Blair va alla carica

Novecento soldati britannici e un numero imprecisato di elicotteri da spedire al più presto nel sud dell’Afghanistan. Entro il mese di ottobre i soldati del Regno Unito (inquadrati nella missione Isaf a guida Nato) nella provincia meridionale di Helmand passeranno da 3.600 a 4.500. Così ieri il governo di Londra ha risposto alle pressioni dei comandi militari che – dopo l’uccisione di sei uomini nelle ultime quattro settimane – avevano chiesto a gran voce rinforzi. In mattinata il primo ministro laburista, Tony Blair, ha lanciato l’allarme su una missione «pericolosa e difficile». Nel pomeriggio il suo ministro della difesa, Des Browne, è andato in Parlamento a chiarire alcuni dettagli quella che ha tutta l’aria di un’escalation militare.
Nel distretto dove si alternano pianure desertiche e distese di papavero da oppio (la maggior parte della produzione arriva proprio da Helmand) e dove d’estate si raggiungono i 50°C, i primi ad arrivare saranno, nei prossimi giorni, 150 fanti spostati da Cipro. Poi toccherà a ingegneri, Royal marines, altri fanti e paracadutisti. Tutti per cercare di rendere Camp bastion, il quartier generale britannico, un posto più sicuro, e più efficace l’espansione della Nato nelle province meridionali, dove un mix di signori della guerra, taliban e combattenti di al Qaeda sta impegnando quotidianamente in battaglia i soldati di sua Maestà, che dell’espansione a sud rappresentano l’avanguardia.
Browne ha detto alla Camera dei comuni che verranno spediti altri elicotteri, senza tuttavia specificare quanti e di che tipo. Replicando una tattica utilizzata durante il conflitto in Irlanda del nord, i militari britannici stanno cercando di limitare le perdite in un territorio controllato in gran parte dalla guerriglia effettuando gli spostamenti di truppe (anche quelli brevi) quasi esclusivamente in elicottero.
Il parlamento per ora appoggia la mossa dell’esecutivo: Liam Fox – l’incaricato per la difesa del partito conservatore – si è limitato a chiedere maggiori dettagli sulla missione, ma ha sostanzialmente sostenuto il governo dicendo che il prezzo di un fallimento sarebbe «intollerabile». Il portavoce per la difesa dei liberaldemocratici, Nick Harvey, ha dato il benvenuto all’aumento di truppe ma ha aggiunto: «C’è bisogno di una strategia chiara e obiettivi raggiungibili».
L’ex ministro della difesa di Blair, Doug Henderson, ha dichiarato in aula: «Fino a quando non avremo un chiaro obiettivo politico i nostri soldati saranno bersagli facili e dovrebbero smettere di pattugliare le strade e rinchiudersi nelle caserme. Attualmente non sono né una forza di peacekeeping né di combattimento».
All’opinione pubblica che osserva preoccupata il ritorno delle bare da Kabul James Fergusson, editorialista dell’Independent, l’altro ieri ha provato a dare una risposta alla domanda «perché ci odiano?». Secondo Fergusson la decisione della Nato di mandare i britannici nel sud è «una follia», perché negli afghani è ancora viva la memoria delle tre campagne militari condotte in quell’area – nel 1839, 1878 e 1919 – dall’ex impero di Londra.