Cgil, ok alla manovra. Con qualche neo

Promosso lo spirito, sei politico ad alcuni capitoli, rimandate a ottobre (o a gennaio) le – poche – spine più insidiose. E’ questa la pagella alla Finanziaria stilata ieri dal direttivo della Cgil, approvato con 4 voti contrari (la Rete 28 aprile) e 2 astenuti (membri della corrente Lavoro e Società). Al 25 di Corso d’Italia questa manovra è piaciuta soprattutto per il «criterio di equità e redistribuzione delle risorse» scelto per «combinare la necessaria ricostruzione delle condizioni dello sviluppo con il risanamento dei conti pubblici». Cioè, è giusto che costi e vantaggi siano stati distribuiti fra ricchi e poveri in maniera proporzionale. E il metro di questo «cambiamento di rotta» rispetto ai governi precedenti è la manovra fiscale, «caratterizzata dalla lotta all’evasione, dall’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie» e soprattutto per aver ristrutturato il sistema «secondo progressività». Meglio ancora poi se «le scelte fiscali risultano più selettivamente dirette verso il lavoro dipendente, di reddito medio e medio basso».
Detto questo arrivano le note di segno rosso: se per il lavoro nero c’è stato «un significativo e positivo risultato», le decisioni prese sul precariato «non corrispondono all’entità e all’urgenza del problema, sia per il pubblico che per il privato». Proprio su questo versante si sono concentrate le critiche più dure, a partire da quelle di Carlo Podda, segretario della Fp Cgil: «Nella pubblica amministrazione ci sono 350mila precari, in Finanziaria c’è la possibilità di stabilizzarli, ma non si dice quanti, né come, né in quali tempi. Anzi, con i tagli alla sanità e agli enti locali probabilmente la precarietà addirittura aumenterà e il sindacato verrà chiamato in causa solo per gestire gli esuberi. L’unica nota positiva, per quanto riguarda la funzione pubblica, sono le risorse per il rinnovo dei contratti, anche se nel 2008, però retrodatati. Per il resto – conclude Podda – il lavoro pubblico viene visto come un costo e non come una risorsa e i servizi vengono giudicati inefficienti e quindi da tagliare. No, su questo aspetto non ho notato la discontinuità». Il 23 ottobre la Fp Cgil riunirà a Roma 5mila delegati da tutta Italia per tirare le conclusioni, la speranza è che prima di quella data il governo abbia risposto alla richiesta di convocare un tavolo con i sindacati per modificare questi aspetti, «altrimenti il 23 sarà la prima manifestazione contro questa Finanziaria». Anche il documento del direttivo Cgil non è tenero nei confronti di quanto deciso sulla spesa pubblica e sulle politiche di gestione dell’apparato statale, e sulla precarietà «ha un importante rilievo l’apertura a gennaio del tavolo generale sulla riscrittura delle regole del lavoro a partire dal tema della legge 30 e degli ammortizzatori sociali».

I 4 voti contrari della Rete 28 aprile sono spiegati dal suo coordinatore Giorgio Cremaschi: «Nessuno dei nostri emendamenti è stato approvato, e pensare che erano richieste che fino a solo due mesi fa sarebbero apparse scontate, come il taglio alle spese militari o la richiesta di cambiare l’impostazione della contribuzione pensionistica. In realtà la Cgil è ormai affetta dalla sindrome del governo amico». A Cremaschi non piace il metodo con cui il sindacato ha approcciato la Finanziaria: «Un sindacato non può condividere l’impianto di una manovra Finanziaria, perché il suo potere contrattuale va sotto zero. Con questo documento si apre alle modifiche da destra. Come dire, prevale più la logica dell’interpretazione che quella della scelta: aspettiamo e poi vediamo. C’è il rischio però che fra gennaio e marzo salti tutto».

Pensioni, precarietà, spesa pubblica: su questi tre temi la Cgil è pronta a confrontarsi con il governo. E ieri la Uil ha chiesto un incontro delle tre segreterie riunite. Sono tutti consapevoli degli sforzi fatti per trovare i soldi necessari sia al risanamento che allo sviluppo, o almeno a qualcosa che gli assomigli, ma le distanze sociali create dai precedenti governi non riguardavano solamente la dichiarazione dei redditi. Si tratterà di vedere, probabilmente anche oltre la Finanziaria, se ci sarà il coraggio di invertire la rotta anche di queste strade.