Camminiamo insieme come nel Quarto Stato

“Penso che non si possa prescindere dal rislultato elettorale, però credo che dobbiamo continuam a pensare che l’idea di una sinistra unita è fondamentale soprattutto in un periodo in cui non è rappresentata al Parlamento. Così Wladimir Luxuria deputata uscente di Rifondazione, sempre in prima fila nelle battaglie per l’uguaglianza, il riconoscimento dei diritti. Ed è,infattì,preoccupata per l’ “aria xenofoba e omofoba” che si respira in Italia. «In questo clima culturale clerico-governativo rischiamo un imbarbarimento incredibile».

Dopo il risultato elettorale da dove ripartire la sinistra?
Credo molto in una sinistra unita, dinamica, aperta ai movimenti, capace di accogliere le trasformazioni di una società, non per subirle, ovviamente, ma per governarle e interpretarle secondo i criteri storici dei nostri partiti, a partire da quello dell’uguaglianza: diritti sociali e diritti civili sono due questioni che devono essere trattate m maniera intrecciata e contemporaneamente.

C’è un appello sostenuto da associazioni, movimenti, intellettuali, mondo del lavoro, che chiede ai due partiti comunisti, Pdci e Prc di “ripartire da noi”: che ne pensi?
Ce un’unione fisiologica trai due partiti che si richiamano al comunismo, Rifondazione e Pdci. E non è una fusione a freddo, come è avvenuto
per il Pd, perché abbiamo un percorso, un origine comune, i valori in cui crediamo sono gli stessi. Credo che le vicende che hanno comportato la scissione siano superate. Dunque, come in un “quarto stato”, queste due grandi figure – i due partiti – devono tenersi mano nella mano, assieme a chi vuole camminare con noi. Magari con meno diktat…

A cosa ti riferisci?
Sia sul simbolo, sia sulle candidature, la Sinistra arcobaleno è sembrata un’operazione calata dall’alto. Questo ha contribuito a creare la sfiducia che poi si è tradotta nel calo del consenso elettorale. Ora è un momento di assestamento, bisogna capire in quanti credono nel progetto dell’unità, ma la cosa fondamentale è fare una consultazione con gli iscritti, ritornare a fare dibattiti, incontri, radicarsi nei tenitori, sentire gli umori dei tesserati. E’più il contenuto di un progetto a determinarne il simbolo che viceversa.

E comunque i simboli del lavoro non sono superati…
Assolutamente, sono di grande attualità. Ce una frase di Giorgio Gaber che dice: “Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista, qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana, qualcuno era comunista perché pensava di poter essere felice solo se lo erano anche gli altri”. Ecco, quest’ultima frase per me riassume quello che è il comunismo.

In che modo stai continuando a fere politica in questo periodo?
Come la facevo prima del 2006. Non ho mai perso i contatti con il mio movimento, infatti parteciperò al Gay Pride di Roma, di Biella, di Bologna: non mi sento meno legittimata a sostenere le mie idee perché non sono più parlamentare.