Centrale del latte, conto alla rovescia

«Rutelli e la Lanzillotta farebbero bene a riflettere sull’esito della privatizzazione della Centrale del latte». Claudio Grassi, senatore di Rifondazione comunista e capogruppo alla commissione Affari costituzionali, non le manda certo a dire. Qualche giorno fa in un articolo sul Riformista ha definito quella cessione «la madre di tutte le privatizzazioni». Per ora sembra l’unico politico ad essersi accorto della sentenza del Tar che ha dichiarato nullo il contratto di vendita dell’ex municipalizzata.
Senatore, c’è andato pesante…
«Perché, scusi? È stata una delle prime privatizzazioni e con un valore enorme. Il riferimento mi sembra opportuno. Tanto più che parliamo sempre della stessa persona».
La stessa persona?
«Linda Lanzillotta è la stessa persona che, come assessore, fece quella cessione e che ora è la propugnatrice di un disegno di legge per la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali».
Lei ha scritto che la sentenza del Tar avrà «pesanti conseguenze economiche e finanziarie».
«Quella della Centrale è una partita economica preoccupante. Piena di anomalie».
Lei dice anomalie?
«La prima è la svendita della Centrale fatta alla Cirio per 80 miliardi di lire, se non ricordo male, per poi essere rivenduta un anno dopo alla Parmalat per 183 miliardi».
La seconda?
«Il Comune ha pagato una società dei Senadra (famiglia di imprenditori siciliani, ndr) per avere un elenco di latterie, elenco che quella stessa società avrebbe dovuto fornire gratis. La terza è la più clamorosa: la Cirio non avrebbe potuto rivendere la Centrale prima di cinque anni».
Su questa violazione contrattuale si basa la sentenza del Tar.
«Esattamente. E se l’imminente decisione del Consiglio di Stato, prevista per martedì 19, confermerà quella sentenza, saranno dolori».
La clausola contrattuale prevedeva che, in caso di violazione di questo punto, il contratto sarebbe stato nullo e una penalità per Cragnotti pari al prezzo di acquisto. Il Campidoglio ha rinunciato a far valere le stesse clausole che aveva sottoscritto: secondo lei perché?
«Mi pare esista una diffida con cui un’azienda privata, la Latte Sano, richiamava il Comune a esercitare il potere di auto-tutela. Il Comune ha risposto invece con il silenzio. Possibile ma discutibile».
Il silenzio continua. Il Tar dava un mese di tempo per indire una nuova gara o per rinunciare alla cessione. Ma l’amministrazione capitolina fa finta di niente: perché?
«Bisognerebbe chiederlo a Veltroni».
Questa vicenda chiama in causa due ministri dell’attuale governo.
«Prima di procedere nella politica delle privatizzazioni sarebbe serio chiedere un bilancio di quelle attuate finora».
Chiedere a chi?
«Alla Lanzillotta».
Rutelli era il sindaco.
«Anche Rutelli dovrebbe cominciare a fare un bilancio. Lo dovrebbero fare gli amministratori passati e attuali. Il mio articolo era un sollecito».
In Comune però Rifondazione tace.
«Non solo non stiamo zitti. Ma vorrei ricordare che noi raccogliemmo le firme per il referendum contro la vendita, che purtroppo perdemmo per pochi voti. Il nostro partito è impegnato su questo campo. Domenica su Liberazione un articolo di Bruno Steri, che è un importante esponente di Rifondazione, ha ripercorso punto per punto la vicenda».
Sì, ma chi dice al sindaco: oh Walter, se ci sei batti un colpo?
«Guardi, noi non cambiamo le nostre posizioni. Riteniamo che quella scelta del ’97 sia stata un grave errore».