Catastrofe elettorale per Abu Mazen. Trionfa Hamas

A meno di sei settimane dalle legislative palestinesi, Hamas ha stravinto la quarta fase delle elezioni amministrative e ha lanciato una sfida ancor più insidiosa al potere di Al-Fatah che, nel frattempo, continua a fare i conti con una profonda crisi interna proprio nel momento in cui la sua leadership dovrebbe ragionare e trovare le contromisure politiche e sociali alla costante crescita del movimento islamico anche in Cisgiordania. La perdita di Nablus era stata annunciata dai sondaggi ma nessuno si aspettava di vedere la lista di Hamas ad oltre il 70%. Ad Al-Bireh la vittoria degli islamisti è stata altrettanto netta e addirittura sorprendente a Jenin, che tutti ritenevano ancora un baluardo di Al-Fatah. Hamas è stato sconfitto solo a Ramallah, la più liberal delle città palestinesi, dove hanno vinto le liste di Al-Fatah e del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Grazie al successo in una quarantina di villaggi, Al-Fatah ha conquistato la maggioranza dei 414 seggi in palio ma ciò non basta a rendere più sopportabile la perdita di Jenin e la batosta subita a Nablus.

L’avanzata degli islamisti e la possibilità che, il 25 gennaio, Hamas conquisti a sorpresa la maggioranza dei seggi del Consiglio legislativo, potrebbe accelerare alcuni processi politici (e non solo) che vanno ben oltre la crisi interna di Al-Fatah. In bilico è lo stesso presidente Abu Mazen. Washington e Tel Aviv da tempo gli chiedono di usare il pugno di ferro e di spazzare via Hamas con i 30mila agenti delle forze di sicurezza dell’Anp. Una richiesta che si farà più pressante di fronte all’evidente crescita del movimento islamico. Privo di carisma – la sua popolarità però è leggermente aumentata dopo l’elezione a presidente – incapace di trovare una soluzione razionale ai problemi di Al-Fatah, non in grado di arginare l’avanzata di Hamas e Jihad, Abu Mazen rischia di essere scaricato da George Bush e Ariel Sharon. All’orizzonte si comincia a scorgere già il suo successore: il ministro degli affari sociali Mohammed Dahlan. «Uomo forte» di Gaza, gradito alla Casa bianca e a Tel Aviv per aver avviato in passato dure campagne di arresti contro gli islamisti, Dahlan ha già fatto una mossa importante. Si è inserito nella lista «Al-Mustaqbal», creata dal popolarissimo leader della nuova generazione di Al-Fatah Marwan Barghuti (in carcere in Israele) che viene data vincente. Dahlan, che alla sete di potere unisce un buon fiuto politico, sta mollando Abu Mazen, suo storico protettore, e segnala di essere pronto a prendere il suo posto.

I motivi del successo di Hamas sono noti, vanno dalla sua battaglia contro la corruzione nell’Anp alla assistenza (economica, sanitaria, scolastica) a migliaia di famiglie impoverite dall’occupazione militare, dalle conseguenze dell’Intifada e lasciate al loro destino. La partita non è chiusa ma Al-Fatah deve dare un segnale forte all’opinione pubblica e manifestare una chiara volontà di cambiamento. Hamas comunque non sta a guardare e, cercando ulteriori consensi, si è attivato per candidare anche un certo numero di donne e smentire chi lo descrive come un movimento che nega diritti fondamentali alla popolazione femminile. Tra le candidate scelte da Hamas figura anche Jamila Shanti, moglie del leader Abdel Aziz Rantisi, ucciso dagli israeliani nell’aprile del 2004. La legge elettorale palestinese riserva una quota di seggi alle donne, assicurando loro un minimo di rappresentatività in una società dominata dagli uomini.

Ieri intanto un colono israeliano, Yossi Shock, è stato ucciso a sud di Hebron da colpi esplosi da un’automobile palestinese in corsa. L’attentato è stato rivendicato congiuntamente dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa e dalle Brigate al-Quds (Jihad). Due donne che si trovavano con lui sono rimaste ferite in modo lieve. Invece un palestinese, Mahmud Shawareh, è morto ieri per le ferite inflittegli da agenti della polizia di frontiera di Israele che lo avevano picchiato. I suoi familiari hanno raccontato che domenica scorsa l’uomo stava lavorando nel villaggio di Noumaan (Gerusalemme) quando alcuni agenti israeliani gli hanno chiesto di seguirlo perché si era avvicinato troppo alla colonia di Har Homa. Shawareh è stato ritrovato cinque ore dopo, privo di coscienza e con il corpo segnato da percosse.