Bulgarelli si dimette dalla commissione di indagine su Ilaria Alpi

Apprendiamo dalla stampa la notizia della decisione di Mauro Bulgarelli,
deputato dei Verdi, di dimettersi, insieme a due consulenti nominati dall’opposizione, dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio di Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 uccisa il 20 marzo 1994 a Mogadiscio con l’operatore Miran Hrovatin.
Bulgarelli si è dimesso in polemica con la perquisizione ordinata dalla Commissione, presieduta da Carlo Taormina, dell’abitazione privata di Maurizio Torrealta, il giornalista di Rainews da anni attento cronista della vicenda.
Nei prossimi giorni pubblicheremo sul sito dell’Ernesto un’intervista al
parlamentare verde, che ci racconterà le motivazioni che lo hanno indotto alle dimissioni e le reiterate difficoltà del suo lavoro in Commissione.

La Redazione del sito
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Vi proponiamo, intanto, questo servizio da RADIO CITTA’ APERTA

Le molte ombre dell’inchiesta sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin

Un giornalista perquisito, un parlamentare e due consulenti si dimettono per protesta dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta.
Troppi segreti di stato?

Roma.(RCA).Si è svolta questa mattina l’annunciata conferenza stampa che ha inteso denunciare il clima di intimidazione che da tempo caratterizza l’attività della Commissione parlamentare di inchiesta su Ilaria Alpi e Miram Hrovatin, i due giornalisti del TG3 uccisi in un agguato il 20 marzo del 1994 in Somalia. Il 29 gennaio scorso, l’abitazione di Maurizio Torrealta, giornalista ex del TG3 oggi “trasferito” a RAI News 24, è stata perquisita dalla polizia su richiesta della Presidenza della Commissione Parlamentare (il presidente della Commissione…è l’onorevole e avvocato Taormina). Per la Commissione, Maurizio Torrealta sarebbe stato in possesso di documenti utili al lavoro della stessa ma che il giornalista non avrebbe reso disponibili. In realtà Maurizio Torrealta, che ha indagato a lungo sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ed è autore di un libro su questo (“L’esecuzione”, curato insieme ai genitori di Ilaria Alpi) era già stato ascoltato e a lungo della Commissione stessa il 9 marzo 2004. Per protestare contro questa che è stata definita intimidazione contro la libertà di informazione, uno dei parlamentari membri della Commissione, l’on. Mauro Bulgarelli dei Verdi, si è prima auto-sospeso e poi dimesso. La stessa cosa hanno fatto due giornalisti di Famiglia Cristiana – autori di numerosi articoli e di un libro sul caso Alpi-Hrovatin- che della Commissione erano consulenti.

Alla conferenza stampa i protagonisti c’erano tutti: l’on. Mauro Bulgarelli, Maurizio Torrealta, Roberto Morrione (direttore di Rai news 24); l’on.Giuseppe Giulietti; l’on. Alfonso Pecoraro Scanio, Luciano Scalettari (giornalista di Famiglia Cristiana) e il Segretario della Federazione Nazionale della Stampa Paolo Serventi Longhi.

Mauro Bulgarelli ha inteso “denunciare il clima di intimidazione contro i giornalisti rappresentato dal caso di Maurizio Torrealta. La perquisizione dell’abitazione del giornalista non era affatto necessaria come ha dichiarato la Presidenza della Commissione. Torrealta doveva essere convocato tra qualche giorno dalla Commissione. Sarebbe stato sufficiente chiedergli di portare i documenti ritenuti utili all’inchiesta”. “ Si è voluto creare il mostro da sbattere in prima pagina, costituire una sorta di “picco” come metodologia contro un giornalista per farlo poi diventare normale e questo è inaccettabile”. La Commissione secondo Bulgarelli “non ha fatto alcun passo avanti nella verità. Ci sono varie piste e non è detto che quella islamica sia quella giusta, deve essere indagata ma possono esserlo anche altre piste come quella dei rifiuti tossici e radioattivi o delle armi che vanno seguite con determinazione. Il rischio è che si percorra solo una pista senza tener conto delle altre”. Per questo motivo il parlamentare ha deciso prima di auto-sospendersi e poi di dimettersi da commissario.

Maurizio Torrealta ha raccontato brevemente l’inizio del suo lavoro di inchiesta sull’omicidio dei due colleghi ed amici del TG3. Nel 1995 Torrealta si è recato due volte in Somalia per cercare maggiori informazioni sull’agguato del 20 marzo 1994. Nella provincia di Bosaso all’epoca dell’omicidio la zona non era sotto il controllo di gruppi islamici ma di un’altra organizzazione (Socialist Front) che li aveva sconfitti. “Quando ho iniziato a fare delle trasmissioni in cui citavo la vicenda della navi della cooperazione italiana (le navi della Shifco, Ndr) ho avuto delle difficoltà di tipo legale…ho subito cinque processi per diffamazione. Vorrei ricordare che insieme ai genitori di Ilaria Alpi, sono quello che è andato dal Presidente della Camera Casini per chiedere che venisse avviata la Commissione Parlamentare d’inchiesta. Sono stato “audito” dalla stessa Commissione e non avrei avuto alcun problema a fornire alla Commissione tutti i documenti utili all’inchiesta e che ritengono fossero in mio possesso. La perquisizione nei miei confronti può essere letta come un atto di intimidazione”. Maurizio Torrealta ha poi fornito ai giornalisti il verbale della sua audizione del 9 marzo 2004 alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta.

Il Direttore di Rai News 24, Roberto Morrione, ha rinnovato la sua solidarietà di direttore della testata per cui attualmente lavora Maurizio Torrealta sottolineando – tra l’altro – come Torrealta sia stato perquisito pur non essendo indagato. Morrione ha anche lamentato come oggi il giornalismo di inchiesta non viva certo una “fase alta”, le inchieste giornalistiche sono scarse sia sulla carta stampata che nei media audiovisivi.

Pecoraro Scanio ha letto gli stralci di un messaggio con cui il Presidente della Commissione Taormina – che ha ordinato la perquisizione dell’abitazione di Torrealta afferma di condividere i motivi per i quali i parlamentari si sono dimessi e chiede di revocare tale decisione. “Ma Taormina dovrebbe almeno chiedere scusa a Torrealta come forma di risarcimento. Se non c’è questo atto riparatorio non torneremo in Commissione” ha precisato Pecoraro Scanio.

Giuseppe Giulietti ha precisato di parlare come “Associazione Art.21” e non come deputato dei DS. La precisazione – sollecitata da una giornalista in sala – non è secondaria, perché i DS hanno sostenuto che nel caso della perquisizione di Torrealta la procedura della Commissione era stata corretta (la stessa posizione è stata sorprendentemente assunta anche dall’on. Elettra Deiana del PRC, NdR). Giulietti ha inviato un saluto ideale a Giuliana Sgrena del Manifesto ancora sequestrata in Iraq ed ha denunciato come ormai i giornalisti siano costretti ad attenersi al segreto di stato e ai servizi segreti, “i segreti vanno violati, il rischio è che venga imposto il depistaggio ai giornalisti”.
Giulietti ha ricordato che il 21 febbraio prossimo alla camera arriva la Riforma del Codice Penale Militare che prevede pene severissime per chi rivela notizie ritenute “sensibili” dai militari, inclusi i giornalisti.

Luciano Scalettari (che insieme a Barbara Carazzolo e Alberto Chiara anch’essi giornalisti di Famiglia Cristiana e coautori di un altro libro su Ilaria Alpi) ha riferito di come avessero messo a disposizione della Commissione i documenti in loro possesso ma che ciò non è stato ottemperato, ragione per cui si sono dimessi da consulenti esterni della Commissione. La perquisizione a Torrealta – ha affermato Scalettari – è una cartina tornasole della situazione creatasi in Commissione, dove secondo alcuni “è in atto una analisi tesa a destrutturare quanto contenuto sui due libri” ossia il loro e quello di Torrealta che al momento sono gli unici due libri sul caso Alpi-Hrovatin.

Infine il Segretario della FNSI, Paolo Serventi Longhi ha lanciato un serissimo grido d’allarme: “Viviamo una situazione in cui il giornalismo vive un momento difficile. All’on. Taormina non è parso vero poter inquisire dei giornalisti dopo gli articoli critici pubblicati su di lui”. Serventi Longhi, richiamando come Giulietti l’approdo alla Camera del nuovo Codice Penale Militare di Guerra e la proposta di affidare ai prefetti –e non più ai magistrati – la sanzione per il reato di diffamazione commesso da giornalisti ha affermato perentoriamente “ Siamo tutti esposti alla repressione” e il tono non era di quelli inclini alla retorica.

Ai margini della conferenza stampa abbiamo scoperto che diverse audizioni della Commissione Parlamentare d’Inchiesta su Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono state “secretate”. Non è una procedura eccezionale…è la norma.