Ad un mese di distanza dal mio avvenuto rilascio, libertà riconquistata aldifuori delle carceri israeliani, in cui sono stato detenuto illegalmente per otto lunghi giorni da un regime di apartheid camuffato malamente da democrazia, persistono in me gli strascichi di qull’esperienza provante, sul mio sistema nervoso e nella consistenza dei miei incubi, che si fanno plumbei e pesanti quando l’insonnia molla la sua presa aguzzina…
Cara Redazione dell’ERNESTO,
vi scrivo per ringraziarti dell’allenza espressa, nell’aver segnalato il mio articolo per Il Manifesto, la vicinanza di intenti e sentimenti, nella drammatica distanza fra il mondo e la mia cella d’isolamento 3×3 metri a Tel Aviv, mi ha permesso di non scoraggiarmi mai, la percezione che altrui anime e menti mi erano di sostegno, mi è stata di enorme supporto sebbene fossi costretto al silenzio e impedito ogni contatto con l’esterno.
Se è stata fatta minima denuncia e luce e levate si sono le grida di scandalo verso quella macchina di discriminazione israeliana che vorrebbe stritolare dietro di sè ogni impalcatura di dialogo e pace, se anche dal mondo politico ci sono state promesse di futuri coinvolgimenti diretti, e se soprattutto nella stessa società civile israeliana ci sono stati dichiarazioni di impegno per cercare di spaccare questa catena di apartheid, nulla è stato vano, non c’è stata sconfitta.
Nonostante la sentenza del giudice si è espressa a nostro sfavore non è stata sconfitta l’aver posto sotto l’attenzione di sporadici media, (e ciò va a merito di coloro come VOI che han fatto brillar l’occhione del web) e conseguentemente della coscienza civile, ciò che il regime di apartheid israeliano esprime senza remora e vergogna.
Non è stata sconfitta se dal mondo politico cui mi sento maggiormente rappresentato (suona ardimentoso ammetterlo) sono giunti propositi di future benevole complicità specie per domani, (inshallah) quando l’opposizione sarà occupata dagli ignavi fascisto-xenofobi adesso al governo.
Non è stata sconfitta soprattutto per i recenti segnali che dall’interno della stessa società civile israeliana, si sta muovendo qualcosa a nostro supporto, a denuncia di questo ennesimo valico ostruito al dialogo della pace.
Infatti oltre ad offerte di future assistenze legali, che bypassando inconsapevoli amici hanno coinvolto importanti avvocati israeliani, si è interessato a noi ed in procinto di nascita una forte alleanza, con una personalità di spicco della società intellettuale e attivista per i diritti umani in Israele come è Uri Davis; il primo vero attivista a praticare la disobbedienza civile in Israele (negli anni 60) che ha gridato più volte ed ad alta voce: NON IN MIO NOME!, che ha denunciato al mondo la vera apartheid dentro Israele.
Che proprio da Israele siano giunti questi incoraggianti segnali, ci fa ben sperare affinché questo regime di discriminazione inizi a traballare, per i cittadini israeliani arabi, per gli internazionali operatori umanitari e i palestinesi tutti, ma non ultimo per il bene stesso d’Israele.
La futura collaborazione con Uri Davi potrebbe essere la chiave per smantellare la macchina di apartheid dal suo interno… inshallah.
Da parte nostra non ci arrenderemo certo dinnanzi alla minaccia di nuove possibile detenzioni, da parte mia, le forze di sicurezza e polizia israeliane devo ben mettersi in testa, che più prendo botte, più mi somministano le loro vigorose dosi di ultraviolenza, più cresce in me un innato desiderio di riscatto, mi temprano e mi assetano di sete di giustizia.
E poco importa se ci denigrano come antiisraeliani, o peggio filoterroristi, banditi. Non importa specie se pensiamo che bandito, terrorista era tacciato Gandhi, seduto sui binari delle ferrovie inglesi, Martin Luther King che occupava le scuole proibite ai neri.
Non si chiudono le idee in una galera, (come mi ha scritto di recente un consigliere Ds della mia provincia citando Guccini)
le mie anche sottochiave volano, e non si arrende la nostra straordinaria volontà di agire per la Pace.
Non si è sconfitta l’apartheid negli Usa in due giorni, non si è liberata dal colonialismo inglese l’India in poco tempo, Noi non ci arrendiamo all’idea che venga vietata la possibilità di manifestare la solidarietà internazionale alla Palestina, e di lavorare laggiù per la pace fra i due paesi in conflitto.
Cari Ernestini,
continuate così, nel valorosa opera di diffondere una cultura di “risveglio”, troppe coscienze osservo in giro come colte da un glaciale letargo indotto da chi ci vorrebbe poterci manovrare a suo piacimento.
Poco tempo da qui alle elezioni, alla caduta dell’imperatore, ora, il mio timore e che il nostro cavaliere una volta spodestato si possa comportare da Nerone, o forse peggio, sento puzza di zolfo nelle nostre piazze…
Sta a voi, pardon a NOI, società civile “risvegliata”, vigilare affinchè non avvenghino nuovi attentati alla democrazia, l’Italia è così piena di anedotti precedenti.
Goodnight, Buenas noche,
Leila Saida!