Caruso: «Codice Rocco e follia così si inventa una cospirazione»

Mastella è un’ipocrita: mi aspettavo la sua solidarietà perchè lui non solo ha turbato le funzioni del governo, che è il reato imputato a noi di Cosenza, ma l’ha fatto cadere. Lui che grida allo scandalo se inquisiscono i suoi amici e parenti, non può tacere quando a finire sotto inchiesta sono attivisti, non inquisiti per mafia e tangenti, ossia per il potere, ma per aver lottato contro il potere». Francesco Caruso, il cospiratore a detta del discusso pm Fiordalisi (4 volte sotto inchiesta del Csm e legato alla chiusura dell’inchiesta sull’affondamento della portarifiuti Jolly Rosso). «Caruso già pregiudicato per stampa clandestina», ha tuonato Fiordalisi nell’aula di Cosenza. «La giuria popolare avrà pensato a un quasi terrorista – ricorda Caruso – invece è solo la mia prima denuncia, e prima condanna, per attacchinaggio di manifesti senza il nome dello stampatore». Allora e oggi reati tratti dal vecchio e perverso arnese che è il Codice Rocco, classe 1931, inventato per perseguitare gli oppositori del fascismo.
33 anni quelli di Caruso, decine di denunce, tutte seguite da Saverio Senese, avvocato napoletano anche lui, una trentina d’anni prima, vittima di un teorema emergenziale. Siccome difendeva anche gli inquisiti per lotta annata venne incarcerato perché sospettato di essere il trait-d’union tra brigatisti e nappisti. Una vita piena di coincidenze quella dell’attuale deputato eletto nel Prc. La prima denuncia arrivò nel ’93: 50mila lire di multa per stampa clandestina. Il diciannovenne Caruso aveva attaccato manifesti contro il G7, vertice durante il quale fu recapitato un celebre avviso di garanzia all’allora premier Berlusconi. E l’allora sindaco Bassolino utilizzò il vertice per avviare il rinascimento napoletano.
Il giorno appresso alla lunghissima requisitoria di Fiordalisi che ha chiesto per lui e altri 12 militanti mezzo secolo di galera variamenti distribuiti, Caruso è «sconcertato e allibito – dice a Liberazione -dall’accavallarsi di storie di repressione e criminalizzazione delle lotte sociali. Tutte storie le più sballate possibili…». Come “sballate”? «Pensa che a ottobre è arrivata la sentenza di primo grado per le autoriduzioni dei disoccupati organizzati del 2004 all’Ipercoop di Afragola. Il direttore, per non farci stare col megafono e i fischietti nel supermercato, ci regalò 100 chili di pasta col marchio degli aiuti umanitari dell’Ue». Ma per il giudice tutto ciò fa 3 anni e mezzo per estorsione aggravata. «Perché eravamo più di 5». E legge parte del dispositivo: “Sotto la minaccia di prorogare la manifestazione estorcevano Kg 100 di pasta”». E chi è cospiratore può anche essere una spia. Così la pensa chi m’ha mandato sotto processo ad Avellino per la più classica azione simbolica: tagliare la rete di una base Nato dismessa, a Montevergine». Ma alla voce «follie», Caruso iscrive altre disavventure giudiziarie: «Mentre ripartivo da Venezia, nel 2001, mi sono fermato a un presidio di una casa occupata e ne ho adoperato il bagno. Fui denunciato, con altri, per associazione a delinquere finalizzata all’estorsione di case, come quelli di Action, e come loro siamo stati assolti. Senti quest’altra: dopo il controvertice di Riva del Garda mi piombano in casa all’alba, terrorizzando miamadre,10-12 poliziotti con un mandato alla ricerca della paletta trafugata negli scontri blandi di Riva perquisizione alle cinque del mattino». Torniamo ai processi “normali”: «Una volta mi chiama Michele De Palma, “Francesco ma dove sei? Vieni a Terlizzi, c’è tutto il paese in piazza!”. Eravamo in migliaia con Nichi Vendola in testa contro la chiusura dell’ospedale. Alla fine della tarantella a chi arriva la denuncia? A me e De Palma. Ora Nichi è teste a carico della difesa». Il cronista a questo punto chiede se ne ha per molto con il catalogo dei processi. «C’è quello per il 17 marzo 2001 a Napoli: io che urlo “che cazzo fate!” a certi che avevano le mazze ma secondo l’accusa sarei stato il capo dell’assalto». E poi ci sono i blocchi stradali, reato depenalizzato ma che prevede multe e pignoramenti che stanno «mettendo in croce» centinaia di attivisti.
E veniamo a Cosenza: «La digos e i Ros si sono messi sotto scientificamente, mai come in casi come questi si può parlare di persecuzioni. Pensa che dagli atti di Cosenza risulta che ci sono ancora cimici in una casa in cui abitavo a Napoli e mai bonificata, il mio cellulare è stato intercettato per due anni e mezzo dai Ros di Benevento in cerca di una fantomatica associazione sovversiva mentre Cosenza mi intercettava il telefonino, il numero di casa di mia madre, quello del centro sociale. Perfino la procura di Napoli trovò che le intercettazioni erano preventive, quindi illegali, tanto che il gip Di Stefano formulò un’ipotesi di reato a carico dei Ros». Tutto ciò non impedirà a Fiordalisi di far scattare il blitz del 15 novembre 2002 da parte degli uomini di Ganzer, «quello che ha messo in carcere tre ragazzini per una scritta sul muro a Spoleto», ricorda ancora Caruso. Fiordalisi volle per loro le carceri speciali dove ancora c’erano detenuti per terrorismo. «Per rafforzare l’idea di una retata di sovversivi». E ricorda Caruso che il teorema dei Ros finì a Cosenza dopo aver bussato invano a 22 procure. «è stato riadattato -con un collage tra le inchieste per associazione sovversiva a Napoli, Benevento e Cosenza -sul preconcetto che Genova fosse organizzata non dal Gsf ma da una banda di cospiratori riuniti il 19 maggio 2001 in un cinema di Cosenza. Salma delle centinaia di assemblee di preparazione ma è stata considerata l’inizio delle azioni per (e riprende a leggere dai faldoni che lo assediano, ndr) “turbare l’esecuzione delle funzioni del governo, sovvertire ordinamento economico, sopprimere la globalizzazione dei mercati, alterare l’ordinamento del mercato del lavoro”. E il pm ha insistito dicendo, ad esempio, “vedete questo comunicato che siamo riusciti a intercettare telematicamente”, è un volantino che è su tutti i siti. Oppure “ecco le intercettazioni”, ima sono quasi tutte interviste uscite il giorno dopo sui quotidiani più diffusi. E’ stato modificato in corso d’opera ma resta un teorema e resta assurdo».
Dopo la requisitoria detenuti e militanti si sono incontrati in un centro sociale di Cosenza. C’è da organizzare il corteo nazionale del 2 febbraio. Solo qualche valutazione politica prima di scendere nei dettagli dell’organizzazione. «Secondo noi Fiordalisi ha cercato attestarsi su un livello plausibile di pena per cercare di convincere la giuria popolare. Se avesse chiesto 30 anni visto che dovevamo abbattere il pianeta Terra, chi gli avrebbe creduto? Comunque è una pena pesante mascherata dagli anni di libertà vigilata. Adesso bisogna riattivare in pochissimo tempo il circuito garantista che s’era riuscito a spendere su questo terreno. E la crisi di governo non ci aiuta, anzi ci oscura».