Bertinotti: «Subito costituente a sinistra»

«Bisogna attrezzarsi per la Grande Sfida». Le maiuscole Fausto Bertinotti le verga di suo pugno affidandole al sito Web rossodisera.info vicino all’associazione di Pietro Folena, che domani si riunirà in assemblea a Roma (cinema Farnese alle 10) per lanciare la campagna di tesseramento alla Sinistra arcobaleno.
Bertinotti benedice l’iniziativa e ne accentua il carattere fondativo: «Bisogna dar vita, fin da ora, ad una costituente del soggetto unitario e plurale della sinistra di alternativa. La campagna elettorale – scrive l’ex segretario di Rifondazione e candidato premier per 40 giorni – deve diventare l’occasione e il tempo per un’accelerazione potente al processo costituente della sinistra che vogliamo e di cui hanno così acutamente bisogno tutti i soggetti critici portatori di domanda o di istanza di cambiamento». L’alternativa, spiega Bertinotti, è «la cancellazione dell’eredità del movimento operaio del ‘900»: «Dalla politica sparirebbero il discorso sull’uguaglianza, la critica “strutturale” del capitalismo e del patriarcato che generano sfruttamento e alienazione, verrebbero messe fuori la concretezza della condizione sociale e sessuale della persona, uscirebbe dalla sua scena l’idea di libertà come liberazione».
La distanza dall’obiettivo e le difficoltà della campagna elettorale sono evidenti, I quattro segretari della sinistra ieri hanno incontrato Veltroni certificando il divorzio consensuale. Ognuno correrà per sé, senza desistenze o accordi tecnici. Per Mussi però non è un addio ma un arrivederci: «Per il futuro noi non rinunciamo alla prospettiva di un governo di centrosinistra tra Pd e Sinistra arcobaleno, senza ipotesi centriste o di larghe intese». A complicare il quadro arriva lo sconvolgimento totale nel centrodestra. «E’ chiaro che con lo scontro tra Casini e Berlusconi lo schema iniziale su una competizione tra destra (Cdl), centro (Pd) e sinistra (l’arcobaleno) non regge più – dicono da via del Policlinico – se Veltroni e Berlusconi gareggiano direttamente uno contro l’altro l’effetto del voto utile può aumentare e danneggiarci ulteriormente».
Ogni giorno ha la sua pena. Prima il sospirato via libera di Sd, poi l’ultimo incontro con Veltroni, infine, entro martedì, la decisione definitiva sul simbolo comune. Mussi, Bertinotti, Giordano e Pecoraro Scanio concordano sull’assenza della falce e martello dal segno unitario. Mentre Diliberto proverà a resistere fino all’ultimo confortato dai sondaggi secondo cui il 52% dei simpatizzanti al progetto non vuole rinunciare ai simboli classici del lavoro. Farà battàglia sima con la consapevolezza che il tempo corre a suo sfavore.
Chi ne fa una pregiudiziale vera e propria per l’oggi e il futuro è Marco Rizzo, coordinatore della segreteria del Pdci, che mette una pietra sopra alle voci su una sua candidatura in parlamento: «Primo perché intendo rispettare il mio mandato da europarlamentare – dice al manifesto – secondo perché non mi candiderò mai in una formazione in cui non c’è la falce e martello».
Malumori simili a questi crescono anche dentro Rifondazione, dove si
infittiscono, soprattutto da parte delle minoranze, le iniziative e le lettere
di protesta rivolte al partito contro la cancellazione del simbolo storico del comunismo.