«118.202 votanti, di cui 15.340 si (13%) e 102.315 no (86%), oltre a 547 schede bianche o nulle, 200 seggi permanenti apeti per 5 giorni, oltre a centinaia di seggi mobili allestiti dentro e fuori i santuari della precarietà come le agenzie interinali, i centri per l’impiego, i call center, i centri commerciali sparsi per l’Italia. Sono questi i risultati della consultazione precaria, una consultazione che ha coinvolto i centri sociali e altre associazioni, comitati di base, giovani comunisti e che sottolinea come, oltre ai metalmeccanici, anche il mondo precario esprime la propria netta contrarietà al protocollo del 23 luglio, cioè quei soggetti in carne ed ossa che subiranno in prima persona gli effetti nefasti dell’accordo sul welfare». È quanto afferma il parlamentare di Prc-Se Francesco Caruso. «Lo straordinario successo in termini di partecipazione alla consultazione precaria dimostra come esiste un pezzo di società invisibile e precaria che cerca di riprendersi la parola e decidere del proprio futuro, anche oltre le forme tradizionali della rappresentanza politica e sindacale-osserva Caruso- A quest’universo sommerso della precarietà, segnato dalla sofferenza del presente e dall’incertezza del futuro, nè i sindacati e ancor meno il governo, prestano attenzione: per questo oggi abbiamo tentato simbolicamente di consegnare le nostre schede elettorali ai segretari confederali di Cgil-Cisl-Uil durante la loro conferenza stampa presso la sede nazionale della cisl in via Po, ma anche stamane si sono ben visti dal prendere in considerazione non tanto le schede elettorali dei precari quanto le istanze e i diritti di precari, di disoccupati, di lavoratori intermittenti, a nero, a progetto, interinali, cococo, cocopro». «Se i padroni sono ben rappresentati dalla Confindustria, unica organizzazione sociale che non ha mai smesso di praticare la lotta di classe, e i pensionati e i lavoratori sono rappresentati dai sindacati-conclude Caruso- al sempre più numeroso esercito di precari non resta che praticare il terreno dell’autorganizzazione sociale per tentare di fermare e invertire il processo sempre più selvaggio di sfruttamento e precarietà che devasta le proprie esistenze. Ed è per questo che, al di là delle cifre, il nostro referendum precario vale molto di più di una semplice consultazione».