Bertinotti celebra il divorzio

Non esce allo scoperto, Fausto Bertinotti. La sua benedizione – insieme a qualche indicazione di marcia – ai vendoliani che si apprestano alla scissione la dà per ora solo in privato. Ma la dà. E se non parla pubblicamente (né intende farlo prima della direzione del partito che si riunirà lunedì con all’ordine del giorno il licenziamento di Piero Sansonetti), fa filtrare comunque il suo pensiero. Ed è un frontale all’attuale maggioranza del Prc: con «la destituzione di Sansonetti» dalla direzione di Liberazione «si è consumato un atto di rottura radicale che trasforma Rifondazione comunista in un partito irriconoscibile rispetto a quello costruito insieme in questi anni». E «l’autonomia di un giornale è costitutiva di un partito democratico». Insomma, come diceva ieri ai suoi già prima di ricevere il segretario del partito Paolo Ferrero nel suo studio a Montecitorio, con la vicenda del quotidiano del partito si sarebbe rotto il «vincolo» che teneva insieme la «comunità». Parole che avrebbero spiazzato l’attuale leader del Prc, perché più dure di quelle che si sarebbe sentito rivolgere direttamente.
Nel pomeriggio, dunque, l’ex sub-comandante incontra Ferrero. Le posizioni restano immutate, il segretario sostiene che semmai è Sansonetti (che lunedì sarà sostituito con Dino Greco affiancato da un direttore responsabile che non sarebbe stato ancora individuato) a «sfigurare l’identità del partito» facendo il giornale «in quel modo». Nessuna possibilità, comunque, di ricucire con i vendoliani. Alla costruzione di una lista unitaria della sinistra per le elezioni europee Ferrero aveva già detto chiaramente di no l’altra sera, dopo l’appello in extremis di Franco Giordano.
E del resto già in mattinata, sempre nel suo studio da ex presidente della camera, Bertinotti aveva incontrato proprio Giordano e l’ex responsabile organizzazione del partito, Ciccio Ferrara. E poi l’eurodeputato Roberto Musacchio. All’ex segretario, che giovedì su Repubblica annunciava l’imminente scissione lasciando appunto come unica possibilità di ripensamento la nascita della lista per le europee, Bertinotti ribadisce l’appoggio. Ma chiede anche di non tagliare i ponti con i bertinottiani che si scinderanno dalla scissione (dunque l’ex presidente della camera fa sapere di ritenere anche questa posizione legittima), presentando, oggi, un loro documento. E tra questi Milziade Caprili, legatissimo all’ex presidente della camera ma che invece con l’attuale minoranza del Prc ha il dente avvelenato da quando fu escluso dalle liste arcobaleno per le politiche. Si tenterà strada facendo di recuperare almeno una parte di chi non intende uscire da Rifondazione per sostenere da dentro il partito l’allargamento della sinistra.
Insomma, il percorso è delineato e dovrebbe essere confermato con un documento da presentare prima del seminario dei vendoliani che si terrà il 24 e 25 a Chianciano: nascerà per ora un movimento che vada alle europee con una «lista unitaria» (con la Sinistra democratica di Claudia Fava e eventualmente parte dei Verdi) per dare vita solo dopo le elezioni di giugno al nuovo «soggetto politico».
Il segretario di Rifondazione a questo punto prende atto della che sarà scissione: «Temo che andrà così, anche se non capisco a cosa servirebbe. Bisognerebbe smettere di denigrare il Prc e rilanciarlo insieme, io ripropongo la gestione unitaria», ribadisce Ferrero uscendo dallo studio di Bertinotti.
Ma, appunto, non sono previsti ripensamenti. Il primo atto della scissione andrà in scena lunedì quando, dopo la sfiducia a Sansonetti, in una conferenza stampa, i vendoliani determinati a celebrare il divorzio tra due settimane annunceranno intanto l’uscita dagli organismi dirigenti del partito.