Traduzione a cura di Adelina Bottero
L’unica idea che mi viene in mente per iniziare la mia considerazione, è che Mel Zelaya è atterrato, finalmente in patria, e che ho appena visto l’ampia mobilitazione del fronte di resistenza e del popolo honduregno, in sua attesa a Tegucigalpa con bandiere rosse. Da ogni punto di vista è una vittoria nella lotta della resistenza honduregna, un progresso dei popoli insorti contro la borghesia imperiale e contro i partiti golpisti che rovesciarono Zelaya, è un impulso affinché l’Honduras vada avanti nella lotta per la costituente e contro le asperità degli articoli che addirittura impediscono a Zelaya di candidarsi come presidente.
Ho già il presentimento di ciò che comincerà a filtrare riguardo a tale risultato della lotta dei popoli, s’insisterà nel catalogare Chávez come traditore e Zelaya con lui, per il precedente di Cartagena, dove si suppone raggiunto quest’accordo tra Santos, Chávez e Lobo. Chi può spiegarci quest’intrico? Stanno virando a sinistra Santos e Lobo? O la capacità strategica di Chávez li spinge a prendere queste posizioni in favore dell’unità centro-sud-americana? Vedremo versare fiumi d’inchiostro su quest’evento, in cui in fin dei conti, la cosa più importante è che non potrà essere altro che il progresso della lotta del popolo honduregno e di ciò che Zelaya comincerà a fare insieme al popolo, andato a riceverlo con la stessa emozione dei tempi passati. La sua lotta all’interno dell’Honduras dovrà affrontare le denunce riguardanti l’uccisione di molti leader contadini e della resistenza, dovrà chiedere la fine dell’impunità di Micheletti e dei suoi seguaci golpisti ed assassini e dovrà tornare a raccogliere firme per la quarta urna.
A Cartagena il ritorno di Zelaya è stato scambiato con l’accettazione di Lobo nell’OEA? Ciò che vediamo succedere tra presidenti che dovrebbero affrontarsi, rappresentando forze opposte, diventa davvero parte di una nuova relazione di forze nella politica a livello mondiale. Io scommetto sulle forze di trasformazione e l’astuzia politica e militare del Comandante Chávez, in scenari di crisi tanto pericolosi vissuti dalla società imperiale, le strategie per guadagnare terreno passeranno attraverso questa e molte altre nuove situazioni, in un gioco di scacchi veramente complicato.
La confusione ed il caos sono armi di quarta generazione. Ma la cosa certa è che le forze che si oppongono al sistema, nonostante le raffiche d’attacchi militari imperiali alleati con la NATO, le affrontano rispondendo con grande forza antimperialista in molti paesi e popoli. La situazione stessa degli Indignati denota che c’è un malessere mondiale, che ogni giorno di più si conglomera nell’idea d’una rivoluzione mondiale, tanto nella nostra America come in Africa e in Europa.
Dobbiamo difendere ed appoggiare tutto ciò che sommerge la resistenza del sistema cadente, senza perderci nel mare nostrum delle dequalificazioni manipolate dai laboratori mediatici del sistema stesso che stiamo affrontando. Il popolo dell’Honduras è di nuovo nelle strade e Mel ritorna ad assumere le sue lotte: da qualunque punto di vista, questo rappresenta un avanzamento contro l’imperialismo.
Questo è stato un giorno di vittorie: gli Indignati hanno ripreso Plaza del Sol, Mel Zelaya è tornato ed ha vinto sulla sterpaglia.
Vinceremo!