dei campus per accorgersi che i cittadini laziali avevano sfiduciato Storace. A meno che Perotti non ritenga lucidamente preferibile alla democrazia la gogna o l’impalamento. ’
Non solo, la magistratura inquirente e la polizia giudiziaria italiane stanno conducendo da mesi indagini serrate su alcuni esponenti della precedente Giunta Storace, soprattutto in relazione alla “querelle” sanitaria. Cosa bisognerebbe fare di più? Perotti da grande liberale pretende forse l’uccisione sommaria di tutti i membri della Giunta Storace?
La parte finale dell’articolo su il Sole è ancora più paradossale. Dopo aver ricordato la questione dell’eccesso di spesa sanitaria in alcune regioni, problema comunque reale, Perotti dimostra la sua avversione per ipotesi quali i piani di rientro e detta la sua ricetta. “Sono consapevole che per un ente locale o un ospedale la nozione di fallimento è più complessa che per un’azienda privata. Ma allora parliamo di come definire bene una forma credibile di bancarotta per gli enti locali e le aziende sanitarie…”. E poi cosa succede? Se un’azienda sanitaria va in bancarotta (ma si conosce la differenza giuridica e sostanziale tra fallimento e bancarotta?), i cittadini dove vanno a farsi curare: nelle sole cliniche private? O forse predisponiamo una molto pittoresca “tit therapy”, cinciaterapia, lungo le siepi dei vialetti, dove passeggiando spariscono notoriamente le aritmie cardiache, guariscono le cancrene e si riassorbono gli edemi dei traumi cranici?
PS
Quando, studenti, si scendeva in piazza in piazza contro il Governo indonesiano del massacratore Suharto e si prendeva qualche manganellata dalla Celere nessuno ha ricordo della presenza di un giovine Perotti; quando qualche anno dopo De Lorenzo e la sua banda spadroneggiavano, prima di finire nelle patrie galere per le ruberie nella Sanità, nessuno ha ricordo di un giovine economista dal nome Perotti che offriva la sua consulenza ai PM di Napoli o che battagliava al CIP a Roma…Mah!?