Bertinotti puntava sui movimenti, loro gli rovinano le primarie

A sinistra di Rifondazione è un fiorire di candidature. La minoranza avverte: un disastro Fausto sotto il 20%

Roma. “Faremo come la Juventus, che a inizio campionato ha sempre tutti contro e poi vince. Se tutti si candidano contro Bertinotti, alla fine Bertinotti diventa davvero l’unico candidato anti Prodi”. Si consolano con i paradossi, i più stretti collaboratori del leader di Rifondazione. Davanti al fiorire di voci di candidature alla sua sinistra – da don Andrea Gallo a don Vitaliano Della Sala, fino a Gino Strada, che ieri sera ha smentito dall’Afghanistan – a viale del Policlinico fanno buon viso a cattiva sorte. In realtà, l’unica candidatura che davvero inquietava (le altre sono ritenute “nicchia di una nicchia”), era quella del chirurgo capo di Emergency, anche se già in mattinata appariva come “una candidatura già bruciata”. Ufficialmente, né da Bertinotti né dai bertinottiani arrivano critiche a possibili nuovi candidati della sinistra radicale. Assicura Franco Giordano, capogruppo a Montecitorio: “Il confronto è sempre positivo. Nessuna di queste aree ha l’esclusiva nei rapporti con il movimento”. Però, con una rivendicazione: “La nostra intromissione nelle primarie sta contagiando un po’ tutti. All’inizio, diversi avevano storto il naso, adesso anche l’area più radicale lo ritiene strumento di partecipazione. Questo èun bene”. Ma Bertinotti rischia di perdere consensi? “Lo verificheremo. Ora è più forte l’idea che ci si possa confrontare”.
In realtà, non è tutto così pacifico. Da tempo, i rapporti tra Bertinotti e il “movimento dei movimenti” si sono fatti più complessi. “C’è stato uno strappo dietro l’altro – spiegano gli uomini del segretario – Alcuni pensavano che Fausto avrebbe avallato tutto, invece lui ha marcato le distanze, dalla spesa proletaria all’Iraq alla non violenza. Chiaro che Bertinotti proprio non piace, a uno come Casarini.. .”. E davanti alla possibilità di nuove candidature rammentano la magra figura fatta a Genova, dove “è stata presentata una lista legata al movimento che ha fatto un flop tremendo: devono stare attenti all’effetto boomerang”. Fatto sta che per il leader di Rifondazione la strada delle primarie sembra farsi di giorno in giorno più in salita. Era partito come l’unico antagonista di Prodi, si ritrova tra una folla di candidati. Nel partito, l’opposizione poco o niente si appassiona all’avventura. Dai Ds il possibile sostegno di una parte del correntone, nonostante gli sforzi di Pietro Folena, per ora non si vede. “Ma la campagna sta procedendo a gonfie vele. Se un elettore aveva già deciso di votare Bertinotti, non cambierà certo idea di fronte a nuove candidature. Che casomai potrebbero attirare chi non avrebbe comunque votato”, assicurano a viale del Policlinico.
Ma gli avversari interni di Bertinotti, contrari alle primarie, sono pronti a presentare il conto. “E’ una partita abbastanza confusa, a riprova dell’errore che è stato fatto puntando sulle primarie – dice Claudio Grassi, capo dell’area dell’Ernesto – E’ sicuro che le candidature di cui si parla andranno a pescare nel bacino di Rifondazione”. Da sempre, i “leninisti” del partito contestano la politica verso il movimento, “dopo i risultati delle primarie dovrà aprirsi un dibattito”, a adesso segnalano qual è il livello di guardia per Bertinotti. “Il risultato, per un minimo di accettabilità, dovrà essere almeno del 20 per cento – anticipa Grassi – Se si dovesse fare tutta questa operazione solo per prendere i propri voti, non sarebbe granché”. Lo sa anche Bertinotti. Ma lo sanno pure Casarini e compagnia. Che al “compagno Fausto” faranno di tutto per non rendere la vita più facile. Almeno, una buona notizia da Kabul…