Sarà unitario: la minoranza entrerà nella maggioranza ma con posti garantiti
Sarà un congresso plurale, per tesi. Finalmente la Cgil arriva al suo appuntamento più importante con un impianto unitario e non più, come tradizione, su mozioni contrattuali contrapposte che storicamente rappresentavano componenti organizzate, se non correnti comunque aree programmatiche. In un «documento di intenti» sottoscritto da tutti e 12 i segretari confederali dell’organizzazione e distribuito ieri alle strutture della Cgil si legge: «Con l’avvio del XV Congresso inizia una fase nuova e diversa nella vita democratica della Cgil; ci sono oggi le condizioni per superare la modalità dell’articolazione democratica, iniziata al XII Congresso, basata sull’alternatività delle mozioni congressuali». Si tratta di un’innovazione importante che dovrebbe consentire un confronto libero e pluralista sui contenuti, non ischeletrito da posizioni precostituite e dunque da contrapposizioni tra diverse appartenenze, a cui seguiva al termine del Congresso una votazione in base alla quale venivano attribuite quote proporzionali al consenso raccolto, tanto dalla maggioranza quanto dalla/e opposizione/i. Su questo principio si eleggevano i nuovi gruppi dirigenti, a tutti i livelli dell’organizzazione. Il congresso per tesi apre perciò la porta a una riflessione libera, in una stagione difficile per le organizzazioni sindacali in tutto il mondo.
Ma nel «documento di intenti» si trovano alcuni passaggi che non possono non sembrare contraddittori. Dopo aver affermato che il nuovo percorso democratico «va affrontato e governato con grande senso di responsabilità, garantendo che venga vissuto da tutte e da tutti come uno straordinario momento di unità e di protagonismo di ognuno», si fissano (o meglio si propongono, trattandosi di un documento di intenti e non di una deliberazione della segreteria) alcune regole: «Occorre che le platee congressuali e la stessa definizione dei gruppi dirigenti – comitati direttivi e segreterie – in occasione dei singoli congressi, sia assolutamente rispettosa delle proporzioni di rappresentanza definiti al precedente Congresso e del percorso verso la costruzione di una nuova unità deciso dall’area programmatica Lavoro e società, compresa la conferma, in questa fase, dell’esercizio del diritto di proposta e la continuità di esistenza come area programmatica, successivamente al Congresso nazionale, secondo le delibere regolamentari della Cgil… Pertanto alla selezione dei gruppi dirigenti, compreso l’incarico di Segretario Generale ai vari livelli, parteciperanno anche le compagne e i compagni di Lavoro e società, a pieno titolo componenti nella nuova maggioranza congressuale».
Tradotto dal sindacalese, il concetto si potrebbe riassumere così: il congresso è unitario, per tesi, senza contrapposizioni tra mozioni generali. Ma siccome prima c’era una maggioranza e una minoranza che ora si riuniscono dentro una sola maggioranza, bisognerà garantire alla minoranza le quote di spettanza. Quali, se non si vota per mozioni alternative? Quelle sanzionate dallo scorso congresso (rendita di posizione). Ma allora, non è neppure previsto che la discussione congressuale possa modificare le posizioni individuali e collettive di provenienza? O che si formino, sulle singole questioni, nuove maggioranze e nuove opposizioni? Anche perché al congresso saranno presentate non mozioni ma tesi alternative su alcuni punti. Per esempio, che senso ha che, alla luce di questo accordo, il capo della minoranza che diventerà maggioranza (Gian Paolo Patta, leader di Lavoro e società), abbia già annunciato la presentazione di una tesi alternativa, guarda un po’ proprio sulla democrazia?
Le conseguenze di questo impianto congressuale, nei territori e nelle categorie, prefigurano uno scenario che di democraticamente alternativo ha ben poco. Solo per fare un esempio, con una lettera «Alle Compagne/ai compagni del direttivo Fiom Cgil Marche – Area congressuale programmatica Lavoro società-cambiare rotta», la coordinatrice dell’area chiede a ciascuno di ribadire la fedeltà alla componente: «Nel caso nei prossimi giorni non dovessi ricevere da te alcuna comunicazione, dovrò considerarti, mio malgrado e con grande rammarico, non più appartenente all’area…». In parole povere, sei fuori quota. Segue un prestampato («Il sottoscritto/a…») per l’adesione, su cui è richiesta la firma dell’adepto.
Il congresso della Cgil non inizia nel modo migliore.