Traduzione di l’Ernesto online
*Heinz Dieterich, sociologo e analista politico tedesco attualmente residente in Messico, collabora a diversi giornali in Europa e America Latina ed è autore di una trentina di volumi sull’America Latina, la società globale, le controversie ideologiche del XX secolo ed altre questioni di carattere filosofico e sociologico.
Contenere e distruggere la Cina
Quanto più insistono Hillary Clinton e Barack Obama sul fatto che non cercherebbero di contenere la Cina, tanto più vengono contraddetti dall’evidenza della loro stessa politica, ad esempio: la campagna dei “diritti umani” per l’incarcerato premio Nobel della pace Liu Xiaobo; il tentativo di creare un blocco politico-militare anti-cinese intorno ai conflitti del Mar Cinese Meridionale; i tentativi di guerra monetaria e di isolamento di Pechino al vertice del G-20 di Seul e le prove di alleanza strategica con Indonesia e India.
La classe politica statunitense aveva sfruttato nel 1990 la “vittoria di A. F. Kerenski” sul Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Nei suoi documenti confidenziali si afferma che non oltre il 2025,
Chiang Kai shek trionferà sul Partito Comunista Cinese. Non è senza fondamento questo calcolo. Oggi, circa il cinquanta per cento degli intellettuali cinesi appoggerebbe questo progetto.
L’imprigionamento di Liu Xiaobo e Carta 08
Dietro l’imprigionamento del premio Nobel della pace, Liu Xiaobo, intelligentemente promosso nell’apparato mediatico dal peruviano-spagnolo Mario Vargas Llosa e dal Comitato Nobel del Parlamento norvegese, c’è la cosiddetta Carta 08, un manifesto reso noto nel dicembre 2008, da circa 300 intellettuali e attivisti cinesi, che chiedono in diciannove punti riforme politiche, diritti umani e “la democratizzazione” della Repubblica Popolare Cinese. L’autore principale è lo scrittore Liu Xiaobo.
La Carta 08 ricorda la Carta 77 della Cecoslovacchia che rappresentò il modello ideologico per il successo della “Rivoluzione di velluto” e l’installazione alla presidenza dello scrittore Vaclav Havel. Havel, il principale autore di Carta 77, è in questo momento, insieme ad Aznar, uno dei nemici più feroci di stati socialisti, come Cuba e Cina (“regime tirannico”), e di governi popolari come quello venezuelano. La cosa più rilevante non è, certamente, l’eventuale carattere reazionario degli intellettuali che hanno scritto e promosso Carta 08, ma il carattere politico del documento. Il suo contenuto classista è la resurrezione di un regime capitalista neoliberale, con sovrastruttura parlamentare e multipartitismo borghese.
Tutto il potere alla borghesia
Il punto 14 della Carta, “Protezione della proprietà personale”, chiede che si debba “stabilire e proteggere il diritto alla proprietà personale e promuovere un sistema economico di mercato libero e onesto. Dobbiamo abolire i monopoli governativi sul commercio e l’industria, e garantire la libertà di creare nuove imprese. Dobbiamo avviare una riforma agraria che favorisca la proprietà privata della terra, che garantisca il diritto di comprare e vendere la terra, al vero valore della proprietà privata di riflettersi sul mercato”.
La Democrazia deve essere una “democrazia parlamentare”, quindi retta da molti partiti politici. Ciò significa la fine del ruolo dirigente e del monopolio politico del Partito Comunista Cinese (PCC), “attraverso l’abolizione di tutti i Comitati politici e legali che permettono oggi alle alte cariche del Partito Comunista di decidere in merito a tutte le questioni di fondo fuori da un contesto giuridico”. I militari, a loro volta, “devono prestare giuramento alla costituzione” e “rimanere neutrali”.
La risposta della Cina e il pericolo per la Patria Grande
E’ evidente che la Carta 08 pretende di abolire l’ordine politico esistente in Cina. E’, pertanto, anticostituzionale e sovversiva. Il governo cinese ha risposto a questa minaccia con la forza della legge, con argomenti e con il suo potere economico-politico. Ha proibito a due noti attivisti dei diritti umani cinesi, di partecipare alla cerimonia della consegna del premio Nobel, il 10 dicembre a Oslo; Ha spiegato alla popolazione all’interno della Cina che la consegna del premio Nobel a Liu Xiaobo è una manovra della Nuova Guerra Fredda Asiatica (NGFA) di Obama/Clinton, e che molte delle richieste (ambiente, lotta alla corruzione, uguaglianza città-campagna, ecc.) fanno parte della stessa politica del governo; infine, sul piano internazionale ha ammonito i governi borghesi a non assecondare il circo di Oslo per non “patirne le conseguenze” (Cui Tiankai, sottosegretario agli Affari Esteri).
Il governo cinese ha affrontato l’imperialismo di Washington anche di fronte al vertice del G-20, abbassando la qualità del credito (credit rating) di Washington, a causa della “decrescente capacità degli Stati Uniti a ripagare i suoi debiti” e i “seri difetti nel suo modello di sviluppo economico e nel management”. Sono risposte dignitose e necessarie a tenere in riga il pericoloso complesso militare-industriale statunitense. Purtroppo, Cuba e Venezuela non possono difendersi allo stesso modo dalla Nuova Guerra Fredda, che con la vittoria del fondamentalismo repubblicano presto si farà sentire nell’emisfero occidentale. Il nuovo potere della mafia cubana (Dip. Ileana Ross-Lethinen), e l’accresciuto peso della reazionaria imperiale Hillary Clinton, preannunciano tempi estremamente difficili per i governi popolari dell’America Latina. Occorrerà vedere fino a dove la Cina è disposta ad appoggiarli, davanti alla crescente pressione di Washington.
Just a joke
It is just a joke, ha definito recentemente Noam Chomsky il premio Nobel della pace: “non è che uno scherzo di cattivo gusto”. E ha tutte le ragioni. Speriamo che la Sinistra mondiale capisca questo dirty joke e che non si unisca ai pagliacci scandinavi della Nuova Guerra Fredda di Obama/Clinton: peones del Complesso Militare-Industriale statunitense. Il governo cinese, nel frattempo, dovrà sviluppare la democrazia partecipativa e l’economia di equivalenze del post-capitalismo, come unica blindatura duratura contro questo tipo di sovversione dell’Occidente.
Dovrà creare, in una parola, l’indistruttibile Muraglia Cinese del Socialismo del XXI Secolo.