ROMA – Il Partito democratico continua a beneficiare dell’effetto Veltroni e nelle intenzioni di voto degli elettori è attestato al 28%. Un risultato buono (soprattutto rispetto ai primi allarmanti rilevamenti estivi, quando il Pd raccoglieva circa il 25%), ma ancora lontano dall’obiettivo 30 per cento e insufficiente a tenere testa al centrodestra che rimane in vantaggio di sette punti sull’Unione. La colpa del divario tra i due schieramenti è infatti soprattutto dell’ala sinistra dell’attuale maggioranza che negli ultimi mesi ha perso sensibilmente consensi.
E’ questa, in sintesi, la fotografia che emerge dal sondaggio sulle intenzioni di voto degli italiani realizzato dalla Ipr Marketing per conto di Repubblica.it. La ricerca, condotta attraverso mille interviste telefoniche, testimonia il momento di affanno del centrosinistra che nel complesso raccoglie il 45,5 per cento delle intenzioni di voto, ben 4,3 punti in meno di quanto ottenuto alle politiche 2006. L’emorragia è colpa prevalentemente di Rifondazione e Comunisti italiani, che stando al sondaggio segnano rispettivamente un -1,8 e un -1,3 per cento. In netto calo anche i Radicali-Rosa nel pugno, con un -1,6 rispetto alle ultime politiche. Si attesta invece all’1% la Sinistra democratica, ovvero la componente della Quercia che ha deciso di non confluire nel Partito democratico.
Fluida, ma comunque con un saldo nettamente positivo, anche la situazione all’interno della Cdl. Forza Italia rispetto al risultato ottenuto alle elezioni generali cresce al 27 per cento, con un balzo in avanti di 3,3 punti. Bene anche la Lega, al 6% (+1,4). In calo, invece, dal 12,3 all’11 per cento Alleanza nazionale e l’Udc, dal 6,8 al 5%. Quella del partito di Casini è però una battuta d’arresto molto relativa. Dal sondaggio Ipr-Repubblica.it emerge infatti molto chiaramente come l’Udc continua ad essere l’ago della bilancia:con l’attuale sistema elettorale il partito centrista potrebbe determinare la vittoria sia del centrosinistra che del centrodestra.
Da segnalare, infine, come dalla ricerca emerga un aumento degli indecisi. Cresce sia la quota di elettori che oggi non si schiererebbero nè con l’Unione nè con la Cdl (2%) e di quelli che, pur essendo certi di votare uno schieramento, oggi non sanno quale partito votare: il 2% del centrosinistra e l’1,5% del centrodestra.