Sui presunti brogli nel referendum sull’accordo del 23 luglio Diliberto copre Rizzo. In ritardo, con qualche distinguo lessicale e con l’aria di chi proprio non ne può fare a meno (è noto che i due sono ai ferri corti). Per i resto, il coordinatore dei Comunisti italiani, che lunedì sera a Porta a Porta aveva lanciato la pesante accusa, è rimasto solo: sommerso dalle sdegnate repliche dei sindacati; invitato dalla sinistra – anche quella consapevole che ogni consultazione sindacale ha i suoi «nei» (Bertinotti dvdf) – a stare zitto.
In mattinata Rizzo, intervistato dal quotidiano on line Affari-taliani.it, aveva rilanciato le accuse di «brogli», ri-esibendo come prove i casi di due pensionati (amici suoi) che ad Orbassano e a Taranto hanno votato due volte in seggi diversi, senza che nessuno controllasse i documenti. Se questo è possibile, argomenta Rizzo, «è anche possibile introdurre una, dieci, cento o mille schede in più». Nelle urne territoriali, precisa l’europarìa-mentare del Pdci, dove votano soprattutto i pensionati, determinanti per una vittoria dei sì che tutti, guarda caso, danno per scontata. Oliviero Diliberto, intervenuto ieri pomeriggio al convegno della Rive gauche, non ha potuto evitare il tema ca-liente. Ha affermato di non essere stato preso alla sprovvista dall’iniziativa del compagno Rizzo (ci permettiamo di dubitarne) e l’ha definita «un buon servizio ai sindacati». E’ interesse dei sindacati che la consultazione avvenga in modo trasparente. Dunque, «il-nostro allarme su presunte irregolarità aiuta il sindacato, da cui ci aspettiamo smentite circostanziate che fughino ogni dubbio».
Le circostanziate smentite non sono arrivate, essendo pacifico che qualcuno riesca a votare più di una volta in una consultazione dove all’uscita da un seggio territoriale non si si è marchiati sulla fronte con un timbro indelebile per tre giorni. Ma un «broglio» simulato dai alcuni fautori del no non equivale a un «broglio» consumato dai fautori del sì. «Possono esserci dei nei, ma sarei molto cauto nell’usare il termine brogli», commenta saggiamente il presidente della Camera Fausto Bertinotti, distinguendo tra un referendum sindacale fondato sull’autodisciplina e un’ordinaria consultazione elettorale. Il referendum sul Protocollo Welfare è comunque «uno straordinario esercizio di democrazia». Diminuito da un unico appunto: il dibattito sarebbe stato più «ricco» se nelle assemblee fossero state presentate ancheJe ragioni del no all’accordo.
In una nota congiunta i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil respingono «insinuazioni» tese a «sminuire e inquinare» il pronunciamento di lavoratori e pensionati. Interpretano l’uscita di Rizzo come «un attacco pretestuoso al ruolo del sindacato, alla sua unità, all’autonomia delle grandi forze sociali». Sbagliato, per Gianni Rinaldini, parlare di brogli. Il segretario della Fiom non esclude che possano esserci state delle «incongruenze», episodi isolati che non inficiano una consultazione che coinvolge milioni di persone. Incongruenze che il sindacaco dovrebbe valutare per quel che sono, «senza chiudersi a riccio dicendo che va tutto bene». I segretari di altre categorie della Cgil sparano invece su Rizzo. Franco Chiriaco (Flai): «La trascendentale volontà di apparire, dì emergere dal nulla e fare notizia gioca brutti scherzi». Morselli (Pil-cem): «Un maldestro tentativo di condizionare l’esito del voto». Podda (Fp): «Per una riga sui giornali c’è chi getta fango su una straordinaria prova di democrazia e manca di rispetto a milioni di lavoratori».
Spazientite, più che irate, le reazioni degli esponenti della sinistra raducale. «Chi fa politica in questo momento deve tacere», consiglia caldamente il ministro Paolo Ferrerò. Concetto ribadito da Alfiero Grandi (Sd): «Rizzo ha perso una buona occasione di stare zitto». Fabio Mussi parla di «burletta» organizzata «con qualche amico suo» dall’esponente del Pdci, «una cosa che fa vergogna e che merita la riprovazione di tutta la sinistra». Anche Rosi Bindi, che pure teme «brogli» in casa Pd, è certa della «serietà» dei sindacati.
Rafforzerà l’ego e le certezze di Rizzo il fatto che il vicepresi
dente di Confindustria Bombassei sia «assolutamemnte tranquillo sullo corretto svolgimento del referendum».