I «furbetti del telefonino» sono sempre in agguato: molte stabilizzazioni dei call center stanno procedendo male, e i lavoratori vengono danneggiati da accordi separati che le aziende propongono via via ai diversi sindacati. Che purtroppo spesso firmano: così si viene «stabilizzati» con contratti di apprendistato o a tempo determinato, che di stabile hanno ben poco, o con orari di lavoro molto più bassi di quelli effettivamente svolti come cocoprò. Molti lavoratori, poi, restano a progetto, perché i sindacati «crumiri» avallano la teoria che l’outbound (l’operatore che fa le telefonate) è inquadrabile come «atipico»: un principio contenuto nella «circolare Damiano», e che giustifica l’esistenza dei contratti parasubordinati – una «truffa» ai danni di veri e propri dipendenti «mascherati» – anche sotto il governo dell’Unione.
Faremo una disamina di alcuni contratti separati, segnalando ancora una volta i «buoni» e i «cattivi»: abbiamo indicato tra le imprese «modello» un gruppo francese, la Teleperformance, che lunedì scorso ha esteso ai 746 operatori romani quanto già disposto per i 1568 tarantini: hanno tutti un tempo indeterminato a 36 ore settimanali, e la gran parte di loro era outbound. Un «optimum» che non ha ancora eguali tra gli imprenditori italiani, che restano per il momento – con diverse sfumature – tra i «furbetti». La «maglia nera» sindacale va alla Cisl, che con le sue diverse sigle – dalla Fim alla Fistel – è quella che ricorre più spesso tra gli accordi separati al ribasso, ma abbiamo trovato anche casi in cui la Cgil ha firmato contro Fim, Fiom e Uilm, o dove le stabilizzazioni «patacca» sono state siglate da Fiom e Nidil Cgil. Bisogna ricordare infine che per usufruire degli incentivi in finanziaria restano pochi giorni, fino al 30 aprile, e poi dovrebbero partire le ispezioni.
Electa di Sassari. Un caso interessante riguarda la Electa di Sassari (53 dipendenti e 183 cocoprò). Qui i lavoratori hanno sempre fatto una media di 48 ore settimanali (inclusi sabati e straordinari), ma l’azienda ha deciso di concedere contratti di 20 ore (per il 40% di loro), 25 (30%) e 30 ore (30%). Inoltre, ha disposto il passaggio dal contratto metalmeccanici alle tlc, peggiore sul fronte salariale e normativo. L’ipotesi non è piaciuta a Fim, Fiom e alla maggior parte delle Rsu, che si sono alzati dal tavolo, ma è stata firmata da Uilm locale, Cgil, Cisl, Uil e da Nidil, Alai e Cpo. Un fatto curioso: l’unica Rsu che ha firmato è insieme rappresentante Cpo Uil e Uilm. Ma subito dopo l’accordo i tre leader di Fim, Fiom e Uilm Gianni Rinaldini, Giorgio Caprioli e Tonino Regazzi hanno mandato una lettera di diffida in cui spiegano che i firmatari non «hanno titolarità contrattuale». «La stessa finanziaria impedisce di siglare accordi simili – spiega Elena Zolo, Rsu e segretaria provinciale Fiom – Se le Rsu non sono d’accordo, la legge dice che le segreterie non possono firmare».
3G in Abruzzo. Il call center 3G ha due sedi operative, a Sulmona e Chieti, in Abruzzo. Il proprietario è Sabatino Aracu, deputato di Forza Italia: dà lavoro a circa 400 cocoprò, opera su commesse Enel, Telecom, Inps e Inail. L’accordo separato è stato siglato da Fistel Cisl, Uilcom e Ugl, mentre la Slc Cgil ha deciso di non firmare. Il maxi-bidone consiste in questo: vengono «stabilizzati» solo 195 lavoratori, peraltro – contrariamente a quanto concede la finanziaria – con scaglioni su ben 3 anni, dall’1 gennaio 2008 al 31 dicembre 2010. Ma il peggio è che le «stabilizzazioni» vengono fatte con contratti di apprendistato e a termine, il che vuol dire che poi i lavoratori sono tutti licenziabili. Senza parlare di altri 210 operatori, condannati a restare a progetto perché l’azienda li ha definiti non inbound (non in ricezione telefonate). «Ci siamo rifiutati di firmare – spiega Marilena Scimia, segretaria provinciale Slc Cgil – Non scrivono neppure a che livello saranno inquadrati gli assunti, non hanno fatto assemblee per votarlo. Solo noi della Cgil abbiamo fatto volantinaggio».
Telework in Lombardia. Super «patacca» anche in Lombardia, firmatari il call center Telework (con sedi a Milano e Brescia), Fistel Cisl e Uilcom. Innanzitutto qui la disputa è sui numeri: l’azienda dichiara di avere solo 203 cocoprò «stabilizzabili», cifra che Cisl e Uil hanno digerito senza battere ciglio, mentre la Slc Cgil spiega che gli operatori sono «almeno il doppio». I lavoratori, poi, hanno sempre fatto in media dalle 150 alle 160 ore mensili, ovvero 40 settimanali, ma l’offerta è di orari da 18 a 36 ore. «Al call center ci sono molte donne, alcune precarie da 10 anni – spiega Santino Pizzamiglio, segretario Slc di Milano – Sono orari troppo bassi per loro, con i salari non ce la fanno». La Slc Cgil ha già fissato un’assemblea per sabato 28, perché le conciliazioni si devono firmare entro il 30 aprile ed è essenziale che i lavoratori siano informati. Cisl e Uil faranno le assemblee solo il 4 e 5 maggio, quando i «buoi sono già fuggiti». La Cgil starebbe anche valutando di chiamare gli ispettori.
Trenitalia in Lazio. Del call center Trenitalia 892021 abbiamo già parlato più volte, ma ci sono novità. Le Ferrovie lo appaltano alla Tsf (61% Almaviva e 39% Ferrovie), che lo subappalta a 4 società: Sirio (45% della commessa), Elecom (20%), Spring Exprivia (25%) e Cm Isitel (10%). Le prime due sono firmatarie di accordi-bidone: Sirio solo con Fim e Alai Cisl (208 «stabilizzati» con contratti di 24 mesi), Elecom con Fim, Fiom, Alai e Nidil (64 a 24 mesi). La buona notizia è che invece in Exprivia si è firmato il tempo indeterminato per tutti i 72 operatori – con Fiom, Uilm, Nidil e Cpo, non la Cisl – mentre il 27 si dovrebbe siglare anche per i 42 Cm Isitel. Si attenderà la conferma della commessa di 6 anni, oggi in gara, per formalizzare le conciliazioni, altrimenti i lavoratori avranno mano libera per fare causa alla Tsf. Il limite è che ci sarà un part time a 4 ore e il terzo livello metalmeccanici: «L’azienda ha sottratto le ore, dandole agli altri due call center che avevano già firmato – spiega Stefano Fusco, Nidil Roma Sud – Ma con le trattative potremo consolidare più ore».