Brasile: un movimento per l’unità dei comunisti

E’ dal 1950 che il Movimento Comunista Internazionale vive un processo che ha portato alla divisione e all’indebolimento del Partito Comunista in molti paesi del mondo. Con la fine dell’Unione Sovietica negli anni ’90, la borghesia internazionale ha vinto un’importante battaglia, che ha avuto come risultato l’abbandono da parte di molti militanti comunisti della prospettiva rivoluzionaria e la loro adesione a partiti di orientamento socialdemocratico. Ma molti comunisti non hanno ceduto, difendendo la costruzione del socialismo e l’attualità storica della lotta rivoluzionaria della classe operaia. In questo contesto, l’eroica resistenza del popolo cubano è diventata il principale riferimento per i rivoluzionari di tutto il mondo, specialmente per quelli latinoamericani. In Brasile, nonostante le rotture, i comunisti rimangono una forza vitale, organizzata in molti gruppi e partiti.

Le difficoltà che i comunisti devono fronteggiare su scala globale e il collasso dell’URSS hanno dato spazio ad una nuova offensiva del capitalismo internazionale, immerso in una profonda crisi fin dagli anni ’70. Gli anni ’90 hanno visto susseguirsi attacchi ai diritti del lavoro ed alla sovranità di interi popoli. Gli Stati Uniti d’America, rafforzati quale principale potenza imperialista, in chiara competizione per il mantenimento del potere, conducono una politica bellicista che minaccia tutti i popoli del mondo. Il capitale, con alla testa la sua principale potenza, mostra tutto il suo potenziale distruttivo, prosciugando tutte le ricchezze naturali e condannando a morte intere culture.

Mediante la sua dottrina neoliberale, il capitalismo ha esteso la sua forza distruttiva nel mondo intero. Ma gli effetti sono stati ancora più devastanti nel cosiddetto “Terzo Mondo”. In America Latina, governi che erano marionette del capitale internazionale hanno applicato il neoliberalismo nella forma più aggressiva, privatizzando imprese di proprietà dello stato, risorse naturali e distruggendo i pochi diritti del lavoro che esistevano. In tutto il continente ciò a cui si è assistito è stato l’aumento della povertà, la crescente concentrazione della ricchezza nella mani di pochi, il rafforzamento dei monopoli privati, del capitale finanziario e del latifondo. In Brasile questo processo ha raggiunto il culmine durante gli otto anni di governo dell’ex presidente Fernando Henrique Cardoso.

Nel 2002 il popolo brasiliano ha eletto Lula presidente. Questa elezione ha evidenziato la profonda insoddisfazione nei confronti del modello neoliberale. L’aspettativa era quella che profondi cambiamenti sarebbero stati messi in atto da un governo orientato verso i lavoratori, capace di lottare contro l’inasprimento della miseria e della disoccupazione. Ma il carattere ibrido del nuovo governo, dovuto al vasto fronte che lo aveva generato, ai limiti dello stesso Partito dei Lavoratori e alla relativa apatia (o indebolimento) dei movimenti popolari, ha creato degli ostacoli ai cambiamenti sociali desiderati, cambiamenti che erano previsti nel programma elettorale di Lula.

Confusi, molti militanti dei movimenti sociali e delle organizzazioni di sinistra hanno perso la fiducia nel potenziale di trasformazione dell’amministrazione Lula e si sono collocati all’opposizione. Con questo atteggiamento, rischiano di favorire il discorso dei settori legati al capitale finanziario, alle forze più retrive del conservatorismo nazionale e agli interessi diretti dell’Imperialismo. Non comprendono che i tanto attesi mutamenti non dipendono solo dall’iniziativa del presidente, che si trova costantemente sotto la pressione della borghesia nella disputa della direzione del governo. L’attuale situazione della lotta di classe nel nostro paese impone il rafforzamento dell’azione dei movimenti di massa (sindacale, comunitario, studentesco, ecc.) per esercitare pressione sul governo Lula affinché cambi la politica economica e guidi verso i cambiamenti che il nostro popolo desidera e di cui ha necessità. Solamente un vasto movimento di massa è in grado di dirigere la politica del governo verso un progetto che favorisca i lavoratori, attraverso la riforma agraria, l’educazione e la sanità pubbliche ad ogni livello, che difenda i diritti del lavoro e che combatta l’ALCA.

Le vittorie ottenute dal movimento popolare in Brasile, come nel resto del Sud America, devono essere inserite dentro un contesto di lotta che non è ancora stata vinta dalla classe lavoratrice. Un largo spazio di manovra viene oggi aperto per i movimenti sociali, sia in presenza di governi a carattere sovrano e democratico-popolare che hanno conquistato recentemente il potere in Brasile e in Uruguay, sia di governi che hanno un crescente carattere socialista, come in Venezuela, o anche in paesi dove i movimenti popolari crescono in opposizione a governi oligarchici e filo-imperialisti; il continente è in fermento, nella speranza e nella lotta! Questa nuova dinamica, presente nel Sud America crea le condizioni per nuovi rapporti di forza e per un nuovo apprendistato politico per le masse lavoratrici in lotta.

La situazione generale richiede che l’avanguardia della lotta latinoamericana intensifichi la propria azione e rafforzi la propria capacità di direzione. A tal scopo, il Brasile ha bisogno di una grande forza politica, dotata di reale influenza tra le masse, di natura marxista-leninista, che permetta di superare i limiti del riformismo/immobilismo e che, allo stesso tempo, non cada nell’inconsistenza dello sterile radicalismo. Una forza che abbia un progetto di sviluppo nazionale, flessibile politicamente, ma radicalmente orientato verso un futuro trasformatore delle strutture del potere della società. Un Partito Comunista unico, riconosciuto dalla società, che aggreghi l’insieme dei militanti comunisti brasiliani e sia in grado di estendere la sua politica a tutti i segmenti della classe lavoratrice. Uno strumento di educazione, organizzazione e mobilitazione della Classe Lavoratrice sulla via della Rivoluzione Socialista come obiettivo strategico per il paese.

La consapevolezza che sia imprescindibile il superamento delle divisioni tra i comunisti brasiliani e la loro unità in un unico e forte Partito ha condotto all’iniziativa dei militanti che ora si raggruppano nel Movimento per l’Unità Comunista. Oggi, tutte le caratteristiche che abbiamo elencato hanno una reale rappresentanza, dal punto di vista politico e organizzativo: il Partido Comunista do Brasil – PCdoB.

La capillarità sociale con la presenza in vari movimenti, come la CUT (Confederazione Unitaria dei Lavoratori) e la UNE (Unione Nazionale degli Studenti), la connessione concreta con ampi strati popolari e, particolarmente con i lavoratori, la presenza di rappresentanti nel Congresso Nazionale, nelle camere degli stati e delle città, il reale inserimento nel Governo Federale in questo momento storico sono tutti elementi che dimostrano come il PCdoB rappresenti l’alternativa reale per l’azione di tutti i comunisti. Molto più importante è la capacità di analisi della realtà nazionale dimostrata dal partito e l’assunzione di una linea politica che, avendo il marxismo-leninismo quale riferimento, ha fatto avanzare l’organizzazione e la lotta dei lavoratori del paese e ha garantito la crescita del PCdoB. Questa linea politica, nei suoi aspetti strategici e tattici (incluso il sostegno all’amministrazione Lula), le recenti discussioni sul proletariato brasiliano e sull’organizzazione leninista nella situazione concreta del Brasile si identificano con la visione esposta nel primo manifesto del Movimento per l’Unità Comunista e in questo documento e rappresentano le formulazioni più avanzate dei comunisti per affrontare la lotta di classe nel nostro paese.

E’ con convinzione e fermezza che il Movimento per l’Unità Comunista fa appello a tutti i suoi iscritti in tutto il Paese, come pure a tutti gli altri comunisti, perché entrino individualmente nelle file del Partido Comunista do Brasil – PCdoB, poiché esso rappresenta l’unica trincea di lotta che assolva, concretamente, al ruolo di strumento per la costruzione del socialismo in Brasile!

Traduzione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare