Chàvez schiera i carri armati al confine

RIO DE JANEIRO — L’uccisione in un raid aereo del numero due delle Farc, Raul Reyes, ha innescato una grave crisi tra la Colombia e i suoi vicini, Venezuela ed Ecuador. I due Paesi hanno ritirato i rispettivi ambasciatori a Bogotà, Hugo Chàvez ha parlato di rischio di guerra e poi in diretta tv è passato ai fatti. Ha ordinato al ministro della Difesa di inviare 10 battaglioni di carrarmati (8.000 soldati) alla frontiera con la Colombia e posto l’aviazione in allerta. Nessun incidente finora, ma è la più seria diatriba tra due Paesi latinoamericani in molti anni.
Chàvez e il suo alleato ecuadoriano Rafael Correa accusano gli sconfinamenti non autorizzati dell’esercito colombiano nelle azioni contro la guerriglia. Il governo di Bogotà aveva ammesso sin dall’inizio che l’operazione contro Reyes e altri 15 guerriglieri — massacrati nella notte di venerdì dall’aviazione — era avvenuta in territorio ecuadoriano, a un paio di chilometri al di là del fiume Patamayo, che segna il confine. Secondo una ricostruzione, di El Tiempo, il presidente Alvaro Uribe aveva avvisato per telefono Correa, che stava conducendo un programma radio. La prima reazione era stata blanda, «cercherò di saperne di più». Qualche ora dopo, invece, la replica di Quito è stata durissima: un’aggressione alla nostra sovranità, Uribe non ci ha raccontato come sono andate davvero le cose.
Quindi si è aggregato Chàvez: «Uribe non pensi nemmeno di ripetere in territorio venezuelano quello che ha fatto in Ecuador. Sarebbe una ragione per la guerra. Fino a quando il governo colombiano proseguirà in questa follia?». Per il leader venezuelano «la Colombia è uno Stato terrorista e Uribe un criminale». «Non c’è stato combattimento, Reyes è stato assassinato a freddo. Si trattava di un buon rivoluzionario — ha proseguito —. L’ho conosciuto anni fa». Dopo aver ribadito che il governo colombiano è un fantoccio degli Usa, Chàvez ha detto che «la Colombia sta diventando l’Israele della nostra regione, non lo permetteremo mai.
Prima o poi la libereremo dalle mani dell’impero». il governo colombiano, come di consueto, non gli ha risposto. Ha giustificato l’azione in Ecuador parlando di legittima difesa. Per Washington, quella di Chàvez è una reazione «strana» agli sforzi contro la guerriglia. La morte di Reyes rischia di avere ripercussioni sulla vicenda ostaggi. Reyes era il braccio destro del leader Marulanda, oltre che suo genero. Come portavoce e ministro degli Esteri della guerriglia aveva goduto finora di una sostanziale impunità. Tra il ’98 e il 2002 aveva viaggiato all’estero, addirittura in Vaticano. Per i familiari dei sequestrati, il blitz è una minaccia al processo di pace, un’inutile prova di forza del governo Uribe.