Cgil, la “cislizzazione” non piace alla sinistra

Sì, serve un congresso perché la Cgil non ha mandato né sul protocollo né per quanto riguarda il confronto sul nuovo modello contrattuale». Giorgio Cremaschi è fermo sulle sue posizioni. Ieri, un titolo un po’ enfatico di “Italia Oggi” gli attribuiva la richiesta di dimissioni del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. «I titoli li fanno i giornali», risponde Cremaschi. In effetti il passaggio incriminato nella sua breve intervista al quotidiano economico non c’è. Ma sul punto politico il leader non arretra. Per lui la Cgil sta subendo una mutazione genetica, una sorta di “cislizzazione”. E questo processo non può rimbalzare tra un direttivo nazionale e l’altro. A far precipitare la situazione è stato proprio il modo in cui il sindacato ha trattato gli emendamenti sul pacchetto welfare votati dalla commissione Lavoro della Camera: Cisl e Uil sono andati a testa bassa contro quel voto. Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni ha parlato addirittura di «interessi di minoranze». Su questo punto la Cgil non ha mai distinto il giudizio. E ciò non fa certo parte». Ma la Cgil è in sofferenza sui tre temi su quattro
della tradizione di grande rispetto del sindacato di corso d’Italia per leistìtuzioni. Contro il titolo a scatola di “Italia Oggi”, che tra l’altro è stato attribuito, erroneamente, al leader dei metalmeccanici”, il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini si è sentito in dover di fare la sua precisazione. «Per quanto mi riguarda, non c’è alcuna richiesta di congresso straordinario della Cgil, né tanto meno alcuna richiesta di dimissioni del segretario generale Epifani», si legge in una nota. «In questa fase, ritengo assolutaménte prioritaria la conquista del Contratto nazionale dei metalmeccanici».
Per il leader dell’area programmatica Lavorò e Società, la richiesta del congresso anticipato è «poco intelligente» in questa fase. «Oggi ancora di più – sottolinea Nicola Nicolosi – abbiamo bisogno di applicare quello che abbiamo deciso a Rimini».
Che ci sia un tentativo da dentro la Cgil di cambiare le alcune linee strategiche uscite dall’assise del sindacato nel 2006 sulle quali per la prima volta si era registrato un accordo Unitario comprendente anche la sinsitra, è fin troppo chiaro. La stessa area riformista della Cgil, che mal hasopportato quelle conclusioni, l’ha fatto capire nemmeno troppo velatamente già all’indomani della firma del protocollo sul welfare. Dei quattro temi decisi – lotta alla precarietà, redistribuzione della ricchezza, difesa delle pensioni e politiche fiscali-la Cgil è in sofferenza su tre. Una valutazione sul quarto punto ancora non si pub fare in quanto la vertènza è appena iniziata con il varo della piattaforma sul fìsco la scorsa settimana. Ce ne sarebbe anche un quinto, il contratto nazionale. Ma su questo il confronto è ancora ai preliminari. La partita è piuttosto complessa. La Cgil chiede un coinvolgimento diretto del governo, che al momento ancora non c’è. Per Bonanni il solo fatto che si parli di cambiamento del modello concertativo del ’93 è positivo. Il varo della piattaforma sui redditi, anche se inquadrati dal punto di vistsafìscale, potrebbe essere un ulteriore tessera del puzzle, che al suo intemo ha, non lo dimentichiamo, la triennalizzazione dei contratti.
L’occasione per “fare il punto” potrebbe essere la prossima conferenza di organizzazione, in programma nella prossima primavera. «Ma si dovrà discutere di organizzazione e non di cambiamento delle regole», puntualizza Nicolosi. Insomma, se da una parte sembra paradossale che la Cgil possa subire addirittura una sorta di “mutazione genetica”, su pluralismo interno e democrazia la ricerca di un accordo con la Cisl sotto l’ala del partito democratico, e quindi del futuro sindacato unico, potrebbe portare a nuove formulazioni. Del resto, è stato lo stesso segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, a chiedere alla Cgil in ben due occasioni – Comitati direttivi unitari a Roma e assemblea al teatto Smeraldo a Milano – di “fare pulizia” al suo interno.
A scagliarsi contro Cremaschi con toni piuttosto duri, infine, è stato ieri Fauso Durante, leader dell’area riformista della Fiom. «Se non si trova aproprio agio nella Cgil se ne vada dal sindacato», ha detto «La Rete 28 aprile – dice Durante – insiste nel parlare di anomalie, scarsa trasparenza e procedure non democratiche sul referendum sul welfare. Si continuano a fare polemiche inutili e offensive sul voto dei pensionati e sull’affluenza delle regioni meridionali. Crema-sebi sostiene che Epifani se ne dovrebbe andare e che la Cgil sta sbagliando tutto. Mi pare si stia oltrepassando ogni limite. Spero che nella Cgil é nella Fiom si capisca che si sta toccando il fondo nellanostra vita intema».