«La vicenda Atesia? Mostra in modo chiaro che non si può andare avanti con una miriade di contratti diversi, utili solo a mascherare il lavoro subordinato. L’Unione deve mostrare chiarezza: per questo la legge 30 deve essere abrogata». Il sottosegretario all’Economia Paolo Cento rimette in auge una parola «dimenticata» dall’attuale governo – «abrogazione» – e preannuncia un «autunno caldo dei precari», con un confronto non certo facile tra due parti della maggioranza: «Da un lato i Verdi, il Pdci, Rifondazione, la sinistra Ds e parte dei cattolici, dall’altra – spiega – l’asse dei “riformisti” Ds e dell’ex ministro Treu: il centrosinistra deve affrontare il nodo del lavoro, già da settembre».
Partiamo da Atesia. Come considerare l’ispezione che ha creato una bufera?
Ovviamente l’ispezione è del tutto condivisibile e legittima, i risultati sono importanti e bisogna dare a tutti i lavoratori il contratto dipendente. Veniamo da una stagione in cui il lavoro degli ispettori è stato reso impossibile da tagli assurdi, che impedivano persino di muoversi dalla sede centrale per andare sui luoghi di lavoro. Per inciso, tra le mie deleghe c’è quella di individuare gli enti inutili nella pubblica amministrazione. C’è bisogno spostare ingenti risorse verso i servizi ispettivi, in modo da svelare decine di altri «casi Atesia» che nascondono precariato e lavoro nero.
Eppure il ministro Damiano sembra voler procedere nella direzione indicata dalla sua circolare: accanto al lavoro subordinato c’è quello parasubordinato, non si può fare di tutta l’erba un fascio.
Ecco, credo che qui si tocchi un nodo centrale che riguarda tutto il governo, e di cui si dovrà venire a capo già dal prossimo autunno. Noi dobbiamo dare un segnale chiaro e forte, non si possono confermare questi tipi di contratti ambigui, che per forza di cose si prestano a celare lavoro subordinato. Ecco perché bisogna ribadire che la legge 30 deve essere abrogata, e insieme bisogna affrontare il pacchetto Treu, la figura dei cococò, i contratti a termine. Nodi di fronte a cui la sinistra non può restare «dormiente». Non si può più eludere il confronto tra i partiti: da un lato i Verdi, Rifondazione, il Pdci, la sinistra Ds e parte dei cattolici, dall’altra parte la posizione di Treu e dei «riformisti» Ds.
Il ministro del lavoro afferma di rifarsi letteralmente al programma dell’Unione. Lo sta rispettando alla lettera?
Il programma dice chiaramente che bisogna stabilizzare il lavoro e combattere la precarietà, passando per una modifica radicale, il «superamento» della legge 30. Quella che propone il ministro Damiano, però, non è un’azione radicale, poiché si dispone a cancellare parti irrilevanti di quella legge, contratti come il job on call o lo staff leasing che le aziende non utilizzano. La certezza delle leggi su questo fronte è fondamentale, le stesse aziende ne hanno bisogno: che ci guadagnano se si moltiplicano le vertenze? Ma se la precarietà deve restare in piedi, allora bisogna istituire subito il reddito di cittadinanza, come è in tutta Europa. Un assegno che compensa il grado di precarietà per tutti coloro che non hanno un posto a tempo indeterminato. Se ne parla espressamente nel Dpef.
In autunno si prepara un conflitto?
La vertenza Atesia ha dimostrato che dove c’è il conflitto poi anche la politica, e i sindacati, vengono dietro ai lavoratori. Mi auguro un «autunno caldo dei precari», dove il conflitto sociale strappi al governo le riforme necessarie. La manifestazione di fine ottobre, «Stop precarietà ora», sarà importante.