Blair riscopre le galere

Nuove carceri galleggianti. Per far fronte al sovraffolamento delle prigioni britanniche, il governo di Tony Blair ha annunciato il suo nuovo progetto: rinchiudere i detenuti in moderne galere.
Quella delle navi prigioni non è una novità per la Gran Bretagna: l’ultimo di questi carceri galleggianti ha chiuso i battenti soltanto l’anno scorso, il 9 marzo. La nave era la Hmp (Her majesty prison) Weare ed era ancorata nel porto della Royal Navy ormai in disuso di Portland, nel Dorset. A deciderne il suo utilizzo come galera per venire incontro ai problemi di sovraffollamento era stato l’ultimo governo conservatore (i Tories governavano ininterrottamente da 18 anni), prima del travolgente successo del new Labour di Tony Blair (che comunque ha tenuto aperta la HMP Weare per altri otto anni). Da allora, le segrete di sua maestà sono diventate letteralmente traboccanti. In carcere finiscono tutti: minori, richiedenti asilo, profughi, donne, e naturalmente i sospetti terroristi. E ad essere puniti con la galera sono ormai praticamente tutti i reati. Compreso quello di cui si «macchiano» le mamme poco «severe» che «consentono» ai propri figli di marinare la scuola: la pena prevista è di un mese di carcere.
Dunque la pubblicità apparsa in queste settimane sui media nazionali britannici con la quale il governo chiede agli armatori (o a chiunque, privato, abbia navi da offrire) almeno ottocento posti letto (in cattività) in Inghilterra e Galles non sorprende più di tanto. Ancora una volta si ricorre alle navi prigione per far fronte all’emergenza affollamento. Ma il punto è proprio questo: davanti al crescente numero di detenuti, anziché cercare politiche e misure alternative al carcere, si preferisce costruire nuove galere. Del resto Blair vanta il triste primato di essere il primo ministro che ha aperto più carceri (dandole in gestione a compagnie private): dalla galera per i minorenni «antisociali», ai nuovi centri di detenzione per migranti (dove vengono rinchiuse anche famiglie al completo).
«Inutile, pericoloso e inappropriato», dicono alla Howard League for Penal Reform. «Utilizzare delle navi prigione, da sempre inadatte a questo tipo di funzione, – dice Frances Crook, presidente dell’associazione – significa avere persone che una volta fuori torneranno a commettere reati». In carcere in Inghilterra e Galles attualmente ci sono 79.714 persone (nel 1993 erano 45.000). In Scozia la popolazione carceraria è di oltre settemila persone. Mentre nel Nord Irlanda (nonostante il processo di pace che ha portato alla scarcerazione di quasi tutti i detenuti politici) da gennaio i detenuti sono in aumento, oltre 1.300. Ma non è aumentato il crimine, dicono alla Howard League.
Il problema è che si ricorre alla galera sempre più spesso, anche per reati che in passato venivano puniti con pene alternative al carcere. Le conseguenze del sovraffollamento sono note: oltre ai costi di mantenimento (costa 37mila sterline mantenere un detenuto in carcere) dei detenuti e delle prigioni (lievitati in maniera esagerata) ci sono soprattutto le condizioni in cui sono costretti a vivere decine di migliaia di uomini e donne. Obbligati a dividere celle già piccole, finiscono con il rimanere rinchiusi anche 23 ore al giorno. «Ma il dato forse più interessante – dice Frances Crook – riguarda chi esce e torna a delinquere. La gente chiede più carceri, più sicurezza. Ma avere sentenze più lunghe, mandare in carcere anche chi potrebbe avere pene alternative ha prodotto un solo risultato: se nel ’92 tornava a commettere reati il 51% degli ex detenuti, oggi la percentuale è salita al 67%. Il sovraffollamento – conclude Crook – è una piaga da eliminare. Ma non certo costruendo più galere». Da quando il Labour è al potere sono stati creati oltre 17.000 nuovi posti in carcere.
Forse la più famosa nave prigione britannica degli ultimi anni è stata la Hmp Maidstone, ancorata nel Belfast Lough. Negli anni ’70 nella Maidstone sono stati rinchiusi migliaia di repubblicani, detenuti senza processo (come, corsi e ricorsi della storia, avviene anche oggi in Inghilterra, con la nuova legge approvata dopo l’11 settembre 2001). Nel 1972 anche il presidente del Sinn Fein, Gerry Adams, fu rinchiuso nel carcere galleggiante. Dalla nave prigione ci fu nello stesso una spettacolare fuga di repubblicani. Era il 17 gennaio 1972 quando sette detenuti decisero di «nuotare» verso la libertà. Per il governo britannico del conservatore Edward Heath un vero e proprio smacco. Anche perché il primo ministro unionista del nord Irlanda, Brian Faulkner, si era appena vantato della sicurezza della Maidstone, da cui, aveva detto, nessuno avrebbe potuto scappare.