Chavez, il sogno di un seggio all´Onu

È soltanto un seggio tra i dieci membri non permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ma il venezuelano Hugo Chavez è riuscito a trasformarlo in una battaglia finale fra paesi favorevoli o contrari a George W. Bush. Oggi l´Onu vota per eleggere – tra gli altri – anche il paese latinoamericano che prenderà il posto dell´Argentina nel biennio 2007-08 in Consiglio di sicurezza. Per l´Europa verranno eletti Italia e Belgio. Mentre per l´unico seggio che spetta all´America Latina i candidati sono due: il Guatemala, sostenuto dagli Stati Uniti, da molti paesi europei e dal Centramerica; e il Venezuela di Chavez, che ha messo insieme un fronte che comprende tutti i paesi sudamericani di centro-sinistra (meno il Cile), quelli della Lega Araba, la Russia, la Cina, l´Iran, Cuba e molti paesi africani.
Il presidente venezuelano ha dedicato buona parte del suo tempo negli ultimi due anni alla formazione delle alleanze necessarie per vincere la sua battaglia dell´Onu sia stringendo relazioni diplomatiche (viaggi in Cina, Iran e Medio Oriente) sia elargendo, con la sua politica di «solidarietà internazionalista», milioni di dollari in prestiti, aiuti umanitari e finanziamenti del debito, a tutti coloro che, da posizioni più o meno radicali, possono rappresentare un nuovo fronte anti-Usa. E, se eletto, ha tutta l´intenzione di trasformare la poltrona nel massimo organo delle Nazioni Unite in una tribuna mondiale rivolta contro la politica della Casa Bianca.
Per ottenere il seggio bisogna avere 128 voti, ossia i due terzi dei 192 paesi che fanno parte dell´Onu. Il voto è segreto e, per questo, ci possono essere molte sorprese ma, secondo i calcoli della vigilia, né Guatemala né Venezuela avrebbero raccolto i consensi sufficienti per raggiungere il quorum. Chavez può contare al massimo su un centinaio di voti sicuri, il Guatemala meno di novanta.
Nelle ultime settimane lo scontro ha assunto un valore politico che raramente ha avuto un voto per un seggio nel Consiglio. Come esempio gli esperti ricordano soltanto la battaglia del 1979 fra Cuba e la Colombia che andò avanti per 154 votazioni consecutive prima di risolversi con un compromesso a favore del Messico. E l´immagine più evidente è quella del Cile dove la coalizione di governo (socialisti e dc) s´è spaccata proprio su questa scelta. La «presidenta» Bachelet avrebbe voluto schierarsi con Chavez, seguendo la maggior parte degli Stati sudamericani, ma la componente democristiana e il suo ministro degli Esteri sono insorti minacciando gravi conseguenze sul governo comune. Se il voto di stasera, com´è probabile, sarà nullo l´assemblea verrà riconvocata per esprimersi nuovamente su i due paesi teoricamente all´infinito, anche se la diplomazia del Palazzo di Vetro è già al lavoro per individuare un candidato di più ampio consenso, che potrebbe essere l´Uruguay. Ma Chavez non rinuncerà facilmente a raccogliere i frutti del suo lavoro coronando con un successo la sua sfida planetaria alla Casa Bianca.