Caro Sofri, le tue sciocchezze sono più pericolose delle bugie

Gino Strada dice «sciocchezze colossali», scrive greve Adriano Sofri: «Nei confronti dell’oppressione di governi brutali contro i loro sudditi, della sofferenza impressa nei loro corpi e nelle loro anime, noi, loro simili privilegiati, siamo come altrettanti medici senza frontiere, altrettanti soccorritori d’emergenza, tenuti a occuparcene, a solidarizzare e a prendercene cura»; è come se fossimo legati tutti ad un universale giuramento d’Ippocrate, che c’impegna «a mettere la guerra al bando dalla vicenda umana e, proprio per questo, a metterle sosta o fine dove infuria, a intervenire con una legge internazionale, un tribunale internazionale, una polizia internazionale, dove sia violata l’incolumità di comunità e minoranze e persone e sia schiacciata la loro dignità».
“Sciocchezze” in inglese fa anche “bullshit”, che ritradotto in italiano diventa “stronzate”. La loro differenza rispetto alle menzogne, secondo il filosofo Harry Frankfurt, sta nel fatto che si tratta di affermazioni dal valore di verità indecidibile. Chi racconta stronzate, infatti, non è che rifiuti l’autorità della verità, ma semplicemente non si preoccupa che le cose che dice descrivano correttamente la realtà: «le sceglie, o le inventa, perché si adattino ai suoi scopi».

Se ci fossero una legge internazionale, un tribunale internazionale e una polizia internazionale non ci sarebbe nessun pacifista a fare cortei di protesta, esattamente come non ci sono pacifisti a protestare quando le forze dell’ordine arrestano qualcuno che un tribunale ha indicato come responsabile di un crimine. Ma un tribunale internazionale non c’è: a nostra conoscenza, esiste un trattato che vorrebbe istituire qualcosa del genere, ma non può funzionare a causa del rifiuto opposto dagli Stati Uniti e da altri stati, giustamente definiti “canaglia”. Se manca un tribunale, chi stabilisce se la legge è violata?

Ancora. Un vecchio ma non invecchiato principio dello stato di diritto recita “nullum crimen, nulla poena sine lege”. Alle spicce, significa che un certo comportamento non può essere configurato come delitto né essere suscettibile di sanzione se non in forza di una legge ad esso anteriore.

Conosce Sofri norme internazionali che stabiliscano che la comunità internazionale è abilitata a intervenire ovunque uno stato commetta degli illeciti nei confronti dei propri cittadini? E se sì, di quali illeciti? Una legge che preveda la pena di morte, dunque l’omicidio di stato, legittima la comunità internazionale a ergersi a medico “sans frontières” e bombardare la città dov’è fissata l’esecuzione capitale? E chi è, poi, la “comunità internazionale”? L’Onu? La Nato? Una qualunque coalizione di volenterosi?
Infine, ammettiamo pure che abbia ragione Sofri a contestare quanti negano che «dentro la sovranità degli Stati nazionali, feticcio ravvivato dal pacifismo assolutista, ci sia bisogno di una legge, un tribunale, una polizia», cioè di «una forza legittima e proporzionata e trasparente» che è «il contrario della potenza tracotante e smisurata e opaca della guerra». Risulta a Sofri se il difetto di informazione circa l’odierna situazione in Afghanistan, di cui pure si lamenta, si debba magari al fatto che, essendo quello un teatro di guerra, la diffusione delle notizie è vincolata al “placet” delle autorità militari? E se quella in corso è una guerra, in che misura si può definire la forza impiegata «legittima e proporzionata e trasparente»?

Altra questione è il voto e il governo, e non c’entriamo. Nemmeno c’interessa se Sofri sia al corrente che argomenti analoghi ai suoi ha usato un altro ex-sessantottino, Paul Berman, per giustificare la guerra di Bush all’Iraq. Il punto qui in discussione è che, se non ci sono leggi, tribunali e polizie sovranazionali, le argomentazioni di Sofri sono indecidibili, proprio come le stronzate. Le quali, peraltro, sono un nemico della verità assai più pericoloso delle menzogne: a stargli appresso, si potrebbe finire in compagnia del prefetto Mori, che per stanare i mafiosi di un paesetto siciliano, che godevano della timorosa protezione delle loro stesse vittime, non esitò a cingerlo d’assedio e ad affamarne e assetarne gli abitanti, donne e bambini inclusi. Era un fascista.