L’intervista
Il segretario di Rifondazione: mai avuto pregiudizi sul premier israeliano, no alle lezioni di Fassino
ROMA – Segue l’evacuazione delle colonie con il coinvolgimento di chi si è battuto accanto alle forze di pàce. Non dimentica Sabra e Shatila e l’ «oppressione» del muro, ma in queste ore Fausto Bertinotti guarda a quel che accade in Israele come a «un fatto nuovo e straordinario». Un fatto che ai suoi occhi pone sullo sfondo il nervosismo dei Ds sulla questione morale, la contesa delle primarie e la sfida dei no global che gli candidano contro don Gallo, il «prete comunista». Chiudendo il congresso così sferzava le minoranze trotzkiste: Tu gridi contro Sharon, ti prego di credere che lo saprei fare anch’io. Ma io ti chiedo, tu dove stai?
Ora che Fassino invita la sinistra a mettere da parte i pregiudizi su Sharon, lei da che parte sta?
Non ho mai avuto pregiudizi e quindi non raccolgo l’invito di Fassino. L’essere stato contro il muro, e lo sono ancora, non era un pregiudizio. Non c’è dubbio che per una lunga fase la politica di Sharon sia stata la politica dei muri, che dividevano non solo gli uni dagli altri ma i palestinesi dai palestinesi e negavano l’interlocuzione conl’autorità riconosciuta.
E adesso? Sharon che fa sgombrare le sinagoghe, Sharon che grida «barbari» ai coloni che assaltano i soldati è ancora il falco o è invece uno statista che lavora per la pace?
Non dimentico chi è Sharon. Vedo i limiti del suo progetto ma guardo con attenzione allo scatto, alla rottura che si è prodotta. Riconosco che siamo davanti a una pagina importante per quel che produce dentro Israele, perché mette in discussione l’idea della conquista e apre la strada al riconoscimento che ci sono due terre e, dunque, due Stati.
Il ds Caldarola gli darebbe il Nobel per la pace.
La pace è una conquista dura, che richiede il riconoscimento dell’avversario. Non casualmente quando la Palestina ha dato luogo a premi Nobel, penso a Peres e Arafat, lo ha fatto contemporaneamente a leader dell’una e dell’altra parte. L’atto unilaterale non è la pace. La pace sarà della trattativa o non sarà. Resta la lezione di Ginevra
Respinge la «lezione» di Fassino?
Lezioni non ce ne sono per nessuno, mai, figurarsi qui. Rivendico la limpidità della nostra traiettoria».
Tra intercettazioni e competition il vantaggio dell’Unione si è ridotto.
Sono terreni distinti, però è evidente che il processo di costruzione di una alternativa è incompiuto. Prorompe in maniera drammatica la distanza della politica dalla crisi di civiltà del Paese. Berlusconi ne è la rappresentazione, ma la risposta dell’Unione non è all’al¬tezza. Non vedo nel nostro orizzonte uno scatto.
Solo oggi Prodi scende in campo per difendere i ds dagli attacchi sulla questione morale. Secondo lei, perché?
«Non mi sembra il caso, per i Ds, di essere difesi, ma di chiedere a Prodi di organizzare una riflessione. Vogliamo o no affrontare il peso che la rendita occupa nella formazione sociale del capitalismo? Vogliamo liberarci delle suggstioni neocentriste di Rutelli e Casini e mettere al centro la crisi del capitalismo?
C’è un asse neocentrista che trama per indebolire i Ds?
Lo dico modestamente, la reazione che ha gridato al complotto è sbagliata. Così sbagliata che a criticarla sono state voci amiche, da Pirani a Scalfari a Spinelli.
Il palcoscenico delle primarie è così affollato che qualcuno vorrebbe sospenderle. Ci ha fatto un pensierino anche lei?
Sarebbe paradossale, ora che forze nuove investono sulle primarie. Perché spaventarsi della partecipazione? Sul mio sito sono arrivati migliaia di post-it. E’ un fatto culturale che tutti questi giovani, riformisti e radicali, scrivano il loro “voglio”. E’ una forma inedita di partecipazione democratica. E la crescita è esponenziale, impressionante.
I no global meditano di rovinarle la festa candidando don Andrea Gallo. Preoccupato?
E’ un bene che questa componente di movimento riconosca il valore democratico delle primarie e investa sull’Unione. Don Gallo è un amico, abbiamo fatto tanta strada assieme, non posso sentire la sua candidatura come avversa…
Generoso. Ma Casarini la sfida, le manda un “incursore”…
Se il candidato è don Gallo è con lui che discuto. E non mi pare abbia mai espresso un atteggiamento aggressivo”.
Boselli prende le distanze dalle violenze no global. E lei?
Da Genova in poi non ho conosciuto violenze no global, ma una reazione pacifista alla repressione della polizia. Una scelta che ha consentito lunga vita al movimento.
Sogna di battere Prodi?
Si vedrà. Molto dipende dal livello di partecipazione…