La “ricchezza” in quattro anni cresciuta del 6,1%, però il Censis fotografa un Paese spaccato a metà.
Per i primi un miglioramento del 10,1%, per i secondi +6,1%
Torna a crescere il sommerso: a un lavoratore su sette compensi in nero
Il nuovo rapporto del Censis sul patrimonio e il reddito degli italiani offre l´immagine di un paese spaccato a metà da «un pericoloso processo di divaricazione sociale» tra lavoratori dipendenti e autonomi. I loro livelli di reddito, infatti, viaggiano su binari totalmente differenti. Così, nell´ultimo quadriennio, cioè nel periodo 2000-2004, il reddito individuale da lavoro dipendente è cresciuto solo dell´1,6%, quello da lavoro autonomo del 10,1%. I ricercatori spiegano il fenomeno così: «C´è un effetto arricchimento indotto dall´euro; la crescita dell´evasione fiscale ha avvantaggiato l´attività degli autonomi; la cattiva congiuntura ha influenzato i comportamenti, col risultato che spesso i profitti aziendali anziché essere reinvestiti sono finiti nella contabilità famigliare».
La seconda novità di questo rapporto, del tutto in controtendenza, rivela che nonostante la recessione, ma complice l´aumento dell´occupazione (un milione in più di lavoratori su 22 milioni di famiglie) e anche del sommerso e dell´evasione, le famiglie italiane sono diventate più ricche. Il reddito disponibile in termini reali, nel periodo, è aumentato del 6,1%; calcolato per ogni singolo nucleo l´aumento è stato del 2,4%.
Sommerso ed evasione: un binomio che offre una serie di dati inediti e curiosi. Il «reddito invisibile», per esempio: un lavoratore su sette è totalmente in nero, cioè circa 3 milioni di persone sommerse; il volume complessivo dei redditi generati da lavoro irregolare è di 103 miliardi di euro; il valore aggiunto prodotto dal sommerso è aumentato a ritmi costanti segnando tra il 1998 e il 2002 un incremento del 12,8%. Quelli che non pagano le tasse sottraggono al fisco qualcosa come 200 miliardi di euro. A questo proposito il rapporto consegna una gustosa graduatoria sugli «scontrini fantasma»: non li rilasciano gli insegnanti che fanno ripetizioni private, i personal trainer, le colf e le badanti. «Furbi» sono meccanici, carrozzieri e gommisti. Ma anche – sorpresa- gli psicologi. E poi idraulici, falegnami, ingegneri, avvocati, architetti… Ligi invece sono i commercianti, gli albergatori, i ristoratori, i bar.
L´Italia è spaccata in due su entrambi i fenomeni che stanno alle spalle di quella divaricazione sociale tra lavoratori autonomi e dipendenti. Nelle regioni settentrionali è totalmente sommerso un lavoratore su 10, uno su 7 al centro, uno su 4 al Sud. Sull´evasione: nelle regioni meridionali ogni 100 euro dichiarati al fisco se ne contano quasi altrettanti nascosti (99,5) contro il 47,2% dell´imponibile sottratto a tassazione del centro e il 31-34% del Nord.
Ora, si sa, il segretario generale del Censis, Giuseppe De Rita, si batte da tempo contro la «retorica del declino». Il rapporto, in qualche maniera, quantifica questa sua impostazione sociologica quando svela appunto che le famiglie italiane sono diventate più ricche, nonostante il gran parlare di un paese «a pile scariche», con l´economia che non cresce. Ma – ecco uno spaccato nuovo- nell´ultimo decennio c´è stata una brusca contrazione delle rendite da capitale finanziario che hanno praticamente dimezzato (-51,8% tra il 1996 e il 2004) il proprio contributo alla produzione di reddito. Di conseguenza una enorme mole di risorse è stata dirottata verso gli investimenti immobiliari, la cui capacità di contribuire al reddito delle famiglie è crescita del 28,4%. Solo una nicchia di 115 mila famiglie, lo 0,5% del totale, vive prevalentemente di rendite immobiliari e mobiliari. Morale: cresce la «febbre da patrimonio» per via di una spasmodica ricerca di sicurezza e protezione, ma non sembra che il reddito famigliare benefici del contributo e delle integrazioni provenienti dalle rendite. Nel quadriennio il peso delle rendite da patrimonio è sceso del 2,7%.