Centrosinistra, via alla lista salva piccoli al Senato

A placare i più piccoli, i Diliberto, i Di Pietro, i Pecoraro Scanio e le Sbarbati, è una parola di cinque lettere spuntata tra le fronde di San Martino in Campo: «Uniti». Potrebbe chiamarsi così la lista unitaria ideata da Antonio Di Pietro e che salvo sorprese consentirà ai partiti minori del centrosinistra di superare la soglia di sbarramento al Senato. Lasciando il pensatoio allestito nelle scuderie della Posta dei Donini, Romano Prodi dà atto a Fassino e Rutelli di aver accondisceso con generosità e parla dell’accordo con gli accenti di un buon padre di famiglia: «Mi sembra un dovere, oltre che un vantaggio per la coalizione, aiutare i partiti minori al Senato, dove la loro possibilità di rappresentanza è più difficile e sono isolati». Clemente Mastella rischia grosso e se ne vanta, borbotta contro i Pacs, dice che i nodi di programma sono ancora tanti e quindi valuterà, il che vuol dire che potrebbe andare da solo al Sud e con gli altri dell’Unione al Nord.

PARISI E L’ULIVO – Chiuso un fronte, se ne apre un altro ed è Arturo Parisi a scuotere la coalizione con l’auspicio che la Margherita proponga una lista dell’Ulivo anche a Palazzo Madama. «Fatto trenta perché non fare trentuno?» sprona il presidente federale dei dielle, che vista l’accelerazione sul partito democratico ritiene «incomprensibile» e «figlia di una stagione ormai superata» la decisione di correre con l’Ulivo alla Camera ma non al Senato. Francesco Rutelli non sembra orientato a tornare sulle sue e intanto commenta in positivo l’unità dei piccoli al Senato: «Mica vogliamo che ci siano partiti esclusi che non possono entrare in Parlamento…». Quanto al simbolo, invece, il leader della Margherita è contrario a usare quello dell’Unione. Due le ipotesi: «Uniti» o «Unione per Prodi». Luciana Sbarbati, leader dei Repubblicani, è raggiante per «l’armonia ritrovata» e come darle torto visti i traguardi raggiunti in un sol giorno? «Alla Camera andrò con l’Ulivo, dove sono da sempre, e al Senato con l’Unione».

I NO DI BERTINOTTI – Tutti contenti, o quasi. Rutelli raccomanda che non si usi il termine Pacs e che le unioni civili «non scimmiottino i matrimoni». Piero Fassino accredita soluzioni «serie adeguate e condivise su tutti i temi», ma il programma, come ammette il coordinatore Andrea Papini, ha ancora bisogno di un gran lavorìo di lima. Lo dice perfino Prodi che sull’economia i «punti da chiarire» non mancano e tocca precisare «cifre e priorità»… Ecco infatti che Bertinotti chiede un supplemento di indagine su economia reale e risanamento della finanza. E poi c’è la legge elettorale. «Orribile» a sentire il Professore, mentre Bertinotti, dal momento che il tema non figura nel programma, rivendica libertà di opinione: «Se si aprisse un dibattito mi batterei per il sistema proporzionale tedesco». Il confronto sulla legge Biagi è ancora aperto e così quello sui Centri di permanenza per immigrati (Cpt), risolto, si fa per dire, con una trovata lessicale: nella bozza si parla di «superamento», peccato che Bertinotti legga il termine come una chiusura mentre Fassino e Rutelli sono meno drastici.