Cgil, un ponte col territorio

Gli operai del Nord votano a destra. Non è una novità assoluta, ma sicuramente è un problema per chi, come la Cgil, è un presidio importante nel territorio in cui avvengono mutamenti culturali persino tra i suoi iscritti. Ne parliamo con il segretario della Camera del lavoro di Brescia, Dino Greco.
Greco, che ne è della classe operaia del Nord?
Che ne è della sinistra, vorrai dire. Siamo passati dai partiti leggeri ai partiti evaporati, espiantati dal territorio. Non hanno più rapporti con i lavoratori e i cittadini, se va bene sono comitati elettorali senza un profilo programmatico. L’assessore invece ha rapporti con il territorio e li agisce con modalità clientelari. Ciò che forma non è il partito ma la televisione. Ti sembra un caso che in questo nord i soggetti sociali più forti siano le tifoserie? In questo contesto desertificato i ceti più deboli restano senza categorie d’interpretazione della realtà e la concezione del mondo è dettata dai palinsesti tv. Il padroncino sceglie l’evasione e il suo operaio segue la stessa strada. Il Pci non era un partito comunista, ma un presidio democratico che ha prodotto un’acculturazione di massa straordinaria. Tutto questo ha lasciato il posto a centralismo e leaderismo.
Resta la Cgil, che però non scoppia di salute.
Qui a Brescia organizziamo lotte importantissime ma difensive; proviamo a fare buoni accordi sul salario, mettiamo un argine alla precarizzazione. Qui il padrone sa che alla Iveco come nella piccola azienda deve fare i conti con la Cgil. Dopo di che, spuntano fuori accordi siglati anche dalla Cgil (vedi i chimici o l’Atesia) che vanno in direzione opposta.
Ma il problema, più che la fabbrica, è nesso della fabbrica con il territorio.
Dovremmo rafforzare i rapporti con i movimenti, esserne l’enzima. Non siamo all’altezza di fare l’operazione necessaria: portare il secondo livello di contrattazione nel territorio, riprogettandolo. Le Camere del lavoro non possono essere semplici recapiti delle categorie, ricettacoli di servizi, patronati e uffici vertenze, dovrebbero diventare il luogo dove si riorganizza la democrazia. Sai che in quest’area, dove il lavoro è povero, è in atto una descolarizzazione, cresce l’abbandono scolastico? Passa tra i ceti più bassi il meccanismo imitativo, padronale o televisivo, si insegue uno status anche a costo di travolgere il compagno di lavoro.
Vuoi dire che la Cgil non è adeguata ad affrontare i processi in atto?
Andrebbe rifondata la Cgil. Mi torna alla mente l’antica battaglia per i consigli di zona. Io penso che il segretario di una Camera del lavoro comunale dovrebbe occuparsi di tutto, della difesa dei diritti anche di cittadinanza, dell’integrazione dei migranti. Insomma, dovremmo rappresentare un ponte tra la fabbrica e il territorio. O faremo questo salto di qualità, oppure mi sa che perderemo la partita. Ammesso che non si sia già fuori tempo massimo.