Chavez-Lula, petrolio-etanolo match «energetico» ma duro

La bella isola di Margarita nei Caraibi venezuelani è stata presa d’assalto da uomini in giacca e cravatta e donne eleganti su tacch alti. Il motivo di tanta etichetta è la Primera Cumbre sur ameircana de Energeticos, il primo vertice dei paesi sud-americani sull’energia, petrolio e gas in primis e anche, inevitabilmente, dell’ultimo arrivato: l’etanolo. I «baschi rossi», le guardie della repubblica boliviariana, si contano a perdita d’occhio. Controlli ad ogni passo, anche solo per fare una passeggiata sulla spiaggia bianca che fa da sfondo al meeting. Una serie di eventi hanno preceduto e preparato questo incontro Chavez ha invitato presidenti e ministri dei 12 paesi del Cono sud che integrano la Comunità suda-americana di nazioni.
Primo tra tutti la fondazione del Banco del Sur, ufficializzata quasi due mesi fa, tra i presidenti venezuelano Chavez e argentino Kirchner. Un’istituzione, che vuole rappresentare la prima vera mossa verso l’indipendenza economica sud-americana dal Banco mondiale e dal Fondo monetario internazionale, a cui, domenica, ha annunciato di aderire anche il poderoso Brasile che prima aveva molte riserve al proposito..
La seconda mossa l’hanno compiuta lunedì mattina Chavez, il boliviano Morales e il brasilano Lula da Silva, presentandosi pala in mano per gettare la terra che andrà a costruire la prima raffineria del greggio extra-pesante estratta dal bacino venesuelano dell’Orinoco. L’evento, spiritoso e allegro, è avvenuto a Barcelona, capitale dello stato di Anzoategui, a 300 km da Caracas, e dà il via a un progetto da 3 miliardi di dollari finanziato da Pdvsa e Petrobras, le due compagnie petrolifere di bandiera. Questa raffineria ha un significato importante soprattutto per il Venezuela, perché le 8 raffinerie venezuelane che processano il suo petrolio extra-pesante hanno sede negli States.
Con tali premesse lunedì si è aperta la due giorni del vertice. Tutti presenti, tranne due: il peruviano Alan Garcia, i cui rapporti diplomatici con il Venezuela arrancano ancora, dopo il fuoco incrociato pre-elettorale dell’anno passato, e l’uruguayano Tabaré Vazquez, ufficialmente impegnato in un altro viaggio, che ha mandato il suo vice Nin Novoa. Con un sorriso a denti stretti Chavez annuncia che per problemi personali Garcia non è potuto venire, ma che manda i suoi auguri di buon lavoro.
Prima dichiarazione dell’incontro: l’ufficializzazione dell’ Unasur (Union de las Naciones del Sur), un’idea accarezzata dai tempo dai presidenti dei principali paesi di questa latitudine, e specialmente di Chavez. Una forte integrazione politica, che possa competere a livello internazionale con l’Unione europea, che superi la vetusta Can (Comunità delle nazioni andine) e integri il Mercosud.
L’Unasur ha firmato ieri il Trattato energetico, seppur ancora un po’ nebuloso. Quattro punti fondamentali: lavorare sulla gestione delle riserve 1) di petrolio; 2) di gas; 3) di energie alterative quali etanolo; 4) risparmio energetico.
Dietro l’unanimità restano – ma fuori dalla porta e nel segreto degli incontri a porte chiuse – i forti contrasti fra Chavez e Lula sul nodo petrolio-gas contro biocombustibili-etanolo. In casa di Chavez era logico che a «vincere» la mano fossero le riserve di petrolio venezuelane (in primis quelle dell’immenso bacino dell’ Orinoco, con riserve stimate per 315.000 milioni di barili), piuttosto che la produzione di etanolo, tratto da canna da zucchero e mais, progetto decennale firmato tra Lula e Bush meno di un mese fa. Che andrà avanti.
Fra sorrisi, pacche sulle spalle, battute e canzoni («etanol etanol cantaba…»), avanti con i progetti per il petrolio e il gas dell’amico Morales, e con l’idea di dar vita prima o poi a una «Opep del gas». Il «gasducto del sur» per l’appunto, il mega-progetto che vorrebbe unire tutti e 12 i paesi, per poi allacciarsi al gasdotto atlantico che arriva fino a Cuba. Vent’anni, 20 miliardi di dollari e probabilmente seri problemi ambientali. Varie popolazioni indigene della frontiera tra Venezuela e Brasile si stanno già mobilitando con petizioni ai presidenti «amici», perchè non realizzino un’ opera che andrebbe a toccare territori non ancora contattati con relativi danni sociali alle popolazioni locali.
In chiusura, come da protocollo, grandi strette di mano, grandi sorrisi e dichiarazioni di un incontro che si è svolto sereno e rilassato- anche se dietro le quinte le tensioni ci sono state. Ma in apparenza tutto bene: «bell’ambeinte e begli amici», dice alla stampa l’anfitrione a chiusura della sessione. Tutti presidenti sono poi stati accompagnati all’aeroporto in pompa magna. Per i futuri incontri e accordi bilaterali ci sarà tempo. Ora che l’Unasur esiste tutto sarà più semplice, dice Chavez. Sarà vero?