BERTINOTTI, SBAGLIATO RINCHIUDERE LA FEDE IN FATTO PRIVATO

«Troverei sbagliato e immotivato rifiutare alla religione di configurarsi nello spazio pubblico. Non si può pretendere di rinchiudere la fede in un fatto unicamente privato. Tutta la modernità mostra la contestualità del rapporto tra pubblico e privato». È quanto dichiara il presidente della Camera Fausto Bertinotti, intervistato da ‘La Repubblicà, nell’ambito della presentazione che la terza carica dello Stato farà oggi del libro ‘Pellegrinò dedicato a Giovanni Paolo II. Di fronte alle tensioni che ciò può comportare tra religione e società Bertinotti rileva che «il problema, posto recentemente da parecchie espressioni religiose, è la rinascita di fenomeni integralisti, basati sulla paura. Con cui si crede di affermare che solo l’adesione a una fede consente di giungere alla verità, anche alla verità storicamente esistente, e contemporaneamente si pensa che da una cattedra religiosa possa venire un’indicazione alla politica di quale deve essere la strada giusta. Non avremmo il riconoscimento necessario della presenza della religione nello spazio pubblico, bensì la nuova definizione di una gerarchia secondo cui la politica è minore rispetto ad altre cattedre. Sarebbe pericoloso, perchè verrebbe meno l’autonomia della politica e della democrazia». Quanto al significato della laicità, per Bertinotti si tratta di «un’eredità storica da non cancellare: la riaffermazione sistematica dell’autonomia dello Stato, che deve avere in sè le ragioni per legiferare e agire. Tutta la storia della separazione della sfera politica da quella religiosa, anche nel travaglio importante del cattolicesimo democratico in Italia oltre che delle forze non cattoliche, costituisce un elemento da preservare. Senza questo elemento basilare di laicità solo il peggio è ipotizzabile»