Cara Liberazione, questa Italia di oggi è più berlusconiana di Berlusconi…

Caro Sansonerti, fai bene a chiederti quali sono i limiti della partecipazione al governo delle sinistre e di Rifondazione Comunista. E’ una domanda sacrosanta alla quale si possono dare diverse e concrete risposte. Quelle del sottoscritto, magari, sono molto più estreme di quelle di altri. Tuttavia ho l’impressione che la tua domanda sui limiti non avrà risposta. E mi dispiace: io credo che non dare risposta a questa domanda sia un suicidio.
La recente campagna del Partito Democratico e del governo contro i migranti, è l’esempio di una catena di sant’Antonio della riduzione del danno che porta, alla fine, alla catastrofe. Giuliano Amato dichiara che non possiamo lasciare alla destra la possibilità di scatenare un fascismo di massa. Quindi un piccolo fascismo, un po’ contenuto e un po’ più perbene, gestito dal governo di centrosinistra, riduce il danno. A sua volta la sinistra radicale dichiara che non possiamo lasciare che Giuliano Amato e il Partito Democratico si accordino con la destra, pertanto bisogna ridurre la riduzione del danno. E così si va avanti, in un teatrino della politica nel quale si dà per scontato che le misure prese dal governo verranno prima contrastate e poi accettate dalla sinistra radicale che, dopo, mostrerà la sua incisività dichiarando di aver cambiato profondamente le decisioni iniziali.
L’incapacità di scegliere, di decidere, di assumersi le proprie responsabilità sul merito delle questioni, la politica dei penultimatum e delle minacce che si sa già che poi rientreranno, questo ha distrutto tra tante persone la credibilità e la fiducia verso la politica. Oggi si dice che non si può andare contro la marea popolare che dice basta con i migranti. Ma quando il ministro del Tesoro, con una politica di rigore liberista, smantella pezzo per pezzo il blocco sociale del centrosinistra, dalla scuola pubblica alle pensioni, dalla precarietà, alle privatizzazioni, ai contratti, allora quella politica antipopolare può essere accettata. Il populismo di destra va assecondato, a quello di sinistra non si può dare ascolto, lo dimostra anche quello che è avvenuto dopo la manifestazione del 20 ottobre. Che tu, assieme al Manifesto e a Carta, avete avuto il merito di convocare. Manifestazione che poi è finita immediatamente nel tritacarne delle interviste, dei convegni, delle chiacchiere politiciste. Chi doveva rappresentarla nelle istituzioni se ne è già dimenticato. Quanto avviene alla sinistra e a Rifondazione è molto simile a ciò che accade alla Cgil. Se guardiamo il programma dell’Unione e lo misuriamo con la concreta politica del governo è ovvia la domanda: ma che ci state a fare, lì? Se misuriamo la piattaforma congressuale e le lotte passate della Cgil con l’ultimo accordo del 23 luglio, è naturale la domanda: ma che c’entra quell’intesa con gli obiettivi del più grande sindacato italiano? Nella Cgil la paura di restare da soli a praticare il conflitto sociale, anzi la crescente sfiducia nei confronti del conflitto sociale in quanto tale, hanno prodotto una subalternità di fondo all’impostazione moderata e concertativa della Cisl.
In Rifondazione Comunista la paura di ripetere il ’98 è diventata il cardine di ogni scelta politica e si sa che la paura è sempre cattiva consigliera. Il danno peggiore inferto alle forze popolari della sinistra da questo governo e questa maggioranza è la diffusione della paura. La paura di essere responsabili del ritorno di Berlusconi, e poi la paura della paura. Quando i gruppi dirigenti emanano paura è difficile pensare che siano il popolo, i cittadini, la classe operaia ad aver coraggio da soli. Eppure a volte questo succede ugualmente, perché nonostante tutto ci sono lotte, movimenti, manifestazioni che esprimono uno spirito di resistenza e non rassegnazione che guarda al futuro. Tuttavia fino a quando questi movimenti si scontreranno con il voto di fiducia permanente che il governo chiede su se stesso, prima o poi si troveranno di fronte all’attacco alla loro indipendenza e autonomia. Caro Direttore, tu ed io abbiamo subito l’onere di diversi attacchi, in particolare da L’Unità e La Repubblica, essendo considerati agenti di Berlusconi nel campo della sinistra. E’ stupefacente come chi non è mai stato parte o ha tutto rifiutato della storia comunista, ricorra oggi al principio stalinista per cui chi dissente nelle tue file favorisce l’avversario. Così come a destra ci sono gli atei che diventano fondamentalisti religiosi per ragioni di potere, così a sinistra ci sono gli anticomunisti che praticano lo stalinismo. E’ questo l’ultimo cascame del fallimento del centrosinistra. Perché questa è la sintesi di tutto: una strategia che voleva dare rappresentanza politica e istituzionale a
una alleanza di forze tesa a costruire un’alternativa alla destra berlusconiana e alla sua cultura, è oggi fallita proprio nel suo obiettivo di fondo. Oggi nella politica e nella società le ragioni della destra sono più forti di quando al governo c’era Berlusconi. E più berlusconiana l’Italia di oggi di quella governata dal Cavaliere. A questo punto non è neanche detto che il futuro sia il ritorno di Berlusconi al governo. La sua funzione infatti può essere esaurita per obiettivo raggiunto. Ci sono persino discrete probabilità che un governo costruito attorno al Partito Democratico porti avanti questa svolta. Questa è l’evoluzione a destra della politica italiana, rispetto alla quale non c’è alcun reale e visibile contrasto da parte della sinistra radicale. Dire che tutto questo non ha responsabilità, è frutto del destino cinico e baro o addirittura colpa del popolo che non lotta a sufficienza, è una scusa mediocre e
meschina.
Caro Direttore, mi fermo qui perché capisco che ora potrei eccedere. Nulla in politica sta scritto nelle tavole del destino, dunque la catastrofe del centrosinistra poteva essere evitata, se ci fossero stati più coraggio, più capacità di ascolto, più disponibilità verso il dissenso, soprattutto più verità e rigore. Ora andiamo alla crisi di una politica sostanzialmente al buio. Non è chiaro cosa succederà. E’ sicuro però che si ricomincerà a vedere la luce solo quando la sinistra farà la sinistra, sia contro la destra, sia contro il centro, senza assumersi l’obbligo di stare al governo sempre e comunque. Fino ad allora avremo l’antipolitica prodotta dai gruppi dirigenti della politica.