Borse, ferragosto di fuoco

Sulle piazza borsistiche di tutto il mondo sono stati in molti a piangere ieri. La confusione è tanta e nonostante i cordoni aperti delle banche centrali che hanno immesso liquidità a piene mani rifinanziando abbondantemente le banche, le borse sotto i colpi della crisi delle società statunitensi che concedono mutui a bassa garanzia (i subprime) hanno bruciato centinaia di miliardi, di eEuro, yen, sterline e dollari. L’ennesima giornata nera per le piazze ha mandato in fumo solo in Europa, 219,4 miliardi di capitalizzazione. L’indice Stoxx600 ha ceduto il 3,05%. A Piazza Affari, i miliardi bruciati sono stati 19,062 al termine di una giornata record per quanto riguarda il volume degli scambi: 9,678 miliardi il controvalore trattato rispetto a una media giornaliera di 6,6 mld da inizio anno. Nella corrispondente settimana di agosto del 2006, la media era stata di 2,5 miliardi.
La crisi dei mercati finanziari di questi ultimi giorni non sembra passeggera. Dopo un 2006 «esplosivo». le borse europee da mesi battono la fiacca: solo Francoforte e Madrid mantengono l’indice in rialzo da inizio 2007. Sulla piazza tedesca, il Dax30 ha guadagnato l’11,3% rispetto all’ultima seduta 2006, mentre lo spagnolo Ibex35 ha messo a segno un +2,17%. In rosso tutte le: a Milano il Mibtel è sotto del 4,62%, Parigi cede l’1,68%, Zurigo il 2,51%, Londra il 2,93%.
L’orso anche ieri ha graffiato in profondità. Dopo la clamorosa caduta di giovedì degli indici azionari statunitensi ( il Dow Jones è andato sotto del 2,83%; il Nasdaq del 2,16%)i mercati asiatici hanno proseguito nella corrente discendente. I timori per la difficile situazione del mercato del credito hanno condizionato l’andamento delle quotazioni. A fine giornata Tokyo perdeva il -2,37%, in fortissimo ribasso anche Seul (-4,2%) e Taipei (-2,74%). Non migliore la situazione a Hong Kong e a Singapore. L’unica borsa che ha contenuto le perdite è stata Shanghai: . l’indice «composite» ha perso solo lo 0,10%. La frana orientale è avvenuta nonostante la banca centrale giapponese abbia immesso liquidità in abbondanza, imitata dalla banca centrale australiana e da quella di Singapore.
Poi è stata la volta delle borse europee ha subire lo stillicidio delle perdite. Fin dall’apertura è stato evidente che le perdite sarebbero state abbondanti. Le voci (poi confermate) anticipano che la Bce avrebbe provveduto a finanziare in abbondanza le banche. E così è stato: Francoforte ha immesso nel sistema bancario altri 61,905 miliardi di euro. Ma il sistema creditizio ne chiedeva molti di più, visto che 62 banche avevano chiesto in totale oltre 110 miliardi. IL problema, dicono gli analisti, è che tutte le banche vogliono detenere risorse in abbondanza per paura del «diluvio».
Anche gli investitori piccoli e grandi hanno avvertito «puzza di bruciato» e, nonostante le notizie rassicuranti che ha cercato di diffondere la Bce che ha assicurato di monitorare con attenzione la situazione e di essere pronta a intervenire, un ondata di vendite si è abbattuta su tutte le piazze. In Italia Bankitalia ha emesso un comunicato in linea con quello della Bce e così hanno fatto tutte le altre banche centrali. Sempre in Italia è scesa in campo anche la Consob. Tutto inutile.
In realtà a parte la crisi (i numeri sono grandi, ma non enormi) delle società di mutui subprime, sembra essersi incrinato altro. Lo sboom del mercato immobiliare, lo sgonfiamento dei valori mobiliari, cresciuti troppo rapidamente negli ultimi tre anni spesso sotto la spinta di operazioni di laverage buyout, il rallentamento dell’economia Usa provocano timori e suscitano paure diffuse, la voglia di abbandonare il «gioco» prima che sia troppo tardi.
A fine giornata in tutta Europa i conti delle borse erano in profondo rosso e non a caso ieri sera i telegiornali parlavano di venerdì «nero». in fumo oltre 200 miliardi di euro di capitalizzazione. Nel mirino soprattutto i titoli bancari. A Parigi Bnp Paribas ha perso oltre il 4% dopo che giovedì l’istituto aveva annunciato la sospensione di tre fondi esposti al mercato ipotecario americano. La britannica Barclays ha lasciato sul terreno il 6,4%, l’olandese Abn Amro il 3,5% e la francese Societé Generale il 5%.
Non è andata meglio negli Usa, anche perché i dati macroeconomici diffusi ieri (deficit federale in crescita e prezzi all’importazione nettamente superiori alle attese) danno il segno di una ripresa che tende a ritardare il consolidamento e hanno spinto al ribasso le quotazioni sulle montagne russe. Nel senso che la tendenza al ribasso era molto forte, ma poi arrivavano spinte al rialzo che hanno anche riportato su valori largamente positivi le quotazioni.
A bilanciare i ribassi hanno contribuito di volta in volta voci di un possibile ribasso dei tassi da parte della Fed. Riduzione decisa con una riunione straordinaria della banca centrale Usa. Ma più che le voci (non confermate) per bilanciare le perdine sono stati necessari interventi a ripetizione della stessa Fed che per tre volte nel corso della giornata (non era mai accaduto prima) ha rifinanziato il sistema creditizio. Prima con 19 miliardi di euro, poi con altri 16, poi in serata con un altro finanziamento di 3 miliardi. Insomma, Bernanke ha aperto i cordoni della borsa come fece Greenspan durante la crisi seguita all’11 settembre.A fine giornata è tornato qualche sorriso: il Dow Jones ha limato le perdite, chiudendo a – 0,23%, mentre il Nasdaq segnava -0,45%.