Brasile e Turchia fanno saltare i piani statunitensi contro l’Iran. Giudizio positivo dell’ONU

Brasile e Turchia vogliono partecipare ai colloqui del gruppo 5+1, i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu piu’ la Germania, sul programma nucleare iraniano. Lo ha reso noto un portavoce del presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, che ieri insieme al primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha siglato un accordo con Tehran per lo scambio di uranio arricchito. ”Ritengo che sarebbe normale aprire a Turchia e Brasile almeno una larga parte del negoziato”, ha detto Marco Aurelio Garcia, consigliere di Lula per gli affari esteri. L’intesa fra Iran, Turchia e Brasile per lo scambio di iranio arricchito potrebbe essere positiva se fosse seguita da una piena adesione di Teheran alla volonta’ della comunita’ internazionale. E’ il giudizio del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, riferito dal suo portavoce, che ha invitato la Repubblica Islamica alla ”piena collaborazione con l’AIEA”, l’agenzia per l’energia atomica delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti e le altre potenze occidentali non rigettano categoricamente l’accordo fra Iran, Turchia e Brasile sullo scambio di uranio, ma mantengono ”serie preoccupazioni” ha detto il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, aggiungendo che il trasferimento dell’uranio fuori dai confini dell’Iran sarebbe ”un passo positivo”, ma sottolineando anche l’annuncio di Tehran di voler comunque proseguire nella sua attivita’ di arricchimento del combustibile atomico. Secondo il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton anche la Cina sarebbe d’accordo nell’imporre nuove sanzioni all’Iran da parte delle Nazioni Unite che lo ha riferito davanti alla Commissione Esteri del Senato ha detto che i tre paesi che in sede di Consiglio Onu hanno il potere di veto (Usa, Russia e Cina) hanno ormai raggiunto una bozza d’accordo. Ma si tratta di un annuncio tutto da verificare, visto che fino a poche ore prima un portavoce del Ministero degli esteri di Pechino aveva espresso sostegno all’intesa raggiunta da Teheran con Brasile e Turchia, che sembrava poter evitare nuove sanzioni alla Repubblica islamica.