C’era una volta la Jugoslavia. C’è ancora la città di Kraljevo, con i suoi
profughi. E c’è il Kosovo con quel che rimane della popolazione serba. C’è qualcuno che oggi parla di loro? e della distruzione di beni ed esseri umani ivi portata a compimento dall’ “umanitario” Occidente?
Le tragedie (e le colpe) rimosse tornano in un breve resoconto di solidarietà. (red.)
il manifesto
08 Luglio 2006
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Ibar voda
A Roma, c’è una bella passeggiata da fare. Restando fermi. E’ quella sul barcone che da ponte Marconi porta fino a Ostia Antica, percorrendo la via fluviale della Roma Antica, con vista sugli scempi della Roma moderna. Noi l’abbiamo fatta insieme a circa 40 ragazzini, la maggior parte dei quali profughi di guerra del Kosovo, provenienti da Kraljevo, Serbia. Sono qui, molti per la prima volta, ospiti di famiglie italiane, grazie a Un ponte per…, che li segue da anni e all’università di Roma Tor Vergata, che paga le spese maggiori.
Alcuni di loro sono cresciuti, hanno voglia di conoscere e di imparare di più, oltre che di giocare. E allora, grazie anche a Atac-Trambus che ci hanno portato dappertutto coi loro pullman, eccoci qui. Verrebbe da cantare «Barcarolo romano», ma anche i ragazzini hanno la loro canzone, «Ibar voda». Parla dell’acqua del loro fiume, l’Ibar, che può essere fonte di dolore e di tragedie. Ubaldo, comandante di questo battello, ci spiega anche qualcosa sui mulinelli, quelli della canzone… «poi se gira, ce fa er mulinello, poi riaffonna e riassomma più in là…». Assia, una liceale di 16 anni che parla serbo e fa da traduttrice, non ha una parola per tradurre «mulinello». Ma ecco che arriva Beba, 9 anni. Vive con la mamma e altre 3 sorelle, a Kraljevo. E’ mia, graditissima e privilegiatissima, ospite. Suo padre è morto nel 2000, la guerra fa le sue vittime anche nel tempo… Depressione, alcool e finisce lì. Sanja, la sorella maggiore, è annegata tre anni fa, in un altro fiume, la Morava, sempre vicino Kraljevo. Beba sa benissimo cos’è un mulinello. E senza ascoltare la traduzione di Assia, si siede accanto a me e mi dice… «Vedi, Alessandro… mia sorella Sanja… uno così… ma grande… e lei giù!» La bacio e l’abbraccio forte. Avanti biondo Tevere portaci a conoscere altre storie, quelle allegre, di Roma tua, così da regalarle a occhi come questi, dove puoi trovare solo tanta voglia di sorridere.
p.s. una sottoscrizione di 200 euro dai bambini di Kraljevo profughi dal Kosovo, per il manifesto, capace, ancora oggi, di parlare per loro.
* Un ponte per…