Qualche anno fa, il filosofo americano Stanley Cavell coniò l’espressione «rimatrimonio» per definire la commedia sofisticata hollywoodiana (il libro, serissimo e pubblicato in Italia da Einaudi, era Alla ricerca della felicità. La commedia hollywoodiana del rimatrimonio). Cavell aveva buon gioco nel dimostrare che molti film, da Accadde una notte in poi, non raccontano la storia di un uomo e di una donna che alla fine si sposano (troppo banale!), bensì la storia di un marito e di una moglie che si separano e poi si rimettono insieme, o piuttosto di un uomo o di una donna che stanno per sposarsi ma, capita la mala parata, fanno dietro-front al momento giusto e sposano qualcun altro. Sono solo alcune delle mille variazioni sul tema dell’amore e della famiglia, da sempre centrale nel cinema americano. È curioso, ma i due film più importanti di questo week-end parlano, in modi diversi, di questo, e darebbero a Cavell ottimi spunti per una post-fazione al suo bel libro. Mr. e Mrs. Smith, del quale parliamo qui accanto, è la storia di due coniugi in crisi che riescono a ridare pepe, e che pepe!, al proprio ménage. Broken Flowers è la storia di uno scapolone incallito che va alla ricerca di tutte le ex che avrebbero potuto, in un determinato momento della sua vita, impalmarlo. Mr. e Mrs. Smith è insulso, Broken Flowers è un bel film, e ora tenteremo di spiegarvi perché.
Partiamo dagli attori: la presenza di Bill Murray è una garanzia. Ai tempi di Ghostbusters e del Saturday Night Live, in molti erano (ma dovremmo dire: eravamo) convinti che fosse «solo» un bravo comico. Lost in Translation e i film di Wes Anderson (I Tenenbaum e Steve Zissou) hanno ampiamente dimostrato che questo meraviglioso attore ha mille frecce al suo arco. Ormai si può dire che è il re dell’«underplaying», capace di reggere un intero film muovendo solo (e di rado) le palpebre. In Broken Flowers è Don Johnston, single convinto, che un bel giorno riceve una strana lettera anonima: qualcuno gli rivela che ha un figlio, all’incirca ventenne, e che presto il ragazzo si metterà in contatto con lui. Don non sa nulla di figli et similia, e la vocazione paterna non lo sfiora nemmeno: il suo istinto sarebbe di buttare la lettera e darsela a gambe, ma un vicino impiccione, immigrato etiope super-esperto di internet, lo spinge a indagare. Ecco dunque Don partire alla ricerca delle donne con le quali aveva relazioni nel periodo dell’ipotetico «fattaccio». Si tratta, ovviamente, di un tuffo nel passato, e di un bilancio esistenziale per nulla lusinghiero. Nessuna delle quattro ex è particolarmente felice di vedere Don: se lui ha bisogno di loro, loro se la sono brillantemente cavata senza di lui! E il doppio mistero (esiste questo fantomatico erede? E chi ha scritto la lettera?) rimane tale a lungo, forse perché Don non si è analizzato a sufficienza e non merita risposte certe…
Strutturato come un viaggio in mezza America, Broken Flowers è anche una serie di spiazzanti duetti (o duelli) in cui Murray affronta, una dopo l’altra, quattro campionesse: Sharon Stone, Frances Conroy, Jessica Lange e Tilda Swinton. Ne viene fuori un film che andrebbe adottato come testo obbligatorio nelle scuole di recitazione. Jim Jarmusch, a 25 anni di distanza dagli esordi super-sperimentali, entra forse definitivamente nel mainstream, nel cinema popolare e tradizionale: ma lo fa mantenendo una freschezza di stile e di sguardo che rendono il film divertente, tenero, amarognolo e assolutamente godibile.