«Caro Epifani, il protocollo non ci piace: pensate ai precari»

BLITZ Ottanta, forse cento studenti. Hanno fatto irruzione ad una assemblea della Flc-Cgil, organizzata all’Università Roma Tre in vista delle elezioni per le Rsu.
Hanno bloccato i lavori, letto il loro comunicato e se ne sono andati. Il tutto in venti minuti appena. Letta così, e cioè come recita il comunicato della Cgil, la contestazione degli studenti di sinistra al segretario confederale Guglielmo Epifani, presente all’incontro, non racconta lo stato di tensione che ieri si è respirato presso le terza Università romana.
Quello degli srudenti dei collettivi è stato un blitz in piena regola nonostante la Cgil lo abbia inquadrato «nell’ambito di una normale dialettica, di un confronto, anche se ovviamente vivace». Un attacco operato sapendo che la presenza del leader della Cgil lo avrebbe amplificato.
Il gruppetto di manifestanti ha accolto l’arrivo di Epifani presso l’aula magna con slogan e fischi. Non tanti per la verità.
Ma piuttosto rumorosi. La contestazione è andata avanti anche a lavori iniziati. Gli studenti hanno tentato l’irruzione all’interno della struttura. In un primo momento sono stati fermati sulle scale dalla polizia,
una ventina di agenti in borghese. Urla e qualche spintone. Gli studenti hanno poi sostenuto, in un comunicato, che uno di loro sarebbe rimasto «ferito al setto nasale». Pochi minuti dopo, comunque,
anche grazie alla mediazione della Cgil, sono entrati e hanno letto un comunicato, come avevano chiesto. Nella nota i manifestanti, che sostengono la protesta dei sindacati di base del 9 novembre contro il protocollo sul Welfare, hanno spiegato di voler contestare «il decreto Mussi che ha esteso il sistema dei numeri chiusi tra triennio e la specialistica», i tagli «crescenti a Università e ricerca in ogni Finanziaria», l’intesa del 23 luglio e, di riflesso, il ruolo svolto dal sindacato e dal leader della Cgil. Una volta letto il comunicato sono usciti e i lavori sono andati avanti regolarmente. Più tardi, ad acque calme, nel suo intervento Epifani ha commentato l’episodio. «Nessuno – ha detto il segretario – pensi che la Cgil possa abbandonare anche solo per un secondo la sua battaglia contro la precarietà. La nostra battaglia continuerà con la forza e la determinazione necessaria». «Se il precariato è intollerabile ovunque -ha aggiunto Epifani – lo è tanto più quando riguarda settori che investono i rapporti con le persone, e lavoratori a cui vengono chieste grandi responsabilità». Per esempio «negli asili nido, nelle università, e negli ospedali».
Il numero uno della Cgil ha anche chiesto l’intervento del governo sulle Università: «Servono meno nepotismo, meno favoritismi, meno parentopoli. L’Università non può tornare ad essere in mano a baroni», va guidata da «una classe docente di qualità scelta in base a criteri di competenza, serietà, e rigore morale». Poi, anche sul tema di stretta attualità della sicurezza, Epifani ha usato parole chiare contro i «rigurgiti di xenofobia, uno squadrismo che rialza la testa».
Resta comunque la contestazione. Sdrammatizzata dalla Cgil e dal suo leader. Al quale è arrivata la solidarietà del ministro dell’Università fabio Mussi, la condanna dell’Unione degli studenti («un atteggiamento strumentale che non favorisce il reale confronto fra studenti e lavoratori») e un «mi dispiace» del presidente della Camera Fausto Bertinotti.