Camilleri accusa Bush di terrorismo: «Non provoco, dico ciò che penso»

Incontro con lo scrittore siciliano. Che parla della guerra in Iraq

«Ma quale provocazione, io dico solo quello che penso». Tra gli ufficiali e verbosi ringraziamenti dei funzionari Rai che ieri hanno festeggiato posticipatamente gli 80 anni del loro “impiegato” in occasione della presentazione alla stampa delle prossime puntate del Montalbano televisivo, riusciamo a strappare ad Andrea Camilleri qualche attimo per parlare d’altro. Nonostante la stanchezza e il caos, lo scrittore siciliano non si sottrae. Del resto, le sue dichiarazioni di sabato scorso (giorno del suo compleanno) al Tg3 a proposito dell'”oscenità” dell’azione di guerra in Iraq da parte del governo americano in risposta all’attacco alle Torri gemelle, hanno sollevato nelle ultime ore un piccolo putiferio sulla stampa. Qualcuno gli ha dato del provocatore. Evidentemente, a proposito dell’11 settembre, c’è qualcosa che ancora non si può dire… «E io non capisco cosa sia – ci risponde – Ho ripetuto una dichiarazione che avevo fatto già il giorno in cui gli americani decisero di attaccare l’Afghanistan. Ecco, in quella affermazione ho fatto un errore e chiedo venia. Non gli americani, ma l’amministrazione Bush, perché io non sono un antiamericano. Quando l’amministrazione Bush decise di attaccare l’Afghanistan dissi: “Ecco, una risposta oscena a un atto osceno”. Lo affermai allora, in un’intervista su un giornale. Ma evidentemente una cosa è dirlo sulla stampa, altra cosa dichiararlo in televisione. E così – continua lo scrittore – a distanza di anni non ho fatto altro che ripetere la stessa cosa che dissi allora. Se ne accorgono ora, ma che ci posso fare io?». Poi, il suo volto si incupisce, gli occhi si fanno più fermi: «Non tollero però – aggiunge – che mi si dica che lancio provocazioni. Io non provoco proprio nessuno, non me ne frega niente di farlo. Provocare significa avere di fronte qualcuno e provocarlo, ma a me non interessa, io ho espresso solo il mio pensiero». Evidentemente ha di fronte qualcuno facile a sentirsi provocato, e questo 11 settembre è una data che qualcuno considera intoccabile, indiscutibile. «Sono problemi suoi. Mi si può dire tutto, ma non accetto che si faccia una diversità tra morti di serie A, quelli che hanno l’aura del sacrificio, come disse Bevilacqua sul Corriere, e morti di serie B ovvero gli iracheni e gli afghani che quest’aura evidentemente non hanno. Questa è una cosa che mi indigna. I morti sono uguali. Ci possono essere differenze nelle motivazioni politiche e anche di queste varrebbe la pena discutere. Ma io penso che una guerra contro popolazioni inermi, che non hanno un aereo né un cannone antiaereo per difendersi, a mio avviso equivale a un atto di terrorismo. E di questa affermazione mi assumo in pieno tutte le responsabilità».