Fini ha studiato il disegno di legge nella notte, si è fregato le mani nel rintracciare «continuità assoluta con la nostra politica estera», ha fatto capire che l’intero centrodestra può convergere sul testo della maggioranza: «Siccome il provvedimento è sostanzialmente identico a quello della Cdl aspetto di vedere come il governo lo spiegherà alla sinistra radicale: dovrà fare delle vere e proprie acrobazie verbali, inventarsi formule tipo “la discontinuità nella continuità”». Gli stessi argomenti li ha usati in privato Berlusconi, in parte dinanzi a Casini, che ha incontrato ieri pomeriggio e che per primo ha sostenuto la necessità di votare il rifinanziamento delle missioni italiane. Ora anche l’ex premier, dopo aver visionato il testo del governo, si mostra disponibile a un voto favorevole: «Potremmo cercare di dare la spallata a Prodi, ma non su questo punto, non mettendo a rischio le certezze dei nostri militari», rilevano nel suo entourage.
La decisione ufficiale verrà presa fra qualche giorno, ma a questo punto è probabile che l’intero centrodestra possa votare il testo del provvedimento che invece continua a dividere la maggioranza. Non è più solo una tentazione. Del resto «esistono intere parti del ddl che sono interamente copiate dai nostri decreti precedenti», osserva Giuseppe Cossiga, Forza Italia, capogruppo in commissione Difesa alla Camera. Non verrà meno in ogni caso una mozione dell’opposizione, ma servirà più che altro ad enfatizzare il malessere della sinistra radicale e i distinguo interni al centrosinistra.
Nella maggioranza infatti sembra allargarsi il malessere sia di Rifondazione comunista che di Comunisti italiani e Verdi. Gennaro Migliore, capogruppo Prc alla Camera, chiede a D’Alema di portare in sede Nato e Onu la richiesta italiana di uscire dalla missione in Afghanistan (forse il governo inserirà un passo apposito nel ddl). Mentre gli otto senatori dissidenti, pronti a votare no al rifinanziamento, annunciano emendamenti al ddl: «Oggi abbiamo ribadito il nostro giudizio: per come è fatto il provvedimento non lo voteremo», dice Salvatore Cannavò, Prc.
Fra gli ultimi nodi anche il numero delle navi militari italiane presenti nel Golfo Persico, che secondo i dissidenti sarebbero aumentate. Di certo il Pdci presenterà due emendamenti: «Uno per il rientro immediato dalla missione Enduring freedom e uno per la riduzione di almeno il 10% della missione Isaf come gesto simbolico nella prospettiva di una exit strategy», riassume Jacopo Venier.
Ieri il senatore Sergio De Gregorio, Idv, dopo essere stato a colazione con gli ambasciatori di Stati Uniti e Nato, ha affermato che l’impegno italiano in Afghanistan andrebbe rafforzato. Sia la senatrice Lidia Menapace, cui De Gregorio ha soffiato il posto di presidente della commissione Difesa, sia Giovanni Russo Spena, lo hanno criticato sostenendo che la sua linea si colloca fuori da quella dell’Unione.