Nuove divisioni in casa Cgil, e questa volta vengono generate da un contratto siglato il 28 marzo scorso da Slc, Fistel e Uilcom con le imprese artigiane, Confartigianato e Cna in testa. Riguarda gli artigiani della comunicazione, ma con i tavoli aperti proprio questo mese in tutti gli altri settori (i metalmeccanici artigiani hanno scioperato il 30 marzo, ma ci sono anche i chimici, i tessili, gli agroindustriali), il testo siglato ha creato polemiche e frizioni nella confederazione e tra le sigle. L’appunto principale che viene fatto alla Slc è quello di violare uno dei cardini della Cgil, l’impossibilità di dividere i lavoratori su diversi regimi contrattuali, ribadito nel recente Congresso. Per gli apprendisti, infatti, si inaugura un regime di salari di ingresso inferiore rispetto agli analoghi contratti delle imprese industriali, superando in peggio la legge 30.
La cosiddetta «Biagi», infatti (e ne citiamo uno dei rari pregi), ha corretto il sistema precedente, che prevedeva un ingresso degli apprendisti senza alcun inquadramento di livello contrattuale e con paghe a percentuale rispetto allo sbocco finale. Per capirci: se si prevedeva di assumere, alla fine dell’apprendistato, il lavoratore al terzo livello, questo nell’arco degli anni precedenti avrebbe raggiunto a tappe la paga finale, partendo magari da un 56% e maturando poi un 66%, un 75% e via dicendo. La legge 30, come dicevamo, ha corretto questo sistema, riconoscendo il diritto dell’apprendista a essere inquadrato subito, sin dall’assunzione, a un certo livello, con tutti i diritti e il salario che ne consegue, ma comunque concedendo un sottoinquadramento al massimo due livelli sotto rispetto a quello di assunzione finale: dunque se l’obiettivo è di assumerlo al terzo, l’apprendista potrà essere inquadrato a inizio percorso al primo, poi magari dopo due anni al secondo, fino a concludere con il terzo. Il lavoratore ha innanzitutto il vantaggio di aver riconosciuto subito l’appartenenza a un livello: e dunque, ad esempio, ha diritto ai relativi aumenti contrattuali; al contrario, con il vecchio sistema gli apprendisti venivano esclusi dagli aumenti, poiché non erano inquadrati. Ma c’è soprattutto un miglioramento salariale: due livelli sotto vuol dire già l’85-86% del salario di un terzo livello, e uno sotto arriva al 92%.
Cosa succede allora? Che tutti i contratti delle imprese industriali finora siglati (meccanici, agroindustriali, chimici, tessili, le stesse tlc) hanno recepito la legge 30, eliminando le percentuali e passando al sottoinquadramento. Gli artigiani tlc, invece, le ripristinano: e dunque l’apprendista il primo anno prende il 66% del salario finale, il secondo il 73%, e arriva solo al quarto alle «paghe equivalenti» ai due livelli sotto (86%), senza peraltro essere inquadrato effettivamente. In pratica: se il contratto tlc avesse recepito la legge 30, ipotizzando uno sbocco a 1000 euro di salario finale, avrebbe già potuto riconoscere 860 euro iniziali (86%) anziché 660 (66%).
Si è recepito inoltre il comma 4 del decreto 66/2003 sugli orari, spalmando su 6 mesi il calcolo delle 48 ore medie settimanali e permettendo ad accordi regionali di poter spalmare fino a 12 mesi. In pratica, in una settimana si potranno fare 60 ore a fronte di un’altra che ne fai una ventina.
Comunque il dibattito nella Cgil si è acceso soprattutto sul «doppio regime» degli apprendisti: costeranno meno, soprattutto nei primi anni, nelle imprese artigiane delle tlc (dove vigono ancora le percentuali) rispetto a quelle industriali (dove, rispettando la 30, c’è il sottoinquadramento).
Abbiamo sentito il segretario confederale Mauro Guzzonato, secondo il quale «certo l’optimum è partire subito da quanto dispone la legge, perché è vero che ci sono rischi di dumping; ma se qualche contratto, per la particolarità del settore, ci arriva in modo graduale non è negativo: conta l’obiettivo». Per Maurizio Landini, segretario nazionale Fiom «è assolutamente necessario recuperare le linee congressuali della Cgil, che escludono il doppio regime per gli apprendisti». Per Ettore Ronconi, Flai nazionale, «al tavolo alimentare chiederemo che si applichi la legge: al massimo si può concedere un periodo transitorio di vigenza delle percentuali da qui a due anni. Ma dopo, tutti gli apprendisti dovranno essere assunti subito con il sottoinquadramento».